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CANTONESui sentieri Walser da Binn a Bosco Gurin

01.07.20 - 15:19
Nuova edizione del trekking che collega il Vallese al Ticino
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Il suggestivo lago delle streghe a Crampiolo
Il suggestivo lago delle streghe a Crampiolo
Sui sentieri Walser da Binn a Bosco Gurin

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Nuova edizione del trekking che collega il Vallese al Ticino

LOCARNO - Il Goms, il Parco della Binn, la Valle Formazza e il villaggio di Bosco-Gurin sono zone che, oltre a rappresentare un patrimonio naturale unico nella regione alpina, da secoli sono legate dalla storia dei Walser. Il “Trekking dei Walser”, che si svolgerà dal 17 al 20 luglio, rappresenta un’occasione per scoprire la regione del Goms nell’Alto Vallese e ripercorrere in tre giorni l’antica via dei Walser. Da Binn il trekking attraversa i parchi naturali Binntal e Alpe Devero, tocca i storici villaggi in Valle Formazza e raggiunge infine la comunità di Bosco Gurin. Il trekking è organizzato dalla Viaggi Rossetti in collaborazione con l’Infodesk Vallemaggia dell’Organizzazione turistica Lago Maggiore e Valli.

Anche se sull’origine dei Walser non ci sono certezze, è verosimile che essi discendano da antiche tribù di origine germanica stabilitesi inizialmente nel cuore delle Alpi svizzere. In età medioevale le loro migrazioni, avvenute a più riprese, si sono dirette principalmente in tre direzioni: ad ovest, verso Briga, le valli di Saas e di Zermatt e l’area meridionale del Monte Rosa; a sud, verso Binn, Formazza, Salecchio e Bosco Gurin; ad est, verso le valli grigionesi, quelle del Liechtenstein, del Voralberg austriaco e della Rezia.

Popolo della montagna, i sentieri che hanno percorso attraverso importanti passi alpini come il Sempione, il San Gottardo, il Gries, formano ancora oggi una rete che disegna i versanti delle Alpi a cavallo del territorio svizzero, italiano ed austriaco. Dalla valle di Goms, appendice estrema del Vallese posta tra il passo del San Gottardo e l’Oberland bernese, a partire dal tredicesimo secolo, interi nuclei familiari con i bambini più piccoli trasportati nelle gerle, si sono messi in cammino lungo le antiche mulattiere per risalire le valli, superare nei punti più convenienti le montagne e ridiscendere a sud delle Alpi in cerca di luoghi ove dar vita a nuovi villaggi.

Hanno dato vita a villaggi laddove esistono solo alpeggi, coltivato la segale dove il clima non permette altre coltivazioni, costruito case adatte a far fronte ai rigori degli inverni ad alta quota ed alle valanghe. Per riscaldarsi hanno bruciato il letame nei forni di pietra ollare dove manca il legname, cotto il pane di segale una volta all’anno nei forni comunitari del villaggio, consumandolo con parsimonia.

In quest’epoca le migrazioni furono rese possibili anche dalle condizioni climatiche più favorevoli rispetto alle epoche successive. I Walser infatti, riuscirono a costruire villaggi anche ad alta quota, insediamenti in parte abbandonati tra Quattrocento e Cinquecento in seguito alla “piccola glaciazione”. Numerose comunità Walser, al contrario, hanno mantenuto nel tempo le loro caratteristiche tramandando anche usanze e tradizioni secolari. Nelle località in territorio italiano - basti pensare alle valli intorno al Monte Rosa o alla val Formazza - i gruppi Walser hanno saputo conservare i tratti caratteristici della loro cultura valorizzandola con manifestazioni folcloristiche, convegni, mostre.

Una cura particolare è stata riservata alle raccolte museali - le case museo di Alagna, Borca di Macugnaga, la casa forte di Ponte in Val Formazza e il Walserhaus di Bosco Gurin ne sono esempi significativi - che hanno il merito di rendere viva e concreta la cultura materiale e le più autentiche tradizioni di questo popolo della montagna.

Testo a cura di Claudio Rossetti


Questo articolo è stato realizzato da Progetti Rossetti, non fa parte del contenuto redazionale.
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