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White Lies: “Five”, il disco della maturità

REGNO UNITOWhite Lies: “Five”, il disco della maturità

13.02.19 - 06:00
Jack Lawrence-Brown (batteria) narra la genesi di “Five” (Pias, 1. febbraio 2019), il quinto album dei White Lies
GULLICK
Da sinistra Harry McVeigh, Charles Cave, Jack Lawrence Brown.
Da sinistra Harry McVeigh, Charles Cave, Jack Lawrence Brown.
White Lies: “Five”, il disco della maturità
Jack Lawrence-Brown (batteria) narra la genesi di “Five” (Pias, 1. febbraio 2019), il quinto album dei White Lies

di Marco Sestito

LONDRA - «Il processo di lavorazione di questo disco ci ha liberato da certi meccanismi dettati dall’industria discografica», mi spiega Jack, che con Harry McVeigh (voce, chitarra) e Charles Cave (basso) condivide la line-up del combo britannico.

Un album, “Five”, co-prodotto con Ed Buller (Suede, Pulp), che «chiude la nostra prima fase di esistenza, proiettandoci all’interno della seconda». «”To Lose My Life” (Fiction, 2009 - l’album di esordio, ndr) è il miglior disco che avremmo potuto realizzare a diciannove anni, mentre “Five” è il miglior progetto che avremmo potuto dare alla luce a trenta».

Non si tratta di retorica e nemmeno di affermazioni orchestrate a priori in vista della promozione “di un nuovo prodotto”. È così. Così, come Jack Lawrence-Brown ha sintentizzato, pochi istanti dopo l’inizio della nostra telefonata.

“Five” documenta - in nove tracce ammalianti, tra cui una, l’apertura, di oltre sette minuti, “Time To Give” -, la maturazione personale e artistica del gruppo. Riverberi new wave/post punk tornano a correre lungo i microsolchi, questa volta all’interno di strutture meno cupe e più melodiche rispetto al passato, costruite in una zona di penombra, synth-pop oriented.

GULLICKI White Lies si esibiranno il 12 marzo a Losanna (Docks) e il 13 a Zurigo (Dynamo).

«Nel 2016, sul finire del tour in supporto a “Friends” (Infectious Music, 2016), non eravamo più in possesso di un contratto discografico», prosegue Jack. «Per cui, per la prima volta, abbiamo incominciato a muoverci senza pressioni, lavorando al nuovo materiale servendoci di tutto il tempo necessario. Il nuovo accordo con Pias ha preso forma soltanto una volta portato a termine l’intero lavoro».

«Charles da qualche tempo vive in California, per cui gli embrioni delle nuove canzoni si sono sviluppati sull’asse San Francisco-Londra», continua. «Embrioni che, successivamente, in sede di pre-produzione, abbiamo rielaborato con Ed (Buller) a Los Angeles». «Terminata anche quella fase, dopo il rientro a Londra, abbiamo dato avvio alle sessioni di registrazione, affidandole a Flood e ad Alan Moulder, tra le mura degli Assault & Battery Studios».

Un disco, per di più, “Five”, le cui influenze si collocano su più fronti: «Credo che New Order e Joy Division giochino un ruolo importante all’interno di un brano come “Never Alone”, così come i Black Sabbath in “Fire and Wings”; mentre “Finish Line” e “Kick Me”, intanto, si cibano di sonorità puramente floydiane», conclude Jack Lawrence-Brown.

 

 

 

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