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CANTONE / ITALIA20 più 10: i "bravi ragazzi" del cinema danno i numeri

14.09.22 - 06:30
Un decennio di attività per la Goodfellas Motion Pictures, nata in Ticino e ora lanciata nella scena italiana
GOODFELLAS MOTION PICTURES
20 più 10: i "bravi ragazzi" del cinema danno i numeri
Un decennio di attività per la Goodfellas Motion Pictures, nata in Ticino e ora lanciata nella scena italiana

ROMA - "Maggie & The Fly", annunciato qualche giorno fa, è il ventesimo film della casa di produzione indipendente Goodfellas Motion Pictures, nata in Ticino e operante per lungo tempo sul territorio cantonale, prima del trasferimento (non senza polemiche) in Italia. In questi ultimi tempi sono stati presentati alcuni progetti - come “Collector II - Fall of Faith”, proiettato in anteprima a Barcellona - e presentati gli ultimi lavori, come quello già citato e che sarà «qualcosa di speciale, bizzarro e divertente», assicura il regista e fondatore della Goodfellas, Jack Martin. «Qualcosa di vicino a Cronenberg, abbastanza disturbante» girato nel corso dell'estate.

Un traguardo importante, quello del lavoro numero 20, che cade nell'anno del decimo anniversario della società. È stata l'occasione per fare il punto su questo lungo e interessante percorso.

L'anno scorso, nell'annunciare l'addio al Ticino, ti eri tolto parecchio sassolini dalle scarpe. Oggi pronunceresti ancora frasi come "Siamo sempre stati ignorati e sbeffeggiati»?
«Sì, anzi, rincarerei la dose. Non per auto-celebrarmi, ma con il nostro primo film prodotto interamente in Italia ha vinto una ventina di premi nel mondo e ha ottenuto servizi televisivi, articoli e recensioni che l'hanno definito "rivoluzionario" per il cinema italiano. Per noi è stato un grandissimo successo. Qui, invece, nessuno ci ha chiesto qualcosa...».

Quindi nessun rimpianto?
«Rifarei le stesse cose. Un rimpianto c'è: non averlo fatto prima».

Hai qualche considerazione da fare, guardandoti indietro e vedendo ciò che avete realizzato in questo decennio?
«A livello produttivo siamo molto contenti. Abbiamo testato tutti i generi, a volte abbiamo sbagliato clamorosamente, però è solo attraverso l'errore che ci si può migliorare».

E come regista?
«Non c'è mai un punto di arrivo: quando lavoro a un film sto già preparando quello successivo. Sono contento che i film siano venuti più o meno come li avevo in testa. Qualcuno con il passare degli anni è invecchiato male, ma tutti fanno parte di un percorso e non cancello nulla di ciò che ho fatto. Anche quei lavori che oggi faccio fatica a guardare e lascio al passato».

Non ti chiederò qual è il film preferisci tra quelli che avete realizzato, ma mi piacerebbe sapere: quale vi è costato maggior fatica?
«Sicuramente i due film storici sono quelli che hanno richiesto il maggior dispendio di energie, sia fisiche che economiche. Sono "Sine Imperio", che ha avuto una lavorazione complicatissima tra neve, vento, freddo (e cavalli), ma anche "A8012", ambientato durante la Seconda guerra mondiale e che abbiamo girato nei forti sopra Gola di Lago. È stato faticoso specialmente a livello logistico, sia per noi che per gli attori».

Altri ricordi che ti vengono alla mente?
«Il documentario girato in India è stato traumatico, proprio come esperienza umana. Oppure il film che abbiamo dovuto bloccare a più riprese causa Covid e che quindi abbiamo finito per girare tre volte...».

Una lavorazione che, invece, è andata liscia come l'olio?
«"Girl in Bicycle" è andato dritto come una scheggia: l'ho scritto in due giorni, l'abbiamo girato in tre o quattro giorni e montato in altrettanto tempo. È un film che, con tutta la modestia del mondo, per me è perfetto così».

Il vostro recente "Collector II - Fall of Faith" sembra ancora più cupo del predecessore del 2019...
«Lo è, decisamente. Sul prequel, "First Collector", hanno influito i due anni di pandemia, ma in questo caso siamo alle prese con una riflessione su quello che potrebbe essere il nostro futuro e la deriva causata dai cambiamenti climatici (e spero non sia così)».

Che ci sarà nei prossimi mesi?
«A novembre gireremo un lungometraggio a Milano, sarà un poliziesco».

Altri progetti che sono nel cassetto o nella lista dei desideri?
«Un fantasy è stata momentaneamente accantonato, poi ci sarà un documentario su un personaggio ticinese molto conosciuto... Ma al momento non posso svelare di chi si tratta!».

C'è altro, oltre all'attività in proprio di regista e produttore?
«A Roma seguo come organizzatore generale i corti legati all'Accademia di cinema. Mi sono occupato del cortometraggio documentario su una drag queen che ha lavorato con Paolo Sorrentino in "È stata la mano di Dio", nella scena dei provini del film di Fellini».

Uno svizzero a Roma... Sarebbe quasi una storia da raccontare in un film!
«(ride, ndr) È surreale che uno svizzero vada a fare l'organizzatore a Roma, una città che non conosco... Ma in realtà sono più organizzato io dei romani (ride ancora)».

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