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Quadri da ascoltare con gli occhi allo Spazio polivalente Arte e Valori di Giubiasco

GiubiascoQuadri da ascoltare con gli occhi allo Spazio polivalente Arte e Valori di Giubiasco

17.11.21 - 06:00
«Alcune parte della mia vita hanno avuto come sfondo la Guerra. La musica e i colori sono come una passeggiata al sole»
Davide Giordano
Quadri da ascoltare con gli occhi allo Spazio polivalente Arte e Valori di Giubiasco
«Alcune parte della mia vita hanno avuto come sfondo la Guerra. La musica e i colori sono come una passeggiata al sole»

GIUBIASCO - Dal bianco e nero a 999 colori. Imre Lénart è nato in Ungheria nel 1936. Rifugiatosi in Svizzera a 20 anni, oggi è un artista affermato. E dal 31 ottobre al 12 dicembre le sue opere da ascoltare con gli occhi sono in mostra allo Spazio polivalente Arte e Valori di Giubiasco.

Da Budapest a Bigogno d'Agra il viaggio di Imre Lénart è stato lungo e, come dice lui, «se raccontassi tutta la mia storia, verrebbe fuori un romanzo». Oggi 85enne, ha vissuto gli anni della sua giovinezza in Ungheria e molti dei suoi ricordi hanno come sfondo la Seconda Guerra mondiale e la Rivoluzione del 1956. Proprio in quell'anno, Lénart trova rifugio a Neuchâtel, poi scende verso una più soleggiata Lugano, per infine stabilirsi, dove ancora oggi vive e lavora, nel comune di Collina d'Oro.

Un uomo, mille vite - In Svizzera Lénart è stato prima pallanuotista, poi architetto e infine insegnante di modellistica alla Scuola tecnica superiore di Trevano. E da più di 30 anni studia il "sonoro pittorico", una tecnica volta, come spiega lui, ad ascoltare con gli occhi i brani musicali. «Per 20 anni i miei lavori sono stati in bianco e nero, questo perché avevo un profondo rispetto nei confronti dei colori ed ero anche un po' intimorito. Poi ho cominciato a studiare diverse teorie del colore e, secondo il sistema di Kiefer, ho diluito i tre colori base in nove gradazioni. Con queste sono arrivato ad avere 999 colori. Creandoli ho acquisito maggiore confidenza e li ho ridotti fino a quando la mia palette non era composta che da 96 colori».

96 quasi come il numero dei tasti di un pianoforte. «Mi sono venuti in mente gli anni in cui studiavo musica e da lì sono partito». Lénart ha scelto di dipingere dei brani musicali dove ogni colore rappresenta una nota, ogni spazio la lunghezza di un suono e gli specchi sono le pause. Per iniziare si è basato sui compositori Béla Bartók e Franz Liszt «che hanno ispirato molta arte popolare». Ma ha usato e usa ancora dei brani di Mozart e Bach. «Penso che potrei dipingere la musica di una qualsiasi musicista. Mi basta avere la partitura e che il brano mi sia simpatico».

La costruzione di un'opera - Il lavoro di Imre Lénart inizia con lo studio di una partitura e la realizzazione di un'opera può anche richiedere un anno di tempo, come "La Campanella n. 4". La base di ogni suo quadro deve essere solida, perciò utilizza del legno compensato: «la tela per me è troppo fragile. Inoltre mi permette d'incastrare delle placchette di specchi. Questi sono tutti tagliati. Non sono proprio superstizioso, ma preferisco che non si rompano. Poi per me è impensabile utilizzare un pezzo rotto, perché poi non sai cosa salta fuori. Li disegno, il più delle volte la loro forma sottintende un significato».

La mostra "Sinfonia d'autore" a Giubiasco non rappresenta soltanto la musica, ci sono anche opere figurative. Il pittore alterna i due stili, dopo ogni opera basata sulla musica, è necessaria una figurativa. Come spiega Lénart, inoltre, il rapporto tra musica e colori «è una gioia di vivere. Ci sono stati episodi nel corso della mia vita che hanno avuto come sfondo la guerra e, per me, queste due cose insieme sono come una passeggiata al sole. Voglio lasciare da parte l'ombra, non mi interessa».

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