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ITALIA / SVIZZERA«Un romanzo è una promessa che facciamo al lettore»

21.05.22 - 18:30
Joel Dicker ha presentato al Salone del Libro di Torino "Il caso Alaska Sanders"
Reuters
Joel Dicker in una foto d'archivio.
Joel Dicker in una foto d'archivio.
«Un romanzo è una promessa che facciamo al lettore»
Joel Dicker ha presentato al Salone del Libro di Torino "Il caso Alaska Sanders"

TORINO - «Un romanzo è una promessa che facciamo al lettore e per un romanzo di oltre 600 pagine la promessa è che il lettore scoprirà le cose man mano, come ho fatto io scrivendolo. Neanche io all'inizio sapevo chi fosse l'assassino». Era fra gli ospiti più attesi del Salone Internazionale del Libro di Torino e non ha deluso le aspettative Joel Dicker, lo scrittore ginevrino che a 10 anni dal successo mondiale "La verità sul caso Harry Quebert" ha presentato oggi alla buchmesse, per la prima volta in Italia, il seguito del suo bestseller, "Il caso Alaska Sanders".

Ad attenderlo una folla, che lo ha accolto con urla, applausi e scatti fotografici al firmacopie che ha seguito la presentazione del romanzo. «È difficile dire come nasce un libro - racconta Dicker -, per me la prima cosa non è l'idea ma la voglia, pensare se ho voglia di passare due, tre anni della mia vita a scrivere un libro, quel libro. Non deve essere un automatismo, non è pensare che sia un lavoro e quindi devi farlo, deve nascere da una ebollizione d'idee».

Fra i temi dell'autore anche l'invidia: «Penso - dice lo scrittore ginevrino - sia un buon sentimento, perché serve a costruirci. Quando corro - spiega sorridendo - se qualcuno mi supera mi arrabbio, provo invidia e questo mi spinge a fare meglio. Non possiamo impedirci di avere i sentimenti che abbiamo, siamo quello che siamo, sentiamo quello che sentiamo, siamo gelosi, invidiosi, sono sentimenti normali, la domanda è come questi sentimenti possono essere positivi, un motore per qualcosa di positivo». Stessa cosa per il dubbio che, dice «è un grande sentimento perché ci fa porre delle domande. È bene dubitare, quando dubiti ti fermi, pensi e questo permette di fare delle scelte. Tutti i sentimenti che ci mettono di fronte alle responsabilità sono dei buoni sentimenti». Inevitabile, nell'incontro, parlare poi del successo.

«Il problema con un successo è che non possiamo analizzarlo, dire perché una cosa funziona - dice - è più facile con gli insuccessi che ci spingono a fare meglio. Per esempio, questa sala piena è bellissima ma magari fra qualche anno ci saranno poche persone, la cosa che possiamo fare - conclude - è vivere pienamente, essere contenti ogni volta, vivere l'oggi».

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