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L'OSPITEValera verde: a che prezzo?

15.03.19 - 06:00
Marco Pina, già sindaco di Ligornetto
Ti Press (archivio)
Valera verde: a che prezzo?
Marco Pina, già sindaco di Ligornetto

Sono stato invogliato dalla conferenza stampa, organizzata dal dipartimento del territorio, la quale verteva sulla proposta di pianificazione dell’oramai famoso comparto Valera e ho lungamente riflettuto prima di scrivere e inviare queste due righe.

Una volta, il comparto in oggetto, prima dell’avvento dei depositi idrocarburi, era una bellissima zona verde, incorniciata da porzioni di bosco; poi, vuoi per la guerra fredda, vuoi per lo stoccaggio di riserve federali, il tutto è stato devastato con l’ubicazione dei “bidoni”, i quali hanno tristemente dominato per gli ultimi cinquant’anni.

Con il passare del tempo e con una maggior sensibilità ambientale, tutti noi abbiamo potuto constatare che il Ticino e in particolar modo il nostro bel Mendrisiotto, sono divenuti una terra bistrattata con l’impossibilità di lasciare ai nostri figli quanto di bello abbiamo ricevuto.

Con l’avvento dei piani regolatori (PR), si è cercato di tamponare l’emorragia di territorio a favore della cementificazione e a discapito delle vitali aree verdi.

Il nostro comune, verso la fine degli anni ottanta, aveva con coraggio pianificato il suo territorio, proteggendolo e cercando di concentrare l’edificazione verso il centro villaggio, risparmiando grosse porzioni a favore dell’agricoltura e dello svago.

Scelta che, per alcuni, non è stata accorta, in quanto l’impossibilità all’edificazione, specialmente per l’artigianato, non avrebbe portato, nelle casse comunali, le congrue ricompense. Per quanto mi riguarda, è stata una scelta intelligente e lungimirante e così facendo, abbiamo preservato importanti porzioni di terreno a favore della nostra popolazione e a chi dovrà occuparsene negli anni a venire.

Da una parte, vi è una fetta di popolazione, sorretta da una nutrita raccolta di firme, che desidera che questa porzione di terreno venga liberata da qualsiasi costruzione e, che venga ritornata alla natura; dall’altra chi, forte dalle vigenti leggi, desidera comprensibilmente edificare.

Occorre premettere che il sottoscritto ha avuto la fortuna di lavorare su quel progetto, dapprima come comune autonomo, poi come rappresentante del medesimo comune ma, in un gruppo di lavoro, composto da alcuni municipali di Mendrisio e Ligornetto, con il sostegno di diversi tecnici.

Negli ultimi vent’anni sono intercorsi diversi incarti quindi, posso affermare, senza peccare di presunzione, di essere in grado di decidere conoscendo la materia e le varie leggi di applicazione.

Quindi e per entrare nel merito della questione occorre decidere sul metodo di lavoro e questo è composto da diversi temi chiave:

    • ecologico-paesaggistico
    • sviluppo regionale (potenzialità pubbliche e private)
    • economiche-finanziario
    • giuridico-legale
    • e, soprattutto > politico-istituzionale

A questi, è seguita la definizione degli assi progettuali:

    • riqualifica ecologica, paesaggistica e urbanistica del fiume Laveggio
    • realizzazione di uno snodo funzionale dei percorsi ciclopedonali
    • fermata Tilo a Ligornetto e riqualifica urbanistica dell’asse stradale Genestrerio – Ligornetto
    • consolidamento di un’area insediativa lavorativa

Dopo queste doverose scelte, ho avuto finalmente la possibilità di immaginarmi come potrebbe diventare quell’importante porzione di terreno, la quale rivesto una posizione strategica per il futuro sviluppo dell’intero Mendrisiotto, dove la realtà urbana e la dimensione naturale devono coesistere ed integrarsi a vicenda. E qui, rivedo con entusiasmo una proposta di progetto strategico, avanzata da uno studio di architettura di Mendrisio, il quale citava che: “la visione per Valera si concentra sulla relazione chiave tra il comparto verde e l’area edificata, rispondendo alle esigenze di relazione e sviluppo di queste due realtà”. Pertanto, le presenze naturali dovranno mantenere la continuità e generare spontaneamente dei corridoi verdi che delimiteranno l’edificabile. Quindi, su una superficie di circa 190'000 metri quadrati, occorrerà riservare oltre la metà circa a favore della protezione della natura (boschi, torrente, agricoltura ed aree di svago), un’altra importante porzione, è stata occupata dalla ferrovia lasciando a disposizione circa 45'000 metri quadrati, alla zona strategica.

Quest’ultima zona dovrà essere ubicata il più possibile ad est, anche perché costeggiata da un’importante arteria stradale dove sono stati realizzati i nuovi svincoli. Così facendo, il torrente Laveggio verrebbe tutelato nell’integrità del suo percorso (Ligornetto-Genestrerio-Rancate), le porzioni di verde (prati e boschi) verrebbero garantite e agli imprenditori, verrebbe riservata un’area insediativa, la quale avrà una relazione con l’intero parco, assicurando la cura del verde che conseguentemente proteggerà il benessere dell’edificato, vivendo reciprocamente in coesistenza e collaborazione.

Queste mie riflessioni devono essere pure completate dall’aspetto finanziario con le possibili implicazioni economiche che la scelta cantonale potrebbe porre a carico del Comune di Mendrisio.

Per capirci meglio, occorre ricordare come i terreni facenti parte di questo grande comparto di circa 190'000 mq racchiuso tra semi-autostrada, ferrovia e strada cantonale, non appartengono all’Ente pubblico, ma sono tutti di proprietà privata.

Nel nostro caso, il Cantone ritiene impropriamente che i fondi non possono essere qualificati quali edificabili. Questa tesi, per altro contestata dai proprietari interessati è stata pure vanificata da diverse decisioni della Commissione federale di stima e dal Tribunale federale amministrativo che, nell’ambito delle procedure relative ai progetti ferroviari (Mendrisio-Varese) e autostradali (svincolo di Mendrisio) hanno ritenuto le aree interessate edificabili. Secondo tale fuorviante impostazione tutti gli altri terreni verrebbero dezonati a gratis e anche gli edifici e le infrastrutture esistenti con le rispettive attività economiche verrebbero smantellate dallo Stato - oltretutto su terreni di proprietà privata - senza il versamento del benché minimo indennizzo.

E’ noto tuttavia che un’espropriazione materiale si avvera per effetto di un divieto o di una restrizione particolarmente grave dell’uso attuale o dell’uso futuro di un fondo che comprometta le facoltà essenziali derivanti dal diritto di proprietà, specie quella di edificare. In questo caso ai proprietari interessati è dovuto pieno indennizzo.

Il Dipartimento fa d’altro canto accenno all’esistenza di un vuoto pianificatorio che deriverebbe dalla revoca dei precedenti Piani regolatori senza che nuovi Piani regolatori siano stati nel frattempo posti in vigore.

Ma un tale vuoto pianificatorio, peraltro da più parti contestato, costituirebbe per il Comune di Mendrisio un rischio ancora maggiore, poiché la privazione del carattere edificabile dei fondi verrebbe fatta risalire ad un’attività pianificatoria a livello comunale e non all’allestimento del PUC da parte dell’Autorità cantonale. Come dire che in un simile caso tutti gli indennizzi ricadrebbero sul Comune di Mendrisio.

Ma anche qualora non vi fosse un vuoto pianificatorio e gli indennizzi per espropriazione materiale dovessero ricadere sul Cantone, il Comune non sarebbe comunque al riparo da conseguenze economiche estremamente gravose, visto che l’art. 91 legge cantonale sullo sviluppo territoriale prevede che i Comuni possono essere chiamati a partecipare alle spese di elaborazione e attuazione di Piani di utilizzazione cantonali sino al 50%, decisione che, tra l’altro, non compete al Dipartimento del Territorio.

E non stiamo parlando di poca cosa; infatti per i motivi più sopra indicati, all’ipotesi formulata dal Dipartimento occorrerà facilmente aggiungere uno zero e potrebbe superare i 100 milioni!

Solo quando questi quesiti saranno definitivamente chiariti si potrà decidere le sorti di Valera.

 

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