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STREAMINGCinque ragioni per guardare assolutamente “La regina degli scacchi”

19.11.20 - 06:30
La miniserie tratta dal libro di Walter Tevis sta spopolando su Netflix e un motivo c'è, anzi più di uno
PHIL BRAY/NETFLIX © 2020
Cinque ragioni per vedere assolutamente "La regina degli scacchi".
Cinque ragioni per vedere assolutamente "La regina degli scacchi".
Cinque ragioni per guardare assolutamente “La regina degli scacchi”
La miniserie tratta dal libro di Walter Tevis sta spopolando su Netflix e un motivo c'è, anzi più di uno

LUGANO - "La regina degli scacchi" è lo show tv di cui (quasi) tutti stanno parlando e vedendo, almeno a giudicare dalle classifiche di Netflix in Svizzera, che lo hanno visto al primo posto per settimane per cedere il trono (sic) solo alla freschissima quarta stagione di “The Crown”.

Diretta e sceneggiata dal due volte candidato all'Oscar Scott Frank, è ambientata tra gli anni '50 e '60 e tratta, come si può facilmente desumere dal titolo, di una prodigiosa scacchista di nome Beth Harmon. Il titolo originale è “Queen's Gambit”, ovvero gambetto di donna, una delle aperture del gioco degli scacchi. Ecco cinque motivi per vedere assolutamente questa miniserie.

È bella anche se non sapete giocare a scacchi - “La regina degli scacchi” è ovviamente un film su questo antichissimo e affascinante gioco, ma al contempo è un percorso di formazione della protagonista. Gli spettatori la vedranno alle prese con il suo immenso talento e con i suoi demoni. Frank l'ha scritta e diretta in modo che le partite siano al centro dell'azione ma che fossero godibili (anzi, elettrizzanti a tratti) anche per chi non ha mai posato le mani su una scacchiera in vita sua.

Gli scacchi sono fatti benissimo - Gli scacchi sono stati spesso parte di tv e cinema (indimenticabile la partita del cavaliere Antonius Block con la Morte ne “Il settimo sigillo” di Ingmar Bergman) ma quasi sempre - a giudizio di chi se ne intende - sono fatti male. Nel senso che le situazioni che si vedono sulla scacchiera sono sbagliate o irrealistiche. Per “La regina degli scacchi”, invece, sono entrati in azione dei consulenti di altissimo livello: Bruce Pandolfini (maestro e allenatore, una leggenda nell'ambiente) e addirittura Garry Kasparov, già campione del mondo e uno tra i più grandi scacchisti di tutti i tempi.

La protagonista potrebbe diventare una diva - Anya Taylor-Joy, classe 1996, è una delle attrici under-25 in rampa di lancio a Hollywood. Padre scozzese-argentino, madre-anglo spagnola, è nata a Miami per poi trasferirsi prima a Buenos Aires, poi a Londra. Dopo una formazione come danzatrice classica è diventata prima modella e poi attrice, collezionando ruoli sempre più importanti in film e serie del calibro di “The Witch”, “Split”, “Glass” e “Peaky Blinders”. Ha il talento e la presenza scenica per diventare una stella.

Le ambientazioni sono superbe - Vi aspettate che tutto il bello dell'azione sia solo sulla scacchiera? Sbagliato. I protagonisti sono immersi in bellissime location d'epoca, un vero tuffo nello stile, nel design e nella moda degli anni '50 e soprattutto del decennio successivo. Costumisti e scenografi non devono avere badato a spese per ricreare un ambiente ricco di dettagli e sfumature, nel quale gli attori sono perfettamente inseriti (non lo dominano e non ne sono dominati).

Potrebbe avere un sequel (ma forse no) - Ultima ragione: non attendete di vederla appena prima della seconda stagione, perché un seguito potrebbe non esserci mai. Netflix non ha detto nulla in proposito, in questo momento. Lo show si conclude come il libro di Walter Tevis e non ne esiste un seguito ma - come dichiarato dalla stessa Taylor-Joy, «se ho imparato qualcosa nello stare in questa industria (del cinema, ndr) è mai dire mai. Adoro il personaggio e lo riprenderei certamente, se mi venisse chiesto di farlo».

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