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PRIME IMPRESSIONIPorsche 718 Spyder, emozioni forti a cielo aperto

29.07.19 - 09:00
Look ispirato, interni essenziali e capote manuale: la roadster tedesca si spoglia per offrire la massima intensità di guida. Con telaio GT ed irresistibile sei cilindri boxer aspirato da 420 cv.
Porsche 718 Spyder, emozioni forti a cielo aperto
Look ispirato, interni essenziali e capote manuale: la roadster tedesca si spoglia per offrire la massima intensità di guida. Con telaio GT ed irresistibile sei cilindri boxer aspirato da 420 cv.

Capelli al vento, una buona schiena per “sopportare” il telaio GT sulle strade aperte mai perfette, soprattutto tanto gusto nel ritrovare non soltanto la magia del sei cilindri boxer dietro le spalle, ma anche assetto e telaio della Cayman più performante, che per la prima volta concede infatti alla 718 aperta tutte le sue raffinate risorse tecniche di telaio: la Spyder di vertice è un “giocattolo” raffinato ed esclusivo (anche nel prezzo, che parte da 123'400 CHF) capace di offrire sensazioni intense. Incluso il design che in numerosi dettagli riprende volutamente il design inconfondibile delle più famose roadster Porsche come 550 Spyder e 718 RS 60 Spyder, tra cui le carenature posteriori richiudibili dietro agli appoggiatesta, i cosiddetti “streamliner”. Ne varrà la pena?

Meccanica ed aerodinamica “incollano” l’auto alla strada.
Per domare a dovere i 420 cavalli del poderoso 4 litri aspirato a sei cilindri contrapposti, la Spyder adotta infatti per la prima volta le stesse sospensioni impiegate sulla Cayman GT4, tra cui spiccano i giunti sferici per il collegamento diretto tra scocca e sospensioni ed il controllo elettronico di assetto Pasm con sospensioni ribassate di 30 mm, cui si aggiunge il contributo del differenziale autobloccante sulle ruote motrici posteriori. A livello aerodinamico non c’è naturalmente la vistosa ala fissa in coda, sostituita da un più discreto spoiler che sale automaticamente nella posizione di massima deportanza a partire dai 120 km/h, ma resta anche qui il grande diffusore posteriore che permette di aggiungere un considerevole aiuto al carico verticale ad alta velocità. In combinazione all’aerodinamica frontale con canalizzazione specifica dei vortici d’aria. Fanno inoltre parte del “pacchetto” ad alte prestazioni i freni con le massime prestazioni, anche in soluzione carboceramica (dischi anteriori ancora più grandi, da 380 a 410 mm di diametro, ma più leggeri) per i conducenti più affezionati alle staccate d’autore o, più semplicemente, alla raffinatezza tecnica. Ruote standard da 20”, con misura differenziata. Del resto, la Spyder rinuncia pressoché a nulla delle qualità dinamiche della “cugina” a carrozzeria chiusa, vantando il medesimo scatto da fermo ai 100 km orari – 4,4 secondi – con un modestissimo deficit giusto sul piano della velocità massima, comunque di un 1 km/h superiore ai 300 orari: non male su una scoperta a due posti con capote in tela… E se pensate che la carrozzeria aperta significhi perdere troppo sul piano della rigidità torsionale, possiamo scongiurare ogni dubbio quanto meno su strada: le caratteristiche vibrazioni che spesso accompagnano le auto convertibili non sono avvertibili in alcuna situazione e la guida impegnata restituisce gran precisione, insieme ad una grandiosa rapidità di azione tra le curve.

Obiettivo guidare: sotto questo profilo la vettura è perfetta
La Spyder non manca di mostrare la sua anima performante sin dai primi metri, con l’assetto che pure in modalità normale di marcia mostra subito un’evidente rigidità. Non scorbutica, poiché in realtà le sospensioni copiano a dovere ogni imperfezione consentendo sempre un contatto ottimale tra ruote e fondo stradale, ma senza dubbio diretta poiché il livello di filtro è quello indispensabile. I gusci sottili dei sedili sportivi non sono naturalmente gran che isolanti ma, d’altro canto, in questo modo guidatore e passeggero possono godere della più elevata sensibilità, verso la massima unione con il mezzo meccanico. Invita a sapori ed emozioni diretti, dal tocco vagamente retrò, la stessa capote in tela, costruita con la massima leggerezza in ossequio alla filosofia della vettura che pesa 1420 kg. A parte lo sblocco elettrico, la movimentazione di apertura e chiusura fa infatti eseguita a mano, dall’esterno, seguendo una procedura di cinque movimenti: niente conversione in movimento “last minute”, dunque, e viaggiando a cielo aperto è meglio dare sempre un occhio agli eventuali temporali in agguato per mettere in conto il tempo necessario alla chiusura della vettura; peraltro, il profilo filante della Spyder consente all’occorrenza di viaggiare con pioggerellina fine senza bagnare gran che il prezioso abitacolo. Il comfort, qui, passa del resto ben in secondo piano: la roadster tedesca è finalizzata a piacere ed intensità di guida. Ben immersi nel compatto abitacolo, con il piccolo volante tra le mani e la mano destra vicinissima alla leva del cambio – unicamente e rigorosamente manuale, a sei rapporti –, si assapora ogni dettaglio del pilotaggio; dalla traiettoria pennellata con minimi tocchi sul volante all’accelerazione decisa, progressiva e “cattiva” in uscita di curva, con la forte aderenza laterale da contrastare inclinando volentieri la testa verso l’interno. Senza scordare il “sound” inequivocabile del “flat six” giusto dietro le spalle: pieno, profondo e poi via via più acuto e metallico, un piacere da far quasi stonare la presenza a bordo dell’infotainment. Si gioca alla grande con lo stesso cambio: i passaggi sono rapidissimi e la leva ha una corsa corta e precisa che è quasi irreale; le doppiette sono automatizzate per la massima armonia di cambiata, ma questa funzione è escludibile per esibirsi nei propri, personali virtuosismi di punta-tacco sulla pedaliera professionale. Sapori forti, senza tempo, con tanta essenzialità: la Spyder è una 718 per pochi non soltanto nel prezzo ma per la sua stessa natura; piuttosto estrema, ma al tempo stesso pura.

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