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MENDRISIOLa Svizzera di ieri, così diversa e così uguale a quella di oggi

14.11.19 - 11:00
I paesaggi di 150 anni fa confrontati con quelli odierni nella mostra "Binaural views of Switzerland" dell'artista Alan Alpenfelt, che debutta oggi a Palazzo Canavée
ALAN ALPENFELT / WILLIAM ENGLAND
Grindelwald immortalata nella mostra "Binaural views of Switzerland".
Grindelwald immortalata nella mostra "Binaural views of Switzerland".
La Svizzera di ieri, così diversa e così uguale a quella di oggi
I paesaggi di 150 anni fa confrontati con quelli odierni nella mostra "Binaural views of Switzerland" dell'artista Alan Alpenfelt, che debutta oggi a Palazzo Canavée

MENDRISIO - Questa sera alle 19 la mostra "Binaural views of Switzerland" debutta presso l'Accademia di Architettura, Palazzo Canavée di Mendrisio.

Si tratta di una installazione audiovisiva che riporta attraverso un Kaiserpanorama i cambiamenti causati dall’essere umano negli ultimi 160 anni nei paesaggi elvetici, confrontando i suoni e i panorami dei luoghi più caratteristici della Svizzera, con le splendide stampe stereoscopiche degli stessi paesaggi scattate dal fotografo pioniere britannico William England durante il suo Gran Tour nel 1863 e 1865. 

Alan Alpenfelt, l'autore dell'esposizione, durante un viaggio di due mesi tra luglio e agosto - utilizzando in massima parte i mezzi pubblici - ha ripercorso il viaggio di England, ritrovando 30 dei luoghi documentati da lui, selezionandoli secondo un parametro equo tra montagne, città, valli, laghi e simboli culturali della Svizzera. «Identificato la posizione esatta da cui William scattò le stereoscopie, ho registrato le caratteristiche dei corrispettivi paesaggi come si presentano oggi: quelli sonori utilizzando un microfono binaurale (che permette di riprodurre la realtà sonora a 360°) e quelli visivi attraverso la fotografia a 360°». È stato difficile trovare i luoghi esatti? «England catalogò le oltre 1000 fotografie e tutti i luoghi dove scattava ma è stato ugualmente un po' un lavoro da detective. Fortunatamente ci sono Google Maps e Google Street View che mi hanno aiutato molto. Anche questo è un parallelismo con le immagini di quell'epoca: i turisti del 19esimo secolo prima guardavano le foto stereoscopiche della Svizzera, si facevano venire una voglia pazzesca di andarci e poi partivano. Lo stesso succede oggi, e io ho fatto esattamente così». Alpenfelt ci spiega che i luoghi scelti da England sono da un lato molto iconici, ma dall'altro assolutamente raggiungibili per qualsiasi viaggiatore. Il che li rendeva un perfetto strumento di promozione turistica.

Lo spunto - Da dove nasce questa mostra? «Da un'altra esposizione, sulla storia della fotografia, che ho visitato nel 2015 a Edimburgo» ci spiega Alpenfelt. «C'era una piccola bacheca con una decina di fotografie stereoscopiche del 1863, e riconobbi delle vedute svizzere, spoglie ma ben riconoscibili. Scoprii che questo England aveva un occhio pazzesco e aveva compreso il potenziale non tanto artistico, ma commerciale della fotografia. È l'anno della prima guida di viaggio di Thomas Cook in Svizzera e probabilmente England si aggregò alla sua comitiva. Scelse le vedute più significative, stampò le fotografie stereoscopiche direttamente sul posto e riportò le cartoline in Inghilterra. Dava così la possibilità d'immergersi in luoghi esotici e selvaggi e ha contribuito a gettare le basi di tutta l'estetica utilizzata dal marketing per promuovere la Svizzera».

Il lavoro viene presentato attraverso un Kaiserpanorama: un visore pubblico in legno - costruito dagli artigiani ticinesi Franco Mondia e Antonio Lo Menzo - che presenta le fotografie stereoscopiche collegate a delle cuffie. Tramite un mixer il visitatore può immergersi nei paesaggi sonori dei giorni nostri oppure passare a quelli della metà del 19° secolo, immaginati e ricreati da Alpenfelt con il maggior grado possibile di verosimiglianza. In un cassetto ci sono dei “Cardboard viewers” che mostrano come queste località si presentano nel 2019 a 360°.

«La mostra» spiega l'autore «vuole dare la possibilità al pubblico di osservare i cambiamenti in atto causati dal turismo di massa, dai trasporti moderni, dai cambiamenti climatici e dallo sviluppo industriale avvalendosi in particolare dell’ausilio dell’ascolto, che ci porta a scoprire un tessuto della realtà in cui siamo immersi ma a cui facciamo meno caso e che ci avvolge in ogni angolo della vita». Qualcosa che si nota prepotentemente dal confronto tra passato e presente è, nelle foto alpine, la drammatica riduzione dei ghiacciai dovuta al cambiamento climatico. «È una cosa molto impressionante» conclude Alpenfelt.

La mostra è visitabile tutti i giorni tranne il lunedì dalle 10 alle 20.30, fino al 5 dicembre.

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