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Un viaggio musicale da Londra al Ticino, Leti fuori con "Oltre"

CANTONEUn viaggio musicale da Londra al Ticino, Leti fuori con "Oltre"

03.02.21 - 06:30
L'artista ticinese lancia un messaggio di speranza tra le difficoltà e i cambiamenti recenti
Leti
Un viaggio musicale da Londra al Ticino, Leti fuori con "Oltre"
L'artista ticinese lancia un messaggio di speranza tra le difficoltà e i cambiamenti recenti

CAMORINO - All'apparenza siamo diversi, ma fondamentalmente siamo tutti uniti da quello che abbiamo dentro: un silenzio e una quiete infiniti. Il mio invito a essere qui e ora.

È uno dei messaggi presenti nel nuovo singolo di Letizia Ghisletta, in arte Leti, cantautrice ticinese che oggi vive a Londra. Leti si è ispirata alle difficoltà e ai cambiamenti in cui ci siamo trovati immersi negli ultimi 12 mesi per lanciare un messaggio di speranza.

"Oltre", canzone intima e introspettiva, è disponibile su tutte le piattaforme digitali da venerdì 8 gennaio 2021.

Ciao Leti, come stai?
«Sto benissimo grazie, è stato molto bello lavorare a questo singolo dopo 10 anni che non producevo nulla. In questi anni infatti ho finito i miei studi a Milano e poi mi sono trasferita a Londra, dove ho aperto uno studio di yoga e dove mi dedico al design in ambito digitale. Tra i vari impegni ho lavorato a piccoli progetti di musica in background, ma solo negli ultimi 3 anni mi sono dedicata alla musica e al mio songwriting (musica e scrittura) in modo più serio e intenso. E “Oltre” è il frutto di questo lavoro.»

Come e quando è nato "Oltre"?
«Il singolo è nato nel marzo del 2020, durante il primo confinamento. “Oltre” mi è venuta di getto, in modo spontaneo e intuitivo: il lockdown mi ha dato una sensazione d’urgenza nel produrre questo brano. Infatti già prima scrivevo tanto, ma ho deciso di produrre "Oltre" poiché sentivo che con questo brano avrei potuto condividere un messaggio importante per me. Esporsi come artista può creare un certo timore, specialmente quando si condividono temi più personali, intimi e introspettivi, ma sapere che il messaggio può arrivare a chi ascolta la mia musica mi ha dato la spinta per farlo. Ora, e questo è un lato positivo di questa situazione che favorisce il lavoro a distanza, ho anche più tempo a disposizione: a Londra la vita è frenetica, e si perde tanto tempo anche solo per gli spostamenti».

L’isolamento forzato ci ha privati di stimoli, o pensi sia il contrario, ovvero più ispirazione?
«Secondo me, nonostante sia un periodo molto duro soprattutto per chi ad esempio è da solo o ha perso delle persone care, ci ha anche permesso di rallentare, e ho visto molte persone che hanno cambiato la loro vita, trasferendosi o avvicinandosi alle loro passioni. Il lockdown ci ha anche permesso di renderci conto di cosa è importante, di riconnetterci alle cose più semplici, di ridurre la nostra insaziabilità nel volere sempre qualcosa in più, di apprezzare la nostra realtà locale, e di pensare all'immediato invece di posticipare sempre. Sarà importante poi avere la resilienza di mantenere questo equilibrio anche alla fine di questo periodo».

È un brano intimo e riflessivo in cui mandi anche un segnale di speranza?
«Sì, sono molto interessata ad utilizzare la musica per trasmettere messaggi importanti che invitano a collegarci al nostro aspetto più vulnerabile, poiché spesso la nostra società (e ora penso le cose stiano un po' cambiando) non lascia molto spazio per essere autentici. Penso che se tutti ci fermassimo ad ascoltarci dentro ci accorgeremmo che esiste già tutto dentro di noi. Che spesso vogliamo cercare le risposte fuori, quando bisogna semplicemente rivolgere l'attenzione alla nostra interiorità. Sì, è un po' filosofico come pezzo, d'altronde lo yoga mi influenza molto nello scrivere: il valore in cui credo fortemente è che dentro di noi conteniamo l'universo».

Ci inviti a notare le lenti di percezione, e di protezione, che usiamo. Ci servono per non vedere le nostre vulnerabilità?
«Sì, esatto, è come se ad un certo punto ci rendiamo conto di avere queste lenti davanti agli occhi. Solo una volta che togliamo i filtri possiamo vedere la realtà come è, invece di alimentare storie nella nostra testa non aderenti al vero».

In apparenza siamo tutti diversi e soli, ci dici, ma in realtà abbiamo tanto in comune?
«Sì, in apparenza. In realtà siamo semplicemente diverse forme estetiche con lo stesso nucleo di energia. Abbiamo aspetti, qualità o caratteristiche diverse, ma fondamentalmente siamo tutti uniti nella consapevolezza di quello che siamo».

Con chi hai collaborato per la realizzazione del brano, e del video?
«Io ho scritto musica, melodia e parole, e avevo già qualche idea anche per l'arrangiamento. In questo caso ho avuto l'occasione di collaborare con Chris Hutchison, produttore che abita a Brighton, ci siamo sentiti prima via remoto e poi ho avuto la possibilità di registrare il tutto nel suo studio. Per il video invece ho collaborato con due ragazze molto creative e innovative: Nina Caspari, la film director, una ragazza tedesca che è stata costumista e direttrice di film, e Paulina Masternak, una videomaker giovanissima e talentuosa».

Che rapporto hai con il Ticino?
«Per me venire in Ticino è tornare a casa, la mia famiglia è qui, e nonostante le mie attitudini e le mie routine siano un po’ cambiate dopo l’esperienza di vita in una grande città, sono molto legata al Ticino e sarà sempre casa mia. Spesso diamo per scontato la nostra fortuna di poter crescere nella natura, in una bellezza così incredibile, dove c’è una calma e la possibilità di trarre ispirazione difficile da trovare in altri posti».

Comunque rispetto a molti hai deciso di cantare in italiano, come mai?
«Perché anche se sono all’estero ho una forte relazione con la lingua italiana. Trovo interessante che c’è spesso questo "bisogno" di cantare in inglese per essere più "cool" o per raggiungere più persone, ma secondo me si possono offrire diverse prospettive utilizzando anche altre lingue. E a volte la musica ha il potere di trasmettere messaggi profondi oltre la lingua. D'altronde io amo l'inglese, ed è parte della mia quotidianità, però l’italiano rappresenta le mie origini e mi piace molto. Poi "Oltre" è uscita in modo talmente naturale che mi sarebbe sembrato strano doverla riprodurre "artificialmente" in inglese. In futuro comunque mi vedo scrivere in tutte e due le lingue, e chissà, anche in altre».

Hai altro in cantiere?
«Ho preparato un altro brano che si chiama Wake Up: sarà in inglese, ed è un invito a riflettere sul tema della crisi ambientale, e uscirà probabilmente a marzo. Un altro pezzo è Constellations, un brano - il primo che scrivo in terza persona - dove parlo di un tema che mi sta molto a cuore: condivido l'importanza di dare voce alle donne. Secondo me, ci sono ancora troppe disuguaglianze e anche in ambito artistico ci sono ancora troppi abusi e difficoltà in relazione ai rapporti tra uomini e donne».

Come possiamo restare informati sulle tue novità?
«Potete seguirmi sul mio sito ufficiale, sulla mia pagina Facebook e sul mio profilo di Instagram».

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