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L'hard rock di Dama e la montagna, il luogo dei ricordi

CANTONEL'hard rock di Dama e la montagna, il luogo dei ricordi

22.01.21 - 06:30
"Mountain" è il disco di debutto solista del cantautore, che mixa un suono che sa essere duro con momenti più melodici
DAMA
Debutto solista per Damiano Guarnieri, in arte Dama.
Debutto solista per Damiano Guarnieri, in arte Dama.
L'hard rock di Dama e la montagna, il luogo dei ricordi
"Mountain" è il disco di debutto solista del cantautore, che mixa un suono che sa essere duro con momenti più melodici

LUGANO - Damiano Guarnieri è un nome molto conosciuto nell'ambiente musicale ticinese e svizzero. Da anni è una presenza costante sui palchi e negli studi di registrazione e ha militato in varie formazioni, i Barbie Sailers solo per citarne una. Ora, però, è arrivato il momento del suo debutto solista con il nome d'arte Dama.

"Mountain", uscito oggi, raccoglie 12 tracce di energico hard rock - con iniezioni di alternative metal - nel quale non mancano le sfumature melodiche specialmente nei ritornelli. C'è spazio anche per ballate come "Dreams" e "Summer Rain", scelte entrambe come singoli, ma pure "Friday Night", per voce e pianoforte.

Nei tre singoli hai deciso di mostrare prevalentemente il lato "soft" dell'album: come mai?
«Per due motivi: primo perché sono canzoni più accessibili a tutti, rispetto ad altri che troviamo nel disco. Ho ritenuto che possano arrivare all'orecchio di tanti, piuttosto che quelli più "duri" che un amante dell'hard rock andrà subito ad ascoltare. Poi sono due brani che hanno un significato particolare: una è dedicata a mio fratello e l'altra alla mia primogenita. Per questo ci tenevo a pubblicarli prima degli altri».

Perché hai scelto la montagna per il titolo? Cosa rappresenta?
«Si ricollega alla title track, che ha un significato un po' nostalgico. Parla di una persona che, per lungo tempo, vive a ridosso di questa montagna immaginaria dove ci sono gli amori, gli averi e dove ha vissuto un sacco di belle emozioni ma anche di dolori. Per una serie di motivi è costretto ad andarsene e negli anni a venire rimpiange quel luogo della sua infanzia e giovinezza. La montagna diventa quindi la nostalgia dei ricordi passati, il posto dove hai lasciato il cuore. Sempre con la speranza, un domani, di ritornarci».

In quale arco temporale sono stati scritti i brani?
«Il primissimo brano è stato "Dreams" ed è nato nell'estate 2017. Ho scritto più o meno regolarmente fino all'arrivo della pandemia, poi ho dedicato il tempo recluso in casa per registrare. Senza lockdown ci avrei messo molto di più a farlo... Avevo 20-25 brani pronti, tra i quali ho scelto quelli che mi piacevano di più».

Chi troviamo nel disco insieme a te?
«Tutte le parti di batteria sono di Jonathan Vitali, con il quale abbiamo suonato per tanti anni nei Barbie Sailers (e dei quali è tuttora il batterista). C'è Jgor Gianola, che non ha bisogno di presentazioni, che si è occupato di diversi assoli di chitarra. Poi ci sono Matteo Ballabio alle tastiere e piano e Simone Voumard per un altro paio di assoli chitarra. Ma il grosso l'ho inciso da solo: le chitarre, il basso e le voci».

Cosa porti con te dalle precedenti esperienze musicali?
«L'aver suonato in band che propongono generi musicali diversi mi ha aiutato ad abbracciare la musica a 360 gradi. Poi tante amicizie».

In quale contesto sonoro s'inserisce, quali sono le fonti d'ispirazione principali? Ci sento qualcosa dei Gotthard, ad esempio...
«I Gotthard sono la colonna sonora della mia vita, sono quasi una religione. Quella vena melodica che c'è in "Mountain" è la stessa che hanno mostrato nel corso degli anni... Tutto parte da lì, poi negli anni ho imparato ad apprezzare suoni più duri e quindi citerei gli Alter Bridge: i momenti più energici dell'album sono ispirati al loro genere».

Ci sono momenti vicini al pop e altri nelle quali predominano le sfumature metal (vedi "Cradle To The Grave"): come si riesce a far convivere questi due sound?
«Una ricetta precisa non c'è, tutto viene dall'ispirazione e dall'emozione del momento. Sentivo l'esigenza di far sentire il contrasto tra la parte "dura" e quella più "tranquilla". Questo le bilancia ma al contempo le mette maggiormente in risalto».

C'è un brano che meglio di altri raccoglie in sé lo spirito e le atmosfere del disco?
«Forse quello che apre il disco, "The River". Inizia pesante ma si apre molto nel ritornello e mette in mostra la melodia. È un brano in cui c'è un po' di tutto, compreso un assolo di organo Hammond che poi nel resto del disco non si sente più... È un buon biglietto da visita per capire cos'è "Mountain"».

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