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Diamanti e Pietre PrezioseIsraele-Dubai: disgelo sotto il sole del Medioriente

14.12.20 - 16:46
Analisi degli effetti socio-economici derivanti dalla firma degli "Accordi di Abramo”
Diamanti e pietre preziose
Israele-Dubai: disgelo sotto il sole del Medioriente
Analisi degli effetti socio-economici derivanti dalla firma degli "Accordi di Abramo”

È definita dai miei colleghi a Ramat Gan “Dubai Fever”, la febbre di Dubai, quel fremito di energia collettiva la cui onda sta travolgendo le più importanti aziende israeliane. Lo scorso 15 Settembre 2020 sono stati firmati gli “Accordi di Abramo”, con lo scopo di normalizzare i rapporti tra Emirati Arabi Uniti (EAU), Bahrein e Israele, favorendo la cooperazione nei settori commerciali, turistici, tecnologici e diplomatici tra i due antichi nemici. Non c’è mai stata una guerra dichiarata, ma sicuramente un gelo nei rapporti durato decenni.
Sembra proprio la fine di una lunga schermaglia più di facciata che effettiva. Osserviamo curiosi una folla di uomini d’affari provenienti dalla penisola arabica che affollano gli alberghi a 5 stelle, i locali mondani e le affascinanti vie di Tel Aviv che, ai miei occhi, incarna sempre la New York del medio oriente.
Nel concreto gli Israeliani ospiti negli Emirati ora si sentono liberi di parlare ebraico in pubblico e vengono accolti con dichiarazioni di fratellanza, sancite da scambi di tecnologie e di affari che, a dirla tutta, avvenivano già in modalità occulta, ma che ora avvengono alla luce del sole e si moltiplicano con un'accelerazione tale da cambiare i connotati a tutta la regione.
Questo angolo di medio oriente fa gola a tanti, considerato che, secondo l'indice dei Centri Finanziari Globali, Dubai è al 17° posto al mondo per qualità dei servizi finanziari e Abu Dhabi si attesta al 33°. In quest’area non ci sono tasse sul reddito personale né sulle imprese, vi si trovano 37 zone economiche speciali, il tutto a sole tre ore di volo da Tel Aviv.
In un’intervista trasmessa da un’emittente emiratina, Erel Margalit, capo della prima delegazione di imprenditori israeliani, ha affermato: «Dopo Londra, Parigi e New York, questa è la regione che noi imprenditori israeliani vogliamo raggiungere più di ogni altra». Dubai è la porta d'accesso a mercati africani e asiatici con miliardi di abitanti. Basti pensare che per la prima volta la frutta israeliana sfoggia un orgoglioso cartello di provenienza nel mercato ortofrutticolo di Ras Al Khor a Dubai.
Uno degli uomini-simbolo di quest'apertura è Dia Saba, centrocampista arabo-israeliano con un contratto triennale per la squadra di calcio dell’Al-Nasr Sc di Dubai. La questione va ben oltre lo sport: gli interessi condivisi spaziano ad oggi dalla biotecnologia all’informatica, dalla finanza alla tecnologia militare e di intelligence, ma arriveranno a coprire ogni settore dell’economia.
La pandemia ha evidenziato una debolezza degli Emirati: l’Unione è obbligata ad importare il 90% del cibo, mentre nel piccolo e frammentato territorio di Israele, grazie alla tecnologia, frutta e verdura vengono coltivate nel deserto. Un’azienda israeliana che si occupa di biotecnologie ha addirittura progettato un sensore per rilevare la penetrazione del punteruolo rosso, insetto infestante che distrugge le palme dall'interno. Questa invenzione è di primario interesse negli Emirati, poiché sul loro suolo cresce un terzo delle palme presenti nel mondo.
Se pensate invece all’industria multimilionaria dell’allevamento dei cammelli, che richiede un milione di tonnellate di foraggio ultra-premium all'anno, potrete facilmente capire l’importanza dell'esperienza israeliana nel riuscire a produrre verdura e vegetazione nei climi semiaridi.
Le possibilità di sviluppo sono infinite, ma è fondamentale tornare al nostro focus sui diamanti: le Borse di Ramat Gan e Dubai hanno aperto uffici nei reciproci Paesi, costituendo un polo congiunto di capitali, di competenze e potere economico inimmaginabile prima d’ora.
Stiamo assistendo alla nascita di un’epoca d’oro per i due schieramenti, che insieme potrebbero ristabilire il controllo del mercato, riportando l’equilibrio nei confronti dei paesi che stanno progressivamente erodendo la supremazia ebraica nel settore.
Grazie alla firma di questi accordi le banche israeliane ed emiratine avranno la possibilità di svolgere transazioni tra loro e ricevere reciproci pagamenti. Fino ad oggi era vietato.
Gli Israeliani potranno vendere a clienti Emiratini i propri diamanti e i commercianti Emiratini potranno volare in Israele per comprare, vendere e investire senza essere schiavi di paesi intermediari.
A sancire tutto ciò, la linea aerea Etihad ha lanciato un sito in versione ebraica e stabilito un collegamento di voli diretti tra Tel Aviv e Abu Dhabi. Forse per chi non è avvezzo a interessarsi delle questioni mediorientali sembra banale, ma ciò costituisce una vera svolta epocale.
Di certo queste novità fanno storcere il naso non poco a una parte della comunità palestinese.
Mentre si firmava l'accordo a Washington, da Gaza partivano missili verso Israele.
L'Organizzazione per la liberazione della Palestina ha definito il 15 settembre 2020 «un giorno nero nella storia del popolo palestinese» poiché la pace avrebbe richiesto la fine dell'occupazione israeliana nei territori.
A mio parere si tratta di un enorme passo in avanti, sia per i due paesi direttamente coinvolti che per il mondo intero. Sicuramente le conseguenze economiche della pandemia hanno dato una spinta consistente all’intero processo, ma questo passo di fratellanza tra Ebrei e Musulmani in generale era auspicabile da parte di tutti.
Le ripercussioni degli accordi potrebbero nel breve termine portare ad una nuova ondata di terrore e di violenza da parte degli estremisti religiosi, ma sul lungo termine tutti potremo sperare di vivere in un mondo un po’ più sicuro.
Per ulteriori informazioni visita il nostro sito www.hdex.ch.

A cura di Dario Cominotti

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