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LUGANOIntervista a Kewin Warwick, ospite di Visionary Day il 18 settembre a Lugano

25.04.19 - 09:42
Di Sara Bracchetti
Intervista a Kewin Warwick, ospite di Visionary Day il 18 settembre a Lugano

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Di Sara Bracchetti

Professor Warwick, cosa si prova ad avere un microchip sotto la pelle?

Il primo chip serviva esclusivamente per l’identificazione, come quelli che si mettono ai cani. Lo usavo per aprire le porte, accendere le luci… Mi ha mostrato quanto possa essere utile come strumento extra di identificazione, assieme al passaporto. Il secondo impianto è stato molto più importante. Ha collegato il mio sistema nervoso con internet, tramite un computer. Il mio cervello ha imparato a riconoscere gli impulsi elettronici. Quando venivano impiegati segnali ultrasonici, avevo la sensazione che qualcosa fosse vicino. Potevo dire con precisione la distanza dagli oggetti anche senza vederli. Sono anche entrato in connessione con una mano robotica. Sentivo la sua forza, sentivo che quella mano ero io. Anche nel momento in cui io mi trovavo a New York e la mano nel Regno Unito.

Un corpo estraneo dentro di lei: non ha mai avuto paura?

Non dal punto di vista “materiale”. Platino, iridio, silicio: l’organismo è ok al contatto con questi elementi. Ma quando immetti segnali elettrici nel sistema nervoso, non puoi essere sicuro di come reagirà il tuo cervello. Era un esperimento alla dottor Jekyll & Mr Hyde. Nessunomai l’aveva fatto prima, non avevamo idea di che cosa sarebbe potuto accadere. Non sapevamo nemmeno quale grandezza di voltaggio e corrente usare.

Non è un po’ troppo rischioso?

Beh, il rischio fa parte della sperimentazione. Se impianti qualcosa nel tuo organismo, puoi sempre andare incontro a un’infezione. E all’interno del sistema nervoso si può propagare rapidamente. Nel mio caso, i chirurghi temevano che potessi perdere l'uso della mano. Ma via via che l’esperimento si ripete, i rischi diminuiscono considerevolmente. Per questo, adesso, non voglio fermarmi.

Cos’ha in mente?

Vorrei collegare due cervelli e farli comunicare. Potrebbe essere molto pericoloso, ma non potremo mai essere sicuri di che cosa accadrà finché non lo faremo.

Ha ragione chi la chiama Captain Cyborg, non trova? Le piace il soprannome? Oppure la offende?

Mi lascia a mio agio, se questo aiuta a rendere le persone più consapevoli della ricerca che conduco. Se serve a spiegare più semplicemente cosa faccio, va bene. Ma se lo si usa per divertirsi, allora no, non è così bello.

Perché la gente ha così paura dell’innovazione, e la scongiura con una presa in giro?

Come scienziato, so cosa posso aspettarmi, anche quando rimangono molte incognite. A volte portare a termine gli esperimenti può essere spaventoso, ma ci provo. Per la gente comune è diverso. Le persone non hanno il quadro completo e guardano più al potenziale negativo, a ciò che potrebbe andare storto, invece di concentrarsi sul bene che ne potrebbe derivare.

In Svezia la gente è più coraggiosa. Che cos’hanno là che qui non c’è?

È vero, gli svedesi hanno consentito l'uso di impianti Rfid per il pagamento sui treni. Sono in anticipo rispetto alla media, sono contento. Forse altri Paesi seguiranno l'esempio.

E che ne è della privacy?

È già stata adulterata dall’avvento della tecnologia. Telefoni, televisori, telecamere… Hanno tutti una privacy alterata. E quando avremo la possibilità di comunicare cervello a cervello, e verrà trasmesso il pensiero, le cose cambieranno di nuovo e per davvero. Credo che trarremo un enorme beneficio dalla possibilità di inviare emozioni, sentimenti, idee, pensieri. La privacy sarà all'interno delle nostre menti, piuttosto che all'esterno.

Liberarsi di contanti, tessere fedeltà, carte di credito, abbonamenti dei treni, documenti di identità. Molto comodo, ma il passato ci dice che è stata la ricerca del comfort a produrre le peggiori derive. Lei che ne pensa?

Non sono d'accordo. Non è solo una questione di comodità. È un mondo che inevitabilmente cambia, ci avvantaggia e offre modi migliori di esistere. Pensiamo alle applicazioni della tecnologia alla medicina, per esempio, alle terapie per chi ha problemi neurologici.

Appunto. Crede che la tecnologia debba avere carta bianca o abbia confini da non oltrepassare?

Credo che le macchine e l’interazione con l’essere umano possano essere applicati a qualsiasi cosa. In alcuni casi, sostituendo gli esseri umani. In altri, aiutandoli. Non vedo linee di confine.

Ma qual è lo scopo della contaminazione uomo-macchina: ci troveremo a competere con loro, un giorno, e vincerle per non soccombere? O ce ne serviremo solo per superare noi stessi?

Dobbiamo stare attenti, perché c'è sempre la possibilità che le macchine intelligenti, in rete, possano agire contro l'umanità. Collegandoci con loro, invece, possiamo sfruttare il potere dell'unione. Un cervello umano, collegato a un cervello di intelligenza artificiale, ha un potere immenso, perché può beneficiare del meglio di entrambe le realtà. Se non ci uniamo, potrebbe essere il disastro: demandare sempre più alle macchine fino a perderne il controllo.

Matrix. La filmografia si è sempre dimostrata spaventata dal futuro. Complica il lavoro della scienza o l’aiuta, comunque, ad avvicinarsi alla gente?

I film hanno lati buoni e alcuni lati cattivi. Penso che possano aiutare la gente ad abituarsi alla tecnologia e a quello che ha da offrire. È abbastanza utile fare riferimento a Matrix o Terminator per spiegare ciò che sta arrivando. I film presentano anche scenari pericolosi - ed è importante tenere a mente anche questi. Intendo dire, dobbiamo assicurarci che non creeremo una “situazione Terminator”.

Il tema è vecchio, ma non ancora anacronistico. Blade Runner: accadrà un giorno che non sapremo più distinguere l’uomo dalla macchina?

Film eccellente. Personalmente penso che non ci siano così tante ragioni per produrre robot che siano copie, fisicamente, degli umani. Magari i sexy robot. Ma poter fare il download di un cervello umano, operativo in tutto il suo potenziale, in un corpo da robot, sarebbe estremamente utile. Questo potrebbe succedere.

Qual è il posto dell’etica, nel mondo digitale?

È importante che gli scienziati ne siano consapevoli. Ma l’etica cambia man mano che acquisiamo familiarità con ciò che la tecnologia può fare. La chirurgia laser dell'occhio è un buon esempio recente: qualcosa che in passato ci ha spaventato è ora qualcosa che desideriamo. Un esperimento non è solo positivo o solo negativo; dipende poi da come viene utilizzato. Per il ricercatore, può essere utile scoprire che , piuttosto che fermarsi davanti a preoccupazioni etiche.

Professore, ma abbiamo davvero bisogno di tutto questo?

Probabilmente non abbiamo bisogno di tutto. Ma finché avremo la capacità di creare nuovi, eccitanti futuri, dovremo esplorarli. Può darsi che la nuova tecnologia aiuterà le persone a livello terapeutico. Oppure, collegando un cervello umano all'intelligenza artificiale, potremmo capire le cose in molte dimensioni - e allora saremo in grado di viaggiare verso pianeti lontani, cosa che non possiamo fare al momento. Sicuramente, una tale ricerca vale la pena di essere approfondita.


Questo articolo è stato realizzato da ated - Associazione Ticinese Evoluzione Digitale, non fa parte del contenuto redazionale.
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