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Cannes: sì ai tacchi e no agli spoiler. Ecco le regole del festival

FRANCIACannes: sì ai tacchi e no agli spoiler. Ecco le regole del festival

14.05.19 - 16:04
Le regole aggiornate negli anni finiscono per caratterizzare la manifestazioni: il famoso tappeto rosso «è parte della storia del festival ed è una delle maggiori attrattive»
Keystone
Cannes: sì ai tacchi e no agli spoiler. Ecco le regole del festival
Le regole aggiornate negli anni finiscono per caratterizzare la manifestazioni: il famoso tappeto rosso «è parte della storia del festival ed è una delle maggiori attrattive»

CANNES - Il festival di Cannes detta le regole per prendere parte all'evento che da questa sera per due settimane catalizza l'attenzione mediatica del mondo del cinema e non solo. Regole aggiornate negli anni e che finiscono per caratterizzare la manifestazioni e il famoso tappeto rosso che, come dice il delegato generale dal 2007 Thierry Fremaux, «è parte della storia del festival di Cannes ed è una delle maggiori attrattive».

TACCHI ALTI - Il divieto di salire il tappeto rosso con scarpe basse, trendissime sneaker glitterate, informali flip flop seppure decorate di strass, è tassativo. Dopo i casi clamorosi (il festival fece una mezza smentita ma testimoni confermarono) di ospiti rimandate indietro e invitate ad entrare al Grand Theatre per le porte dei comuni (si fa per dire) invitati, resta che salire la Montee sui trampoli è un must, seppure il dress code ufficiale non faccia specifico riferimento all'altezza dei tacchi delle signore.

DRESS CODE - Il concetto di eleganza è relativo e variabile. Il red carpet di Easy Rider, giusto 50 anni fa, incrinò per sempre il muro dell'abito formale. Basta vedere una foto d'epoca: vi immaginate Dennis Hopper e Peter Fonda in smoking nel 1969? Infatti non lo indossarono. Si presentarono con l'uniforme della Guerra Civile americana. Formalmente erano a posto, «poiché le uniformi sono accettabili per la sera. Nessuno ha specificato nei regolamenti quale guerra o quale esercito», fu la nota ufficiale d'epoca. Cosa accadrà quest'anno? La tendenza moda vede in testa gli smoking bianchi e le giacche fluo. Non resta che attendere.

FOTOGRAFI - Il festival di Cannes esige rigorosamente lo smoking per tutti i fotografi maschi, per le donne eleganza ma senza regole formali. Un caso unico e molto fotogenico.

KEYSTONE/EPA (GUILLAUME HORCAJUELO)Mancano poche ore.

NO SELFIE - Il selfie ban, l'editto Fremaux che considera grotteschi e ridicoli sulla Montee des Marches i selfie o le foto tra vip medesimi, oltre che causa di rallentamenti nel protocollo, è confermato anche quest'anno.

NO SPOILER - Già un anno fa e ancora di più quest'anno, divieto assoluto di svelare e peggio ancora giudicare i film del concorso onde evitare che produttori, registi, diretti interessati e ospiti delle proiezioni ufficiali sappiano in anticipo l'accoglienza al di là degli applausi che arrivano puntuali in queste occasioni. E questo viene prima di tutto, certamente prima della stampa accreditata da tutto il mondo che pure sostiene il festival di Cannes con una copertura mediatica lunga 15 giorni. Le proiezioni per la stampa sono in contemporanea con quelle delle proiezioni ufficiali e dei film si può dar conto su web, social, blogger e giornali solo una volta terminato e non un minuto prima. Quest'anno solo per 300 testate, una super selezione che all'ufficio stampa del festival costa malumori e rinunce, speciali proiezioni in sala Bazin per agevolare il lavoro, ma anche queste rigorosissimamente embargate, pena la smagnetizzazione istantanea del prezioso badge.

SOLO GRANDI SCHERMI - Il braccio di ferro con Netflix prosegue e neanche fa più notizia. La regola è che nessun film senza distribuzione nella sala cinematografica in Francia può essere visto a Cannes, senza eccezioni e a costo, come accaduto un anno fa, di perdere 'Roma' di Alfonso Cuaron o The Irishman di Martin Scorsese con Al Pacino e Robert De Niro quest'anno. Ted Sarandos, il grande capo di Netflix, ha commentato che «Cannes ha scelto di celebrare la distribuzione e l'esercizio più che l'arte del cinema», Fremaux ha risposto che «la storia del cinema e la storia di Internet non sono la stessa cosa».

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