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MUSICATornare a giocare con le canzoni: «È come se fossimo una cover band di noi stessi»

16.11.22 - 06:30
I Negramaro tornano a suonare in Ticino: Giuliano Sangiorgi racconta il tour unplugged e ricorda Locarno nel 2014
NEGRAMARO
Tornare a giocare con le canzoni: «È come se fossimo una cover band di noi stessi»
I Negramaro tornano a suonare in Ticino: Giuliano Sangiorgi racconta il tour unplugged e ricorda Locarno nel 2014

LUGANO - Domenica 4 dicembre i Negramaro saranno al Palazzo dei Congressi di Lugano per la tappa ticinese del loro "Unplugged European Tour 2022". Non sarà l'unico concerto in Svizzera: lunedì 5 dicembre la band salentina sarà a Zurigo. A raccontarci le impressioni del lungo tour autunnale in giro per l'Italia - che si è concluso proprio ieri sera a Roma - è il frontman Giuliano Sangiorgi.

Vedendo i contenuti che avete pubblicato sui social direi che il tour italiano è andato alla grande. Quali sensazioni avete provato?
«È stato fantastico. Abbiamo ottenuto la conferma che la scelta su cui abbiamo tanto lavorato in questi due anni devastanti - nei quali abbiamo dovuto spostare prima i concerti negli stadi, poi quelli nei palasport - è stata azzeccata. Abbiamo voluto esserci (già con la pubblicazione dell'album quando nessuno faceva uscire niente), dare la nostra presenza alle persone... In questi due anni l'arte ha svolto davvero la propria funzione: essere vicina a chi la sente propria».

Per fortuna, un giorno è arrivato il momento della ripartenza.
«Quando abbiamo dovuto trasformare i concerti abbiamo pensato che il teatro era il sogno che volevamo riproporre dal 2007, l'Europa volevamo finalmente ripercorrerla... Abbiamo fatto un mash-up di questi due grandi desideri e soprattutto del terzo, del più grande: essere a contatto diretto con le persone».

Qualcosa che ti porterai sempre nel cuore, di questo tour?
«Finalmente, dopo tanti anni, sto sentendo la musica come agli inizi, quando ero ragazzo: quasi come un gioco. Sai quando cominci a suonare canzoni grandi, le cover, e ti diverti avvicinandoti a quel mondo? Fare un excursus in vent'anni di musica nostra e riarrangiare totalmente tutti i brani mi ha spinto a giocare con le nostre canzoni come si fa con quelle degli altri. È come se fossimo una cover band di noi stessi».

Come avete vissuto questa circostanza?
«È stato bello sentirsi liberi. Sai, quando canto Tenco, Dalla o comunque i grandi, per paradosso mi sento libero. Sono dei così grandi contenitori che ci nuoti dentro - ed è così che ti senti: libero». 

Quali pensi che sia il valore aggiunto della dimensione unplugged?
«Questa veste più intima e nuda ci ha permesso di capire ancora di più che le canzoni vivono di ciò che il pubblico ci mette dentro. E tu stesso diventi pubblico. Trovo che sia una cosa bellissima. Poi, quando partono i brani che sono già diventati dei classici e ti accorgi delle emozioni, delle lacrime e dei sorrisi delle persone, ti rendi conti che le canzoni hanno raggiunto lo scopo: unire, convogliare le emozioni - differentissime - di tutti in un unico posto. Che è, in questo caso, il concerto».

Finita la parte italiana, non vi riposerete molto: tre giorni di stacco e subito a Barcellona. Nella parte europea ci sono Lugano e poi Zurigo. Per voi è un ritorno in Ticino: ricordi il concerto a Locarno del 2014, davanti a un pubblico entusiasta?
«Quel concerto fu magico, in un festival (Moon&Stars, ndr) che è nei cuori di tutti. Essere convocati per quella kermesse, per noi, è stato come esibirsi negli stadi. Suonare a Locarno è stato un po' il nostro primo San Siro... all'estero (ride, ndr). Quell'emozione lì me la ricordo bene, quella del mio San Siro in Svizzera».

Che rapporto avete con la Svizzera?
«Mi sento a casa in Svizzera, c'è una condivisione culturale incredibile, una comunione d'intenti e di emozioni. Un gusto per l'arte che ci accomuna. Credo che anche uno svizzero non fatichi a sentirsi a casa in Italia».

Una volta finita questa lunga tournée, vi aspettano un po' di meritate vacanze?
«Sarà una vacanza brevissima: in realtà stiamo già lavorando da tempo alle nuove cose, al nuovo album. Si avvicina un momento incredibile per noi: i vent'anni dal primo disco ufficiale dei Negramaro con Caterina Caselli. Siamo di fronte a un nuovo inizio: ci sarà un riepilogo di quello che è il nostro cammino, ma non nostalgico». 

Sotto la doccia canti sempre le canzoni che stai scrivendo in quel momento?
«(ride, ndr) Sì, dei Negramaro canto sempre quello che non ho pubblicato. Lo avevo detto durante il podcast dei nostri grandi amici The Jackal (un gruppo comico, ndr) e mi succede anche in macchina di ascoltare i demo dei nuovi brani. È bello quel momento in cui ciò che senti è soltanto tuo e nel quale t'immagini come il pubblico percepirà questa canzone, come risponderà... Sotto la doccia succede lo stesso: ti lavi - i capelli per chi li ha, io lavo il corpo -, canti e immagini cosa succederà».

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