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OSPITEElezioni 2019: qualcuno ha già vinto

06.01.19 - 10:00
Elia Frapolli, ex direttore di Ticino Turismo
Tipress
Elezioni 2019: qualcuno ha già vinto
Elia Frapolli, ex direttore di Ticino Turismo

Sappiamo già chi vincerà le elezioni cantonali 2019. O, almeno, chi rischia di vincerle. Il primo partito in Ticino, da anni, è quello dell’astensionismo. Quello dell’indifferenza. Guadagnerebbe un posto in Governo anche il “partito” di chi vota ma senza esprimere alcuna preferenza per una compagine o l’altra (le schede senza intestazione nel 2015 hanno raggiunto quota 16%). Insomma, è la non politica a conquistare il maggior numero di consensi.

C’è qualcosa in questo dato che mi ha sempre fatto riflettere. Nonostante i congressi e i comizi, i dibattiti in radio e tv, gli aperitivi, le battute su Facebook e Twitter, una parte importante della popolazione si sente del tutto lontana da quel mondo. Lo vede e percepisce come qualcosa di estraneo dalla vita di tutti i giorni, come un’entità astratta che utilizza un linguaggio diverso e rincorre altri traguardi. Politica è sinonimo di riunioni infinite, lunghi discorsi letti dal pulpito, attacchi e contro attacchi, voci altisonanti.

Nel corso del cammino che ho intrapreso settimana scorsa da Chiasso ad Airolo, mi è capitato più volte di imbattermi in persone disilluse e critiche. È anche per questo che ho deciso di mettermi in viaggio, con lo zaino in spalla, chiedendo accoglienza a chi mi capitava di incontrare. Ho voluto vederlo con i miei occhi questo Cantone di cui tutti parlano ma che, a conti fatti, in pochi conoscono davvero.

Ritengo sia giunto il momento, per la politica, di scendere dal piedistallo e di confrontarsi con i cittadini, incontrarli, dialogare con loro. Perché, come diceva Albert Einstein, “non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose”. Il partito dell’astensionismo continuerà a vincere le elezioni se non saremo in grado di invertire la rotta. Il contributo che vorrei dare è proprio questo. Portare uno sguardo nuovo sul nostro territorio. Analizzarne le ombre ma anche, e soprattutto, le luci, i punti di forza, le ricchezze che chi fa politica da molti anni rischia di non vedere più. Come la straordinaria capacità di accoglienza dei ticinesi che ho potuto toccare con mano per nove giorni.

L’ho detto e lo ribadisco: non ho un piano B. E neanche un piano C o D. In molti mi hanno posto questa domanda nelle ultime settimane. In molti hanno giudicato avventata la mia decisione, sottolineandone i rischi e paventando possibili pentimenti futuri.

In realtà credo che quella che adesso viene percepita come una debolezza, l’aver tagliato i ponti con il passato e il non avere piani per il futuro, possa diventare un punto di forza. Lo stato attuale mi permette di avere una visione davvero a 360 gradi, senza pregiudizi e libera da ogni condizionamento.  

Mi rivedrete presto in cammino. Là dove la vita accade davvero.

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