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TARGETFake news: chi ci guadagna e come?

22.06.20 - 10:00
Alcuni meccanismi che motivano e promuovono la diffusione di notizie false, spesso causando ingenti danni alla società
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Fake news: chi ci guadagna e come?

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Alcuni meccanismi che motivano e promuovono la diffusione di notizie false, spesso causando ingenti danni alla società

La diffusione di notizie false è tristemente aumentata da quando l’utilizzo degli strumenti digitali è diventata parte integrante delle nostre vite su base quotidiana. Qualsiasi utente, infatti, può non solo consultare, ma anche produrre informazioni e metterli in rete, spesso bypassando i sistemi di verifica delle piattaforme social che li amplificano.

La mancanza di un’educazione diffusa riguardo i meccanismi di creazione dei contenuti online e le procedure necessarie a filtrarne e appurarne la veridicità, abbinata a una diffusa pigrizia e alla sensibilità delle persone su determinati argomenti, offrono a individui e organizzazioni in malafede la possibilità di divulgare con facilità notizie senza fondamento, e di trarne profitto.

 

Come si guadagna dalle fake news

Qualora ci chiedessimo perché delle notizie false vengano create e diffuse, la risposta sarebbe decisamente venale. Infatti, gli scopi principali riguardano: lo screditare persone/candidati/teorie concorrenti, l’ottenere consenso dirottando l’attenzione delle persone e dimostrando di aver ragione su specifici temi, nonché il guadagnare denaro.

Come? Più un messaggio crea sdegno e/o interesse, più esso verrà cliccato, commentato, condiviso. Come un vero e proprio virus, di cui ormai siamo nostro malgrado degli esperti, le fake news si diffondono velocemente, ricevendo sempre più attenzione.

L’obiettivo di chi le usa, quindi, è proprio quello di creare contenuti – falsi, in questo caso – che diventino virali, perfino sponsorizzandone la diffusione affinché vengano discusse dalle persone e inserite nell’agenda pubblica.

È così che, per quelli che vogliono guadagnarci - e direttamente - dal punto di vista economico, arriviamo ai sistemi che, collateralmente, possono far loro monetizzare la visibilità ottenuta.
Chiunque, ad esempio, potrà notare che i siti ideati appositamente per diffondere fake news sono spesso pieni zeppi di annunci: attraverso piattaforme come Google AdSense, Taboola e Outbrain, i titolari di siti internet che diffondono fake news ottengono qualche centesimo a ogni impression, apertura di pop-up o click sui banner o gli articoli che li circondano.

Per riuscire nell’intento, bisognerà incentivarne l’apertura, attraverso le tecniche del cosiddetto click baiting: usare titoli forti e sensazionalistici, mostrare foto particolarmente incisive, far leva sulla “pancia” e gli istinti dei lettori.

Negli Stati Uniti, per riportare un caso recente, durante le elezioni presidenziali del 2016, Paul Horner, celebre e compulsivo creatore di fake news, ha messo in circolazione molte notizie ingannevoli, tra cui una finta dichiarazione di appoggio a Trump da parte della comunità Amish, o l’accusa all’ancora presidente Obama di aver vietato l’inno nazionale a tutti gli eventi sportivi.

I sostenitori dell’attuale capo del governo USA hanno dato ampissima risonanza a questi contenuti, credendoli veri e non preoccupandosi di verificarne la fonte. Horner, in un’intervista a CBS News, ha poi dichiarato di non essere un sostenitore di Trump: l’intento che lo ha mosso - a suo dire - era di dimostrare l’inaffidabilità dei suoi potenziali elettori. Non sarà l’unica dichiarazione interessante: al Washington Post, infatti, ha riferito di arrivare a guadagnare fino a 10’000 dollari al mese tramite Google AdSense, con picchi di 10’000 dollari giornalieri per i contenuti più virali.

Un vero business fondato sulla menzogna, favorito dai meccanismi di accesso e diffusione delle informazioni in rete, e dalla difficoltà di controllare l’enorme mole di dati che ogni giorno viene prodotta e pubblicata online.

 

Come possiamo difenderci dalle fake news?

Finché non si troverà una soluzione equilibrata ed efficace per contrastare questi meccanismi, gli utenti della rete dovranno imparare a badare a loro stessi.

Tutti, infatti, possiamo imparare a distinguere le notizie affidabili da quelle false. Non dobbiamo accontentarci, essere “passivi” o dar per buone le news solo perché confermano le nostre convinzioni: molte potrebbero essere trappole seminate in giro per il web per finanziare o favorire persone senza scrupoli.

Ecco 3 consigli pratici da tenere presenti per riuscirci:

    1. Diffidare dai titoli sensazionalistici, soprattutto da quelli che presentano informazioni talmente eccessive da sembrare inverosimili. I titoli sono il biglietto da visita delle fake news, uno dei primi elementi che ci spingono a regalare il nostro click: se suonano troppo eclatanti e fanno palesemente appello alla nostra indignazione e alla nostra rabbia, è bene fare un passo indietro.
    2. Verificare tutti gli elementi che abbiamo a disposizione, dagli autori alle immagini. È molto semplice controllare la reputazione di un sito o di un “giornalista” attraverso una piccola ricerca online. Lo stesso vale per le fonti della notizia, nel caso in cui siano esplicitate: se esse non sono nemmeno contemplate, abbiamo già un campanello d’allarme. Anche le immagini vanno valutate con la dovuta attenzione: spesso vengono recuperate da notizie passate, portate fuori dal proprio contesto di origine e usate come prove ingannevoli a supporto di falsità. Dedicate una piccola ricerca ad esse, e controllate se date e informazioni coincidano.
    3. Affidarsi, all’occorrenza, se non volete impiegare troppo tempo, a un portale di debunking. Con questo termine si indica l’intento di “smontare” le fake news e denunciarle come tali. Parallelamente alla loro diffusione, fortunatamente, sono infatti nati diversi siti affidabili, come il blog del ticinese d’adozione Paolo Attivissimo, o ancora Bufale.net, che dedicano la propria attività proprio a questo scopo. Se leggiamo una notizia che vi puzza di bruciato, proviamo a rintracciarla su questi portali: capirete subito se i vostri dubbi sono fondati o meno.
    4. Extra: anche quando, nella nostra ricerca di notizie, ci troviamo di fronte a organi di stampa conosciuti e affidabili, tentiamo sempre di non fermarci al titolo: esso, infatti, poiché deve incuriosirci e riassumere fatti spesso complessi, potrebbe rappresentarli in modo semplicistico e non totalmente aderente alla realtà.

Il web è uno spazio di libertà, risorse e opportunità, che però spesso vengono colte da individui… “discutibili”, sotto il profilo etico. Google AdSense, però, può assolutamente essere integrato in una strategia promozionale e di guadagno anche per attività di stampo certamente più virtuoso, insieme a blog, siti web, motori di ricerca, social media e compagnia chattante. Se pensi di aver bisogno di un parere qualificato per incrementare il tuo fatturato attraverso l’online, contattaci per una consulenza gratuita. Esiste di certo un piano di digital marketing perfetto per te e per il tuo business, e noi siamo qui per progettarlo.

 

Articolo a cura di Linkfloyd Sagl, agenzia di marketing e comunicazione in Ticino.


Questo articolo è stato realizzato da Linkfloyd Sagl, non fa parte del contenuto redazionale.
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