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STATI UNITITerrore coronavirus nelle prigioni Usa: i detenuti Vip vogliono uscire

31.03.20 - 18:00
Bernie Madoff, Michael Avenatti, Bill Cosby e R. Kelly, tra gli altri, ritengono di essere in pericolo
KEYSTONE
I detenuti Vip hanno paura del coronavirus e chiedono di uscire di prigione.
I detenuti Vip hanno paura del coronavirus e chiedono di uscire di prigione.
Terrore coronavirus nelle prigioni Usa: i detenuti Vip vogliono uscire
Bernie Madoff, Michael Avenatti, Bill Cosby e R. Kelly, tra gli altri, ritengono di essere in pericolo

LOS ANGELES - Il coronavirus spaventa la popolazione carceraria degli Stati Uniti, e in particolare quelli che possiamo considerare detenuti Vip.

Il Los Angeles Times riferisce che nomi noti del mondo dell'economia e dello spettacolo - che per qualche motivo sono finiti dietro le sbarre - chiedono di essere rilasciati, considerando che la loro salute potrebbe essere in pericolo con il diffondersi del virus nelle prigioni. L'ultimo in ordine di tempo è Michael Avenatti, l'ex avvocato della pornostar Stormy Daniels (protagonista di uno scandalo politico che ha coinvolto Donald Trump), che lunedì ha presentato istanza di scarcerazione dalla struttura federale dove è detenuto a New York. Un giudice ha riconosciuto che il coronavirus potrebbe essere un pericolo per la salute del legale caduto in disgrazia.

Come detto, Avenatti non è il solo ad aver presentato questo tipo di richiesta. Lo hanno già fatto il finanziere Bernie Madoff e l'ex divo di cinema e tv Bill Cosby. I legali della star della musica R&B R. Kelly, ancora in attesa di essere processato per abusi sessuali a carico di ragazze minorenni, hanno chiesto la sua scarcerazione dalla prigione di Chicago dove si trova. Con questa motivazione, spiega sempre il quotidiano californiano: «Richiedere alle persone di risiedere in una struttura carceraria equivale a far bere loro del veleno».

Anche Michael Cohen, ex avvocato personale del presidente Trump, ha chiesto di scontare quello che resta della sua condanna a tre anni agli arresti domiciliari. Ma un giudice ha respinto la sua istanza. «Dopo dieci mesi di pena detentiva, è tempo che Cohen accetti le conseguenze delle sue condanne penali, per gravi crimini che hanno provocato seri danni istituzionali».

Fino a questo momento sono 28 i detenuti e 24 le persone che lavorano nei penitenziari Usa che sono stati testati positivi al coronavirus.

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