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LUGANOAtlantide, un viaggio nel profondo del proprio cuore

30.05.23 - 06:30
Alla scoperta dell’ultimo album della cantante Ann Adrett.
Foto Garbani
Atlantide, un viaggio nel profondo del proprio cuore
Alla scoperta dell’ultimo album della cantante Ann Adrett.

LUGANO - L’autenticità è un dono tanto prezioso quanto difficile da raggiungere. Richiede coraggio, dedizione e soprattutto si ottiene solo dopo un lungo viaggio nel profondo del proprio cuore. “Atlantide”, l’ultimo album della rapper Ann Adrett pubblicato lo scorso 26 maggio, ci racconta delle difficoltà del percorso personale di ognuno di noi per riuscire a vivere con autenticità le proprie emozioni. Un progetto ambizioso che ha occupato la cantante durante gli ultimi due anni.

Come ci si sente ad aver raggiunto questo traguardo?
«È un sollievo, ha qualcosa di magico. Vedere nella materia un’idea che è nata nella mia testa e si è concretizzata nell’album è stupendo. È un processo magico».

Cosa rappresenta "Atlantide"?
«Il coraggio di immergersi nella profondità del proprio cuore e del proprio essere. Mi piace molto l’idea che ogni persona ha un tesoro dentro di sé, una saggezza personale che sa quello che è giusto. Alcuni lo chiamano istinto, altri sentimento di pancia, altri ancora sostengono che sia il cuore».

Attraverso queste canzoni hai voluto coinvolgere emotivamente l’ascoltatore, si può definirla una missione? 
«In passato nei miei lavori e nei miei dischi consideravo molto importante la mia immagine e il mio primo piano. In questo album ho notato che questa necessità si è dissolta nel tempo.  Voglio che la gente si possa riconoscere nella mia musica e nelle emozioni che trasmetto. Questa è la mia missione. Mi riempie il cuore che chi mi ascolta si senta rappresentato ed emotivamente davvero coinvolto».

Un viaggio molto coraggioso non privo di difficoltà.  In questi due anni, quale è stato l’ostacolo più difficile che hai affrontato?
«Il coraggio di essere totalmente me stessa. Tutte le canzoni che scrivo si ispirano alla mia vita. È l’aspetto che più mi ha messo più in difficoltà ma che mi ha anche concesso molta libertà. Avere il coraggio di esprimersi in modo così spontaneo infonde un senso liberatorio».

Nell’album un tema ricorrente è l’amore, che definisci come l’unica cosa che conta. In “Felicità” hai scritto «amare è un’opera d’arte e tu non stare con il piede in due scarpe», cosa volevi trasmettere?
«Per me l’amore non è qualcosa di dovuto. Non è qualcosa che nasce e che rimane, ma va coltivato e annaffiato come un fiore. Riuscire a mantenere queste emozioni profonde e genuine è un’opera d’arte. I piedi in due scarpe invece rappresentano la paura di non scegliere. C’è chi sceglie di rimanere con i piedi in due scarpe. Il mio è un punto esclamativo».

L’amore è però anche «quel viaggio che facciamo insieme sperando che duri in eterno. E poi ti accorgi che tutte le strade portano verso te stesso».
«È una frase che considero essenziale, il suo significato rispecchia il senso dell’intero album. A partire da una delusione d’amore, da un’illusione, si giunge a trovare se stessi. Tutto quello che hai vissuto con questa persona è stato un viaggio nel profondo del proprio cuore».

Perché è importante «ascoltare sempre quello che si ha dentro»?
«Perché è il cuore quello che seguo. È un linguaggio non verbale che si esprime attraverso le emozioni. Capita spesso che il sentimento di pancia mi indica una strada malgrado la testa dice il contrario. Trovo giusto concedersi di vivere con queste emozioni, perché la vita per me è pura emozione e non bisogna bloccarsi davanti alle paure».

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