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STATI UNITI/ITALIANel garage (rock) di Ron Gallo

18.07.18 - 06:00
A tu per tu con Ron Gallo - giovane musicista di Philadelphia, Pennsylvania - e con i suoi compagni di viaggio, a margine del Festival Beat di Salsomaggiore Terme (Parma), lo scorso 30 giugno
FOTO MS
Ron Gallo.
Ron Gallo.
Nel garage (rock) di Ron Gallo
A tu per tu con Ron Gallo - giovane musicista di Philadelphia, Pennsylvania - e con i suoi compagni di viaggio, a margine del Festival Beat di Salsomaggiore Terme (Parma), lo scorso 30 giugno

di Marco Sestito

NASHVILLE/SALSOMAGGIORE - Con il suo secondo album, “Heavy Meta” (New West Records, 3 febbraio 2017), ha proiettato il mondo psych-garage dentro un nuovo delirio: undici tracce, costruite al di sopra della contemporaneità garage-punk californiana (Oh Sees, Ty Segall, Meatbodies...) e portate in grembo dal Paisley Underground dei primi Ottanta.

Ho incontrato Ron (voce, chitarra), Joe Bisirri (basso) e Dylan Sevey (batteria) pochi minuti prima di uno show deflagrante...

Ron, raccontami l’esperienza nei Toy Soldiers, band attiva tra il 2007 e il 2014…

«Forse è meglio che te ne parli Dylan…».

Per quale motivo? Non mi pare abbia fatto parte del gruppo...

«No, ma ha visto come funzionavano le cose…».

Dylan, che vuoi dirmi?

«I Toy Soldiers hanno suonato alla festa dei miei 21 anni, nel 2012. Ho conosciuto Ron in quell’occasione. Che posso dirti? Si percepiva una certa fatica a mettere a fuoco le esatte dinamiche di gruppo, così come la costante ricerca di una vera e propria identità musicale…».

Le produzioni della band, da quanto mi risulta, ora come ora sono introvabili…

«Già...».

Ron, raccontami del momento in cui hai deciso di dare il via al progetto solista...

«Volevo essere me stesso e portare alla luce la mia musica, le mie canzoni. Tutto qui».

Che vuoi dirmi di “Ronny” (autoproduzione, 2014), il tuo primo album? Undici tracce acustiche, country-folk oriented...

«È stato un caso che “Ronny” sia venuto alla luce... Lo definirei un esperimento. Un esperimento messo a punto con Read Kendall, l’amico a cui ho affidato le registrazioni, che all’epoca stava affinando ancora le proprie tecniche...».

Registrazioni, comunque, pubblicate, se non sbaglio, soltanto in digitale… Prevedi per caso un’edizione in vinile?

«No, non credo. Nel 2014 avevamo comunque stampato alcune copie in cd, fermandoci a quello stadio…».

Raccontami di “Heavy Meta”...

«Buona parte delle tracce portano alla luce le mie frustrazioni, alimentate da relazioni difficili…».

Joe, hai co-prodotto il disco con Ron: che vuoi dirmi delle recording session?

«Ho piazzato i microfoni in soggiorno e ho tentato di bilanciare i suoni al meglio…».

Ron, quali i tuoi ascolti durante il processo di lavorazione?

«Stooges, Richard Hell... In particolare, abbiamo ascoltato “Lulu” (Warner/Vertigo, 2011), l’album nato dalla collaborazione tra Lou Reed e i Metallica».

In gennaio è uscito l’ep “Really Nice Guys” (New West Records)...

«“Really Nice Guys” è un concept ep, ironico e sarcastico, direi: racconta di noi, di noi a Nashville, Tennessee. Viviamo da quelle parti oramai da due anni e mezzo...».

Ora su cosa stai lavorando?

«Abbiamo appena finito di registrare il nuovo disco: uscirà in ottobre, tuttora tramite New West».

Vuoi anticipare il titolo?

«“Stardust Birthday Party”.

Ho notato che hai declinato spesso le tue risposte al plurale: Ron Gallo è un progetto solista o una band?

«Entrambi, direi…».

 

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