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Il film che ognuno di noi dovrebbe vedere

LOCARNOIl film che ognuno di noi dovrebbe vedere

13.09.22 - 06:30
Il direttore del Locarno Film Festival spiega le ragioni di un film imperdibile.
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Il film che ognuno di noi dovrebbe vedere
Il direttore del Locarno Film Festival spiega le ragioni di un film imperdibile.
"Roma città aperta" verrà proiettato al PalaCinema giovedì sera.

LOCARNO - C’è un film che ognuno di noi dovrebbe vedere almeno una volta nella vita, ed è “Roma città aperta” di Roberto Rossellini. E non solo perché è una pietra miliare del cinema italiano, o perché è un film di rottura che diede vita a quella affascinante avventura che si chiama Neorealismo. Ma perché è un film che ti resta addosso per la vita. Esistono film che dopo un giorno non ricordi nemmeno più. “Roma città aperta” invece riesce a farti compagnia a lungo, se non altro per quell’urlo di Anna Magnani che a distanza di 77 anni ancora rimbomba nel cinema.

Quale migliore occasione per rivederlo sul grande schermo quella che viene offerta il prossimo giovedì 15 settembre al PalaCinema di Locarno (ore 20.30), all’interno della rassegna “10 Film festival al PalaCinema”, dove dieci direttore di altrettanti Festival cinematografici svizzeri, presenteranno la propria manifestazione attraverso un film che la rappresenta.

Tocca a Giona A. Nazzaro, direttore del Locarno Film Festival, aprire la rassegna. Non deve essere stato facile per lui decidere quale film presentare. In 77 anni di Festival, ce ne sono tanti – troppi - di film belli su cui puntare. Ha deciso di portare proprio “Roma città aperta”, che fu presentato a Locarno nella sua prima edizione, nel 1946.

Direttore, quando ha visto per la prima volta Roma città aperta? E che impatto ha avuto su di lei?
«Temo di non ricordare quando e dove ho visto il film di Rossellini per la prima volta. Forse in una sala parrocchiale. E poi sicuramente in qualche cineforum dove grazie alla diffusione delle copie in 16 mm era molto facile organizzare proiezioni e dibattiti. Poi all’Università, all’Orientale di Napoli, dove il professor Mino Argentieri aveva organizzato un corso di studi su Rossellini».

Perché secondo lei è un film va visto assolutamente?
«Roma città aperta è il film - mi si conceda l’iperbole che per quel che mi riguarda non è affatto iperbolica - che crea l’Italia come paese moderno. È il film che permette agli italiani di dirsi “italiani”. È il film che affronta l’onta del fascismo e del collaborazionismo e offre una nuova immagine dell’Italia nata dalla Resistenza. Rossellini, creando l’Italia come idea e immagine, dà vita anche al cinema moderno, e non solo. Rossellini diventa un modello di liberazione per tutti i popoli che hanno fatto l’esperienza della guerra e del fascismo e, attraverso il suo mettere radicalmente in discussione i mezzi di produzione del cinema, crea la Nouvelle Vague, e di conseguenza il nuovo cinema. Rossellini non è solo un cineasta ma un filosofo. Il Socrate del cinema. Nulla sarà più come prima, dopo di lui. Roma città aperta è il testo chiave del cinema. L’Anno Uno del cinema moderno».

Un film in bianco e nero, eppure ha tutti i colori della modernità. Perché è ancora così attuale?
«L’urgenza di Roma città aperta è quella di un poeta, di un artista, di un filosofo che ingaggia un corpo a corpo con il suo Paese. L’urgenza di un uomo che fa delle domande precise all’Italia e le si rivolge, commosso, dandole del “tu”. Una scelta impensabile all’epoca. Si tratta di riprendere a parlare con un paese che era stato sequestrato dai fascisti. Chi oggi parla con tale convinzione al proprio paese? Il cinema nasce in bianco e nero, il colore è un dettaglio. Quanti colori mai visti esistono, pulsano nella fotografia di Ubaldo Arata? Ciò che è attuale di Rossellini è la posizione morale, politica ed etica».

I giovani oggi sono abituati a vedere i film sullo schermo di un pc o addirittura da un cellulare. Secondo lei un film come Roma città aperta può ancora avere un potere attrattivo sulla generazione di oggi?
«Non condivido le analisi che puntualmente finiscono per indicare i “giovani” – virgolette obbligatorie -come causa dei mali del cinema. Roma città aperta non ha perso un’oncia della sua forza federativa nei confronti dei giovani e del pubblico. La conservazione delle opere e la loro trasmissione è una questione politica. Bisogna lavorare affinché il cinema del cosiddetto passato risulti sempre più presente. Solo in questo modo l’educazione all’immagine e quindi – rossellinianamente – alla libertà può essere efficace. I giovani hanno una grande voglia di cinema. Basti guardare il risultato dell’ultima edizione del Locarno Film Festival».

La scena clou del film è un pugno nello stomaco. Lascia lo spettatore senza parole. Quale dovrebbe essere la funzione di un film, e nel nostro caso di un film come Roma città aperta?
«Rossellini credeva nell’essere umano. Il suo cinema si fondava su questa semplice, si fa per dire, convinzione. Il cinema si fa con gli esseri umani, per gli esseri umani. La morte della Magnani commuove e sconvolge, non solo per la sua straordinaria potenza strappata a qualsiasi manuale del cinema “ben fatto”, ma per lo scandalo che manifesta. Quando mai nel cinema si era vista una scena di tale violenza e furia? Lo scandalo di una morte ingiusta e ingiustificata. L’impotenza di una donna schiacciata dalla brutalità del fascismo e massacrata per strada. E la Magnani trafitta da una folgorazione mai più vista al cinema con tale potenza. Tutto quel che c’è da sapere sul fascismo, la resistenza e la dignità dell’essere umano sta nella morte della Magnani in Roma città aperta».

Gli altri appuntamenti
Il PalaCinema porterà poi a Locarno altri nove festival, proponendo al pubblico un percorso per scoprire i grandi eventi cinematografiche nazionali: Kurzfilmtage Winterthur con John Canciani (6 ottobre 2022), lo Zurich Film Festival con Christian Jungen (3 novembre 2022), Castellinaria – Festival del cinema giovane con Giancarlo Zappoli (1 dicembre 2022), il Fantoche International Animation Film Festival con Ivana Kvesić (12 gennaio 2023), il Festival International du Film de Fribourg con Thierry Jobin (2 febbraio 2023), le Giornate di Soletta con Niccolò Castelli (2 marzo 2023), il Neuchâtel International Fantastic Film Festival con Pierre-Yves Walder (6 aprile 2023), il Geneva International Film Festival con Anaïs Emery (4 maggio 2023) e il Visions du Réel con Emilie Bujès (1 giugno 2023).

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