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CANTONEBaccini: «Io giudice in un talent? Mai e poi mai!»

19.06.19 - 06:01
Gli Swing Brothers, ossia Francesco Baccini e Sergio Caputo, si apprestano a dare il via a JazzAscona 2019: i due cantautori saliranno sul palco giovedì 20 giugno alle 22
Baccini: «Io giudice in un talent? Mai e poi mai!»
Gli Swing Brothers, ossia Francesco Baccini e Sergio Caputo, si apprestano a dare il via a JazzAscona 2019: i due cantautori saliranno sul palco giovedì 20 giugno alle 22

ASCONA - Un sodalizio artistico, quello che ha preso forma tra Baccini & Caputo - figure importantissime e assolutamente anticonvenzionali della canzone italiana -, documentato, finora, all'interno di “Chewing Gum Blues” (Alcatraz Moon Italia), l'album che nel 2017 li ha visti varcare, per la prima volta insieme, la soglia di uno studio di registrazione.

Maestro Baccini, lei e Caputo da quanto tempo vi conoscete?

«Da quattro o cinque anni. Anche se prima, devo dire, abbiamo condiviso un sacco di cose senza mai incontrarci. Come, ad esempio, l'etichetta discografica, la CGD. Negli anni Ottanta, come tanti, inoltre, devo dire, mi innamorai di “Un sabato italiano” (CGD, 1983), il suo primo album: consumai quei microsolchi, mentre sognavo di diventare un musicista...».

Come descriverebbe gli Swing Brothers?

«Due ragazzacci ormai fuori età, ma giovanissimi dentro... Talvolta non mi rendo nemmeno conto di avere alle spalle trent'anni di carriera, probabilmente perché preferisco sempre guardare avanti...».

Cosa vuole anticipare dello show a cui assisteremo ad Ascona?

«Sarà un inseguimento. Io e Sergio ci rincorreremo, giocheremo a carte: lui calerà un brano, poi io subito un altro, e così via, anche scambiandoceli...».

Il live di JazzAscona potrebbe diventare un disco dal vivo?

«...Sicuramente faremo delle riprese... Anche perché una regista francese sta lavorando a un docu-film sui miei trent'anni di carriera...».

L’anno scorso ha recitato in “Credo in un solo padre” di Luca Guardabascio, pellicola per la quale, tra l'altro, ha lavorato anche alla colonna sonora. A livello di performance attoriale, non si tratta della sua prima esperienza cinematografica. Le piace fare l’attore?

«Sì, moltissimo...».

Quando uscirà nei cinema il film?

«Credo il prossimo autunno...».

Qual è, secondo lei, lo stato di salute attuale della musica italiana? 

«La musica bella c'è, ma va cercata. Tutto qui. Il problema è che siamo abituati male, dalle radio, dalle tv. I media hanno una grande importanza: costruiscono il personaggio. E personaggio non vuol dire artista...».

Cosa sta ascoltando in questo periodo?

«Un sacco di musica strumentale, ma anche del buon vecchio rock'n'roll: a me piacciono le cose belle, sono della Bilancia... (ride)».

Veniamo alla tv: non mi sembra abbia un rapporto idilliaco con tale servizio...

«Guardo le partite o i film, sono un grande appassionato di cinema... C'è chi guarda Barbara D'Urso, ma ognuno nella vita può fare quello che gli pare...».

E se qualcuno dovesse invitarla?

«Se devo mettermi al servizio della tv, col cazzo! Se andassi a fare Baccini, beh... Il problema è che mi vedo sempre più fuori da quella roba lì... Non voglio fare il primo della classe, perché non lo sono, ma vedo cose talmente stupide e talmente tristi che mi viene la depressione...».

Lei, quindi, non vestirebbe mai i panni di giudice in un talent canoro?

«No, mai e poi mai!».

Nemmeno per una cifra esorbitante?

«No, perché quella cifra lì, la ripagherei molto più alta: l'ho visto nel momento in cui, nel 2005, ho fatto "Music Farm": quando sei un artista di un certo tipo, dalla tv devi stare alla larga...».

 

 

 

 

 

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