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CANTONEPiù di una canzone contro la guerra: un urlo contro i guerrafondai

09.03.22 - 06:00
Il cantautore Paolo Tomamichel l'ha composta d'impulso, ma «avrei volentieri fatto a meno di scriverla...»
CONSUELO GARBANI / MARCO GARBANI
"Fermévas bagài!" è la nuova canzone del cantautore ticinese Paolo Tomamichel.
"Fermévas bagài!" è la nuova canzone del cantautore ticinese Paolo Tomamichel.
Più di una canzone contro la guerra: un urlo contro i guerrafondai
Il cantautore Paolo Tomamichel l'ha composta d'impulso, ma «avrei volentieri fatto a meno di scriverla...»

LOSONE - «Avrei volentieri fatto a meno di scriverla…». È "Fermévas bagài!" di Paolo Tomamichel, «una canzone contro tutte le guerre, contro coloro che le fomentano, contro coloro che al sicuro nei loro rifugi inviano a uccidere e a morire i ragazzi!».

Il cantautore locarnese - che si conferma molto attento all'attualità, come testimonia la preghiera a San Nicolao della Flüe in occasione del scoppio della pandemia di coronavirus - ha registrato chitarra, voce e mandolino (suonando un tema della sua compagna, la musicista Sandra Eberle) all’Amanita Studio di Losone, mentre mix e mastering sono stati curati da Matteo Peo Mazza al La sü in scima studio di Certara.

Come è nata la canzone?
«È nata d'impulso, sentendo tutte le notizie sulla guerra. Sabato 26 febbraio sono andato ad accendere una candela alla chiesa di San Francesco a Locarno. Seduto su una panca mi è venuto da scrivere queste righe su un vecchio biglietto dell'autobus. In un quarto d'ora sono fluite così, spontaneamente. Poi ho raggiunto Sandra in piazza, ci siamo seduti al tavolino di un caffè e ho chiesto un foglio per mettere il testo "in bella"».

La musica è stata composta subito?
«Sì, appena arrivati a casa ci siamo messi al lavoro. In una mezz'ora era pronta». 

Non è un semplice inno alla pace, è una condanna di chi le guerre le comincia...
«È il mio pensiero, una riflessione e un atto d'accusa contro tutti i guerrafondai e chi crea queste situazioni da una posizione comoda e sicura. Loro sono sempre al riparo, ma che vanno a morire sono sempre i ragazzi. Oggi sono i russi e gli ucraini, ieri erano altri ma è sempre così».

Cosa ti sentiresti di dire a uno di questi potenti?
«Ma porco Giuda, ma va tì a fass mazàa...».

Come andrebbero risolte le controversie?
«Come si faceva nell'antichità: una singolar tenzone tra i campioni di ogni schieramento. Come va, va e si accetta il verdetto. In certe tradizioni germaniche l'esito della sfida veniva considerato giudizio divino. Invece ne fanno le spese i giovani soldati, i civili...».

Musicalmente di cosa si tratta?
«È una classica ballata per chitarra e mandolino, che richiama a certe melodie russe o comunque dell'Est grazie al tema di mandolino che ha trovato Sandra. Sono molto contento del risultato».

Anche se sarebbe stato meglio che lo spunto per scriverla non ci fosse mai stato, giusto?
«Certamente. Non era prevista ma, ora che c'è, farà parte anche del nuovo disco che uscirà in aprile. Con questa saranno 12 i pezzi e non più 11, come previsto inizialmente».

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