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STATI UNITIAddio a "Piccola piuma"

03.10.22 - 19:26
Sacheen Littlefeather, che rifiutò l'Oscar per Brando, era malata da anni di cancro al seno
Getty
Fonte Ats Ansa - Claudio Salvalaggio
Addio a "Piccola piuma"
Sacheen Littlefeather, che rifiutò l'Oscar per Brando, era malata da anni di cancro al seno

NOVATO - «Sto andando in un altro posto, sto andando nel mondo dei miei antenati. Sto dicendovi arrivederci, ho guadagnato il diritto di essere davvero me stessa»: così parlava della morte un anno fa, mentre era malata di cancro al seno, Sacheen Littlefeather, 'Piccola Piuma', la nativa attivista dei diritti umani scomparsa domenica scorsa, meno di due mesi dopo che l'Academy si era scusata con lei per il trattamento che le riservò nel 1973, quando rifiutò l'Oscar per conto di Marlon Brando. È stata la stessa Academy ad annunciare su Twitter che "Piccola Piuma" è volata via, nella sua casa di Novato, in California, circondata dall'amore dei suoi cari.

Brando vinse la statuetta come miglior attore per il film 'Il Padrino', nei panni del boss mafioso don Vito Corleone, ma non partecipò alla cerimonia per protestare a favore dei diritti dei nativi americani dopo la violenta reazione del governo all'occupazione di Wounded Knee da parte degli attivisti dell'American Indian Movement. Al suo posto mandò Littlefeather, all'epoca una modella di 26 anni già in prima linea per i diritti dei nativi, figlia di un padre indiano e di una madre bianca entrambi con problemi mentali e cresciuta dai nonni. Presentatasi sul palco come una 'apache' con un abito di pelle di cervo, mocassini e lunghi capelli neri raccolti in due codini, l'attivista rifiutò di accettare il premio e fece un discorso di un minuto per spiegare la decisione dell'attore, dovuta «al trattamento degli indiani d'America oggi da parte dell'industria cinematografica, in tv, nelle repliche dei film, e a causa di Wounded Knee».

Le sue parole furono accolte da fischi e insulti e in seguito Littlefeather raccontò che le guardie trattennero John Wayne che voleva aggredirla. Hollywood le segò la carriera. L'Academy le serbò un lungo rancore e si è scusata solo recentemente riconoscendo la sua apparizione come «una potente dichiarazione che continua a ricordarci la necessità del rispetto e l'importanza della dignità umana». «L'abuso che lei ha subito a causa di quella dichiarazione - si legge nella lettera dell'Academy - fu ingiustificato e del tutto gratuito. Il fardello emotivo con il quale è stata costretta a convivere e il costo per la sua carriera nella nostra industria è irreparabile. Per troppo a lungo il coraggio da lei mostrato è passato senza riconoscimento. Per questo le offriamo le nostre scuse più sincere sia la nostra ammirazione più profonda». Lei aveva risposto con ironia: «Noi indiani siamo gente paziente, sono passati solo 50 anni!», osservò, spiegando che «dobbiamo sempre conservare un senso dell'umorismo, è il nostro metodo di sopravvivenza».

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