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CANTONEMoraen e le sue "altre velocità": la musica come valvola di sfogo in giorni complicati

20.01.22 - 06:00
Un EP dai contenuti sperimentali e fortemente autobiografici per la musicista bellinzonese
MAURA CLERICI
"Other Speeds" è il lavoro di debutto di Moraen.
"Other Speeds" è il lavoro di debutto di Moraen.
Moraen e le sue "altre velocità": la musica come valvola di sfogo in giorni complicati
Un EP dai contenuti sperimentali e fortemente autobiografici per la musicista bellinzonese

BELLINZONA - Un nuovo debutto sulla scena musicale ticinese: è quello di Maura Clerici, giovane musicista bellinzonese che affianca alla sua militanza nella rock band Dirty Panda (della quale è la bassista) il progetto solista Moraen. "Other Speeds" è il titolo del suo primo EP, pubblicato sia su Cd che sulle principali piattaforme streaming e store digitali.

Come definiresti la tua musica?
«Non sono mai riuscita a rispondere a questa domanda. Lo considero un genere un po' sperimentale: per me lo è stato senz'altro. Dopo aver accantonato i primi tentativi, che andavano più verso il pop, mi sono fatta trascinare dai suoni di chitarra, basso e anche dalla mia voce».

Chi ti ha affiancato?
«Nessuno. È un progetto solista nel pieno senso della parola: ho suonato tutti gli strumenti a eccezione delle percussioni e dei violini, ci hanno pensato Larry Salzman e Livia Graziano. Gli interi arrangiamenti sono miei. Per le registrazioni, i mix e i master dei brani mi sono appoggiata a DynArt Studio di Luca Princiotta, che mi ha fornito un buon supporto».

È un lavoro fortemente autobiografico, giusto?
«È partito tutto da un periodo di forte stress, nel quale mi trovavo a lavorare e contemporaneamente studiare all'università. I minuti erano veramente contati ed è anche per questo che l'ho intitolato "Altre velocità": la percezione del tempo che avevo era sfasata e completamente diversa da quella di altre persone, con le quali mi sono confrontata. Nei momenti in cui avevo bisogno di staccare la mente provavo dei riff alla chitarra, per poi lasciarli in sospeso. Una volta terminati gli studi - con più tempo - li ho ripresi, sviluppati e sono diventati i brani dell'EP».

La musica è stata un'efficace valvola di sfogo?
«Sicuramente sì. Mi ha aiutato a staccare e la stessa pubblicazione dell'EP è il momento conclusivo di quel capitolo della mia vita».

In che senso?
«Ho deciso di farlo non con lo scopo di farmi conoscere, ma di mettere un punto a qualcosa che sentivo fosse rimasta in sospeso... Avevo bisogno di avere il prodotto fisico tra le mani, per questo "Other Speeds" è uscito anche in Cd».

Ogni brano fa riferimento a qualcosa che vivevi in quei giorni: cosa simboleggia, per esempio, il girasole nero di "Black Sunflower"?
«È la canzone con il testo più astratto dell'intero EP e si riferisce a un elemento simbolico: un esemplare nero all'interno di un campo pieno di girasoli, che è in grado di portare nello spazio il protagonista del brano. Rappresenta ciò (un oggetto, una persona) che è in grado di farci staccare dalla nostra routine e dal ritmo che dobbiamo sopportare ogni giorno. Nel mio caso si riferiva a una persona, che mi ha sostenuto dall'inizio alla fine di quel periodo».

Cosa pensi che possano cogliere gli ascoltatori?
«Mi piacerebbe che afferrassero quest'idea del tempo che ho descritto prima. In vari brani si sentono rumori di sottofondo, che dovrebbero dare l'idea di qualcosa che scorre (e crea un po' d'ansia...). Ascoltare per capire!».

Cosa ti ha influenzato musicalmente durante la lavorazione?
«Certi gruppi post-rock che ascoltavo abbastanza in quel periodo, perché mi facevano viaggiare con la mente ma allo stesso tempo mi permettevano di concentrarmi (e studiare meglio)».

Su Spotify hai scritto di te: «Attratta dall’inafferrabile, ami sperimentare la polifonia cercando maggiore rifugio nelle basse frequenze». Ci vuoi illustrare questa dichiarazione?
«Vado incontro alle sfide, anche se le giudico inafferrabili. In realtà mi attraggono molto. Ciò mi ha portato a vivere queste "alte" o "altre velocità" e mai avrei pensato che sarei riuscita a farcela. Della polifonia mi affascina il fatto che ogni strumento possa essere protagonista in momenti diversi, e che quindi ogni strumento acquisisca la stessa importanza degli altri - senza seguire quello schema classico che vuole che la voce sia la protagonista. Le basse frequenze, infine, richiamano il mio essere una bassista. Il suono di questo strumento mi ha sempre dato una grande sicurezza. È come se avessi una base, un sostegno».

Desideri e speranze per il 2022?
«Non c'è la prospettiva di suonare live: in un mondo della musica in grande cambiamento (anche prima della pandemia) pensare di mettere in piedi una band per proporre questo progetto solista sarebbe un investimento troppo oneroso, non solo dal lato economico. Mi piacerebbe pubblicare un singolo, prossimamente: ci sto lavorando in questo periodo».

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