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LUGANONon solo San Marzano o San Pellegrino: tutte le divinità del cibo

26.05.17 - 07:00
Eroi, muse, dei e un poco noto santo protettore di origine svizzera: dai tempi di Bacco, il bere e il mangiare sono un'arte, una fonte d'estasi su cui vegliare
Non solo San Marzano o San Pellegrino: tutte le divinità del cibo
Eroi, muse, dei e un poco noto santo protettore di origine svizzera: dai tempi di Bacco, il bere e il mangiare sono un'arte, una fonte d'estasi su cui vegliare

LUGANO - Qualche settimana fa, ho accennato su queste pagine a Gasterea, la Decima Musa, e cioè la divinità del buon mangiare immaginata da Anthelme Brillat-Savarin, politico, pensatore e amante della buona tavola. Gasterea è la protettrice della Gastronomia, una pratica che secondo il suo inventore (e anche secondo noi) non ha niente da invidiare alle altre Arti, presiedute, nella tradizione classica, dalle muse figlie di Zeus e della Memoria.

La più celebre tra le divinità collegate al bere e al mangiare è Bacco (o Dioniso), dio dell'uva, della maturazione dei frutti della terra, del vino e della vendemmia, oltre che uno dei simboli del piacere e dell'estasi in quanto tali. Inutile dilungarsi troppo su questo vero e proprio dio del buon bere, già ben conosciuto, se non aggiungendo un dettaglio poco noto: secondo gli ultimi miti greci, Bacco sarebbe l'ultimo re degli dei e avrebbe ereditato il mondo da suo padre Zeus. Come a dire che il piacere e l'estasi del vino sono il simbolo stesso della vita sulla terra e uno dei suoi significati più profondi. Ave a te, signore delle cantine!

Gli dei della birra, invece, sono molti di più, tanto che ogni religione antica aveva il proprio: da Osiride a Demetra, dallo slavo Radagast al nordico Aegir. Forse però ancor più famoso di tutte queste divinità è il francese Gambrinus “Il Re della Birra”, non un dio ma un eroe popolare, considerato inventore e protettore dell'attuale birra lager. Non per niente il suo nome è usato per alcune marche e un paio di franchise a tema.

Se dai pagani ritorniamo al cristianesimo, le cose si fanno molto interessanti. A fronte del solo Dioniso della mitologia classica, qui si può contare sull'aiuto di una mezza dozzina di santi protettori del vino: San Martino, più per il calendario e i proverbi che per altro; San Vincenzo Ferrer, custode delle vigne e dei vignaioli e raffigurato con un grappolo d'uva in mano; San Zeno, la cui immagine è spesso riprodotta su tante etichette di bottiglie venete; San Barnaba che protegge i vigneti dalla grandine; Sant'Urbano protettore dei bottai e invocato per una buona vendemmia; San Venceslao, protettore dei pigiatori d’uva e dei produttori di vino.

Non manca neanche un santo svizzero del vino: San Teodulo Vescovo di Sion, nel Cantone Vallese. San Teodulo, ancora ricordato il 27 ottobre, è celebrato proprio per aver aiutato i vignaioli del Vallese dopo una cattiva annata. Dopo essersi fatto portare tutte le botti ahimè vuote, benedisse la poca uva raccolta e la fece pigiare, facendo miracolosamente riempire tutte le botti fino all'orlo.

Per chiudere questa carrellata, citiamo uno stralcio dell'Inno a Gastarea, scritto dalla scrittrice italiana Matilde Serao, quasi un manifesto dell'estasi del gusto:

«Sono i dolci con loro forme brevi, leggiadre, aggraziate, che sembrano fiori, frutta, cuori, farfalle; coi loro colori delicati, molli; il cristallino-roseo, il verde-opalino, il bianco-grigio, il violetto pallido, che si fondono, si armonizzano in una tavolozza di tinte sfumate e gradevoli all'occhio. Sono le spume morbide e fioccose che pare si debbano dileguare ad un soffio; le creme tremule, candide, giallette; i frutti gelati, coperti di una trasparente pellicola argentina, le lucide cascate dei canditi; le gravi pesantezze dei mandorlati, il bruno cioccolato sotto tutte le forme e tutti gli aspetti; le paste leggiere, sgranate, che si liquefano sotto il dente; i datteri imbottiti di pistacchio, unione nobilissima come quella del latte col miele. Insomma la riunione di quanto vi è di più gentile, di più fine, di più elegante; le carezze della vista, del gusto e dell'odorato; il raffinato e lo squisito nella più completa loro manifestazione; il punto culminante di ogni più strano desiderio, la poesia più alta e più pura delle sensazioni, la fantasia diventata vita, l'ideale artistico realizzato, il summum dell'arte».

Buon appetito e buon lavoro a tutti!

Questa rubrica è sponsorizzata dal Ciani Ristorante Lugano.

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