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ITALIAKim Rossi Stuart: «A 14 anni via di casa, non avevamo una lira»

24.09.22 - 08:00
L’attore ha parlato della sua adolescenza e del rapporto col figlio maggiore Ettore
Imago
Kim Rossi Stuart: «A 14 anni via di casa, non avevamo una lira»
L’attore ha parlato della sua adolescenza e del rapporto col figlio maggiore Ettore

ROMA - Kim Rossi Stuart ha parlato raramente della sua vita privata, soprattutto di come è diventato uno degli attori più apprezzati della sua generazione. Intervistato dal Corriere della Sera, ha parlato della sua adolescenze e ripercorso gli inizi della sua carriera, lanciata anche da un cognome particolare… «Quel cognome se l’è inventato mio nonno. Per mio padre che faceva l’attore», e che all’anagrafe era semplicemente Giacomo Rossi. Il nome Kim, invece, lo scelse il padre. Il suo ultimo film, “Brado”, è un western che rispolvera situazioni vissute da giovane dall’attore e regista.

«C’è molto del mio rapporto con mio padre così come si trova molto di una ambientazione che ho vissuto in prima persona, quella tra i cavalli, nei maneggi. Ai miei 10 anni mio padre si trasferì in un maneggio e ha vissuto di quello per molto tempo». A 14 anni Rossi Stuart lasciò casa. «Per andare a Roma a studiare teatro. Eravamo senza una lira. Aprivo il frigo ed era vuoto, qualcosa mi dovevo inventare. Ho cominciato a lavorare subito. Prima sono stato un po’ ospite su qualche divano di amici e poi ho cominciato ad affittare un appartamento, avevo 16 anni. Al Pigneto, quando il Pigneto era più vicino a Pasolini che non a un posto di moda come oggi».

Oggi Rossi Stuart è sposato con la collega Ilaria Spada, dalla quale ha avuto tre figli. «Con Ettore (il maggiore, ndr) siamo andati a Londra in macchina poco tempo fa. Abbiamo preso la macchina e siamo partiti senza nessuna organizzazione: due paia di mutande e via. Ed è stato bellissimo. Senza decidere dove dormire, come dormire, chi incontrare. Bellissimo. Mi ha riportato indietro con gli anni, a quel senso di contatto con il presente che è diverso dalla vita di tutti i giorni come è ora. Ho fatto il mio lavoro di padre cercando di assecondare i suoi desideri, i suoi piaceri ma anche facendo altro. E lui era tutto tutto attento e proteso ad ascoltare molto più di quanto non faccia nel quotidiano. Ascolto non solo delle mie parole ma come postura, come attitudine».

Rossi Stuart ha ben chiaro anche il suo primo obiettivo come padre. «Vorrei preservare Ettore dal bisogno di conferme, di riconoscimento da parte degli altri di cui è malato questo mondo. Ecco, questo è devastante. Purtroppo è nella nostra natura quindi non penso che si possa recidere e buttare via. Ma non posso non chiedermi perché i dialoghi non vanno da nessuna parte. Le persone esistono per affermare la propria forza, la propria superiorità. È una bestia terrificante che condiziona gli uomini secondo me, dal primo all’ultimo. E i signori che stanno determinando le sorti di questo pianeta sono i primi bambini incapaci di confrontarsi su questo tema. Vorrei preservare Ettore da questo bisogno di approvazione che ci devasta dalla mattina alla sera». 

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