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LUGANO«Volevo essere invisibile, o nemmeno esistere»

29.05.17 - 07:00
L’ansia sociale negli anni cresce e non passa da sola ma si può curare affrontandola in modo adeguato
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«Volevo essere invisibile, o nemmeno esistere»
L’ansia sociale negli anni cresce e non passa da sola ma si può curare affrontandola in modo adeguato

LUGANO - Mi chiamo Arianna, ho 32 anni e da quando riesco a ricordare ho sempre avuto paura del giudizio degli altri: di come mi guardava la gente, di cosa pensava di me; di quello che mi avrebbe potuto chiedere, sapendo bene e per certo che non sarei stata all’altezza, che avrei sbagliato e detto delle cose stupide. Uscivo poco di casa per questo motivo ma uscivo poco anche dalla mia camera perché avevo paura di deludere anche i miei genitori; di deluderli ancora di più di quello che già avevo fatto e che loro mi ricordavano costantemente.

La fobia sociale consiste in una paura, spesso intensa, di essere giudicato male, criticato e disapprovato dagli altri per proprie inadeguatezze. Determina uno stato di imbarazzo costante che rende difficile la vita quotidiana, fuori casa ma anche in famiglia. L’imbarazzo può emergere anche nelle situazioni più banali, ciò che ne rende ancora maggiore l’imbarazzo e la sofferenza ingenerando un’autosvalutazione e un senso di incapacità che aumenta il senso di colpa e l’impressione di “non essere normali”. Alla base, vi è una reazione emotiva che le persone non riescono a controllare, pure rendendosi conto della banalità ed eccessività delle loro preoccupazioni. In alcuni casi, invece, queste paure sono specifiche e limitate a talune circostanze e luoghi. Nelle situazioni difficili possono emergere sintomatologie ansiose quali il senso di soffocamento, la forte sudorazione, le balbuzie o dei tremori. Questi disagi possono emergere anche solo all’idea di dover affrontare tali situazioni.

Un giorno, mi sono trovata a disagio in ufficio e sono andata in confusione non sapendo più cosa fare. All’improvviso, sono stata proprio male e i miei colleghi, pensando che avessi fatto un infarto, hanno chiamato l’ambulanza. Al pronto soccorso, ho parlato con una psichiatra che ho poi continuato a vedere per diversi mesi e mi ha aiutato a capire che soffrivo di fobia sociale. Ho capito che è un disturbo e non un “difetto di fabbrica”. Ho capito che si può curare e che non è colpa mia. Ho anche iniziato a frequentare dei gruppi di auto aiuto, scoprendo che non sono solo io ad avere questa difficoltà di vivere. Adesso sto molto meglio e penso di iscrivermi a un corso serale di tango per avere l’occasione di conoscere della gente: è il mio prossimo obiettivo. Spero di farcela.

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