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AvanTITrasformare il deserto in terreno coltivabile

23.11.22 - 08:00
Un team di scienziati cinesi ha sviluppato una cellulosa vegetale in grado di convertire il deserto in terreno fertile
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Trasformare il deserto in terreno coltivabile
Un team di scienziati cinesi ha sviluppato una cellulosa vegetale in grado di convertire il deserto in terreno fertile

Un team di scienziati cinesi ha sviluppato un sistema basato su una cellulosa vegetale in grado di trasformare il deserto in terreno fertile, quindi adatto all’agricoltura. La scoperta potrebbe eliminare il problema della fame nel mondo e aprire nuove prospettive di crescita economica e sociale, rivoluzionando la vita di milioni di persone. Il progetto “Desert agricultural transformation” è stato selezionato tra i quindici finalisti del Premio Earthshot, considerato l’Oscar dell’ecologia con cui il principe Williams e la Royal Foundation premiano i cinque migliori progetti che aiuteranno a rigenerare il nostro Pianeta nei prossimi 10 anni.
Gli scienziati della Chongqing Jiatong university, coordinati dal professor Yi Zhijian, hanno messo a punto una pasta a base di cellulosa vegetale che, se mescolata al terreno sabbioso come quello di un deserto, lo porta ad avere le stesse caratteristiche di un campo coltivabile. Si tratta di un mix che aiuta il suolo a trattenere l’acqua, l’aria e i nutrienti. In questo modo i ricercatori cinesi sono riusciti non solo a fermare l’avanzata delle aree desertiche, ma anche a convertirle in terreni agricoli.
La sperimentazione è partita sei anni fa su 2mila metri quadrati del deserto di Ulan Buh, a 1.100 metri di quota nel nord della Cina, e ha avuto un esito positivo già al primo raccolto quando la quantità di alimenti come riso, mais, patate dolci, ravanelli e colza, sono stati superiori al 50% rispetto ai campi tradizionali coltivati nella stessa zona grazie al mix di sabbia trattata con lo speciale miscuglio di acqua e cellulosa.
La prima fase dello studio ha riguardato l’analisi delle caratteristiche della sabbia e del suolo e si è osservato che, nonostante la scarsità di piogge, c’erano riserve idriche sotterranee importanti. La seconda fase, più sperimentale, è andata avanti per anni con il contributo di ricercatori di varie discipline, con l’obiettivo di far sì che la sabbia avesse le caratteristiche di un terreno coltivabile “impastandola” con una cellulosa vegetale umida, non tossica, ecologica, economica e utilizzabile come additivo alimentare.
Con una piccola quantità unita all’acqua, si è scoperto che questa cellulosa può produrre un composto viscoso che può essere steso e mescolato col terreno direttamente da macchinari agricoli. Infine, gli scienziati hanno notato che, nonostante l’erosione del vento e dell’acqua, l’area sabbiosa trattata non è tornata, dopo il raccolto, allo stato originale. Anzi, a tre mesi dal primo raccolto sono comparsi anche formiche, lombrichi, millepiedi e larve di insetti.
Oggi, il deserto di Maowusu nella regione della Mongolia, che fino a poco fa occupava circa 40.000 kmq, è sparito dalle mappe e il 93,24% del territorio è diventato verde. «Il cambiamento climatico sta trasformando gran parte dei terreni della Terra in un deserto inospitale. Quando la terra fertile diventa sterile, gli agricoltori non possono coltivare, il che significa più fame, in particolare nelle parti più povere del mondo. La nostra soluzione trasforma le pianure aride in pascoli produttivi. Pensiamo di aver trovato una soluzione alla crescente insicurezza alimentare e siamo orgogliosi di questo riconoscimento da parte dell’Earthshot Prize», ha dichiarato Yi Zhijian.

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