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I Bumblebees e il perdersi negli abissi della mente (che diventa allegoria del mondo contemporaneo)

CANTONEI Bumblebees e il perdersi negli abissi della mente (che diventa allegoria del mondo contemporaneo)

28.03.22 - 06:30
"Little Fish" è il nuovo singolo della band - e c'è anche un video animato in stop motion
Joanna Kopp
I Bumblebees e il perdersi negli abissi della mente (che diventa allegoria del mondo contemporaneo)
"Little Fish" è il nuovo singolo della band - e c'è anche un video animato in stop motion

LUGANO - Da un paio di giorni nuota nel mare della musica il "pesciolino" dei Bumblebees: è "Little Fish", il nuovo singolo della band ticinese. Sentendolo viene da pensare: «Sono cambiati un po', ma sono sempre i Bumblebees». Sarà corretto? Lo abbiamo chiesto ad Andrea Piffaretti che, insieme a Francesco Fabris, Nicolò Tama e ai fratelli Emanuel e Valentin Kopp, fa parte del gruppo, caposaldo della scena musicale cantonale.

Cosa avete voluto trasmettere con questo brano?
«Qualcosa di profondo e interessante per l'ascoltatore, ma non in maniera compassata - anzi direi, in questo caso, giocosa. Questo pesciolino che si perde nell'oceano, con le idee molto poco chiare, che viene aiutato da un secondo personaggio... Volevamo dare l'idea della vastità di opinioni su diversi temi o quesiti, ma non in modo pesante. C'è un mondo di cui parlare, c'è spesso confusione e non c'è mai una risposta facile. Ma in qualche modo se ne esce fuori».

Avete voluto fare un'allegoria del mondo contemporaneo?
«Il risultato è coerente con questa interpretazione, ma non è necessariamente voluto. Pensavamo più, all'inizio, al perdersi nella propria mente e non riuscire a uscirne. Il che può riguardare ciascuno di noi. Come band trattiamo tematiche ad ampio spettro, dal collettivo all'individuo e tutti sono liberi d'identificarsi in quello che meglio li rappresenta».

Come si colloca questo singolo rispetto ai vostri precedenti lavori?
«Penso che ci sia una maggior ricercatezza della struttura del brano, ma anche dei suoni. Ci si è speso veramente tanto tempo a cercare l'opzione migliore. Mentre in passato i brani nascevano più dalle jam. La cosa ha i suoi vantaggi e svantaggi...».

In che senso?
«Si perde un po' quel trasporto emotivo, ma d'altra parte ne è risultata una struttura più chiara e si capisce meglio dove vogliamo andare a parare. È anche una conseguenza indiretta della pandemia: la volontà di allargare i nostri orizzonti si è unita giocoforza all'impossibilità di riunirci tutti e cinque a suonare insieme».

Qual è la principale differenza rispetto al passato?
«Viene un po' meno il perdersi che caratterizzava i nostri brani, che erano all'insegna di strumentali molto più lunghi e di una "jammosità" psichedelica».

È un'anticipazione fedele del mood dell'album, che uscirà verso l'autunno?
«Come molti altri brani, "Little Fish" ha un'impronta decisamente pop. Non ci sarà spazio per "cavalcate" di sei o sette minuti, ma abbiamo provato a conservare la nostra peculiare impronta psichedelica. Nei vari singoli che anticiperanno il disco ci sarà spazio anche per il rock un po' più carico, ma pure per atmosfere più avvolgenti e introspettive».

Come è nata l'idea del video?
«È tutto merito di questo studio di animazione italiano SeenFilm, specializzato in animazione in stop motion e diretto da Stefano Bertelli. Hanno piena libertà artistica: interpretano la canzone in base a ciò che sentono. Ed è stata estremamente coerente con la nostra idea, con ciò che volevamo trasmettere. Diciamo che noi abbiamo pensato all'udito, loro alla vista».

Il risultato finale vi ha soddisfatto?
«Molto, molto. È stato bello e anche divertente collaborare con loro».

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