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"Wanna", ascesa e caduta di una (tele)venditrice senza rimorsi

ITALIA"Wanna", ascesa e caduta di una (tele)venditrice senza rimorsi

26.09.22 - 09:30
Da vedere la docuserie su Netflix, che ricostruisce la vicenda professionale e criminale di Marchi e Stefania Nobile
NETFLIX
Wanna Marchi e Stefania Nobile.
Wanna Marchi e Stefania Nobile.
"Wanna", ascesa e caduta di una (tele)venditrice senza rimorsi
Da vedere la docuserie su Netflix, che ricostruisce la vicenda professionale e criminale di Marchi e Stefania Nobile

NETFLIX - Una serie crime fortemente intrisa di cultura pop e costruita in maniera incalzante: è "Wanna", lo sguardo sull'ascesa e la caduta (ma senza redenzione) di Wanna Marchi e della figlia Stefania Nobile, pubblicato qualche giorno fa da Netflix.

Chiunque abbia un minimo di dimestichezza con la televisione italiana degli scorsi decenni saprà di chi stiamo parlando: al suo apice Marchi era la regina incontrastata delle televendite e fatturava svariati miliardi al mese delle vecchie lire (pari a qualche milione di franchi). Le origini contadine, il matrimonio infelice, il legame viscerale con la figlia Stefania: questi gli elementi che hanno caratterizzato il percorso di Wanna (e il propellente) verso la celebrità. Giunta grazie a uno strumento a quell'epoca in rapida ascesa, la televisione, e a prodotti come i cosmetici prima e le creme dimagranti poi. Non è stata lei a inventare le televendite, ma sicuramente le ha portate a un livello successivo: urlate, sfacciate, ricattatorie, all'insegna spesso del body shaming e di un linguaggio che oggi non sarebbe più tollerato. I colleghi-rivali dell'epoca, intervistati per l'occasione, riconoscono le straordinarie doti da venditrice dell'oggi 80enne ma aggiungono: la sua spregiudicatezza è servita sì per cambiare le regole del gioco, ma tutto questo non è stato privo di conseguenze.

"Wanna" esplora i lati più o meno oscuri di questo successo clamoroso, appoggiandosi al lavoro di giornalisti d'inchiesta come Stefano Zurlo e Peter Gomez, ma anche ai documenti dell'inchiesta sfociata nello storico processo di primo grado conclusosi nel 2006. Le relazioni pericolose, il giro economico innescato da questa macchina da soldi, fino all'inevitabile e clamorosa caduta. Wanna Marchi pensava di essere così brava da poter vendere perfino la fortuna, «ovvero il nulla» ammette perfino il suo avvocato. E qui sono cominciati i guai seri. "Striscia la Notizia" smascherò il sistema truffaldino che andava a colpire le persone nelle debolezze più estreme e le agganciava, risucchiando denaro in quantità sconvolgente (pari a decine di migliaia di odierni franchi svizzeri)

Oggi lei e la figlia sono donne libere, dopo aver pienamente scontato le rispettive condanne. Il loro legame appare saldo come sempre. Il rimorso per aver rovinato l'esistenza di migliaia di persone? Totalmente inesistente - ed è il punto che colpisce maggiormente in questa serie, la cui visione è consigliata non solo per lo spaccato storico-culturale che ricrea, ma anche come indagine sui personaggi principali di questa farsa tramutatasi in tragedia. Rifarebbero tutto quello che hanno fatto? Marchi e Nobile rispondono «sì» senza esitazioni. Anche perché è proprio Wanna, con grande spietatezza, a sottolineare come chi si sia fatto fregare da lei non debba meritarsi il minimo rispetto. Perché, nel suo modo di vivere, «i c...ni vanno i...ti». Punto.

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