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STATI UNITIBellissima, fragile, tragica: Marilyn Monroe, così rimpianta

05.08.22 - 06:00
60 anni dopo la morte, nessuna può reggere il confronto con la Diva
IMAGO / ZUMA Wire
Bellissima, fragile, tragica: Marilyn Monroe, così rimpianta
60 anni dopo la morte, nessuna può reggere il confronto con la Diva

LOS ANGELES - Nella notte tra il 4 e il 5 agosto di 60 anni fa Marilyn Monroe entrò a titolo definitivo nel Mito. «E giunse la Morte a perdifiato lungo il Boulevard nell’esangue luce color seppia. E giunse la Morte volando come in un cartone animato in sella a una massiccia e austera bici da postino. E giunse la Morte infallibile. La Morte inesorabile. La Morte impaziente». Questo l’incipit di “Blonde”, il romanzo che Joyce Carol Oates ha dedicato alla vita (esteriore ed emotiva) della Diva - e dal quale è stato tratto l’omonimo film, presto nelle sale.

L'adorazione - Già, perché a 60 anni di distanza la leggenda di Marilyn permea più che mai la nostra società. Il suo fascino va ben oltre il mistero sulla morte, il possibile omicidio e il presunto ruolo (che mai sarà chiarito?) di servizi segreti, mafia e dei Kennedy, tra ricostruzioni giornalistiche e teorie del complotto. L’uomo comune l’adorava, ieri come oggi, e non si contano gli intellettuali che ne furono catturati - a partire da Arthur Miller, che ne fu sposo, non l’unico ma il più tormentato.

Donna, Personaggio, Simbolo - «Come nessun’altra persona al mondo, Marilina (sic) incarnava la realizzazione completa e gloriosa del sogno-standard della nostra epoca. Umili origini, tenace volontà di arrivare, difficili e tormentati inizi, quindi il successo, la ricchezza, la gloria, addirittura il mito. Più ancora che Marlene Dietrich dei bei tempi, Marilina era diventata il simbolo vivo e travolgente non già dell’amore, della femminilità, della grazia, della bellezza fisica, era diventata la bandiera di ciò che oggi sembra essere diventata la divinità più ambita: il sesso. Era la donna che vagheggiavano i miliardari cullati dal beccheggio dei panfili sul mare dei Caraibi e sognavano pure i camionisti stanchi, alle prime luci dell’alba, sui rettifili della Val Padana» scrisse Dino Buzzati sul Correre d’Informazione, all’indomani della tragedia. La Donna, il Personaggio e il Simbolo fusi insieme, nella penna di un grande autore. «È così fragile e sottile che solo l'obiettivo può coglierlo. Come il volo di un colibrì: solo una cinepresa può fissarne la poesia» aggiunse Truman Capote, che ne fu amico, in “Musica per camaleonti”. 

Dietro i riflettori, la solitudine - Eppure, in vita e nella morte, a segnare Monroe fu specialmente la solitudine. «Pensavo a lei, allora, come alla persona più sola che avessi mai conosciuto» la ricordò Joseph Mankiewicz, che nel 1950 la diresse in “Eva contro Eva”. «Per tutto il periodo delle riprese a San Francisco, forse due o tre settimane, Marilyn la si riconosceva seduta sola in un ristorante o in un altro locale. O bere da sola. Le chiedevamo sempre di unirsi a noi, e lo faceva, e sembrava contenta. Ma in qualche modo non capì o accettò mai la nostra presunzione non detta che era una di noi. Rimaneva da sola. Non era una solitaria. Era davvero sola». Una solitudine funesta, secondo un altro scrittore, Nick Tosches: «La sua sensualità era solo disperazione. Era stata nei suoi occhi per anni: la morte come un regalo di San Valentino».

La bellezza e la tragedia - Fascino irresistibile e straripante a fare da corazza contro i drammi che ne hanno costellato l’esistenza. Una vita da stella e una morte misteriosa. La bellezza e la tragedia. Nessuna è più stata come lei. Tutto questo fa sì che Marilyn Monroe, a 60 anni dalla scomparsa, sia così ammirata. Così amata. Così rimpianta.

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