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CANTONE«Riportare i negozi in centro? Facciamo squadra, non sotterfugi»

26.10.17 - 06:04
Il progetto del comune lascia «sbigottiti» i commercianti, che hanno saputo solo «a cose fatte». Ma «forse il vero treno l'abbiamo perso»
«Riportare i negozi in centro? Facciamo squadra, non sotterfugi»
Il progetto del comune lascia «sbigottiti» i commercianti, che hanno saputo solo «a cose fatte». Ma «forse il vero treno l'abbiamo perso»

CHIASSO - Per essere cosa che aspira a riportare i negozi in corso San Gottardo, ha seguito un iter quantomeno inconsueto. A marzo l'idea in Municipio. A ottobre l'annuncio del progetto, "Frequenze": riqualificare i locali sfitti, trasformarli in sede temporanea di iniziative culturali capaci di attrarre la gente, in attesa di tornare a ospitare esercizi commerciali. «Il fine ultimo è trovare nuovi inquilini», assicura il vicesindaco Roberta Pantani.

Eppure, di tutto questo, i commercianti sono rimasti all'oscuro fino a ieri.

«In realtà questa presentazione ci lascia sbigottiti», dice Paolo Pellegrini, presidente della società dei commercianti del Mendrisiotto. «È una proposta del municipio. Punto. Ne prendiamo atto, ma ci saremmo aspettati quantomeno un coinvolgimento. Il commercio, specie in questo periodo, ha bisogno di sinergie, non di sotterfugi e di iniziative portate avanti di nascosto. Restiamo in attesa di un cenno».

Pellegrini, sia sincero: davvero non eravate al corrente di nulla?

«Avevamo sentito che qualcosa era nell'aria, ma non ne sapevamo nulla, no. Abbiamo ricevuto solo il giorno prima il comunicato che annunciava la presentazione dell'iniziativa all'ex bar Mascetti. Tre rappresentanti del nostro comitato sono andati ad ascoltare».

E...? Come la giudica? Servirà a far tornare i commercianti?

«Non posso entrare nel merito, visto che non la conosco. E sulla sua possibile resa commerciale non so cosa dire, per lo stesso motivo. Non so valutare ciò che non conosco. Dico solo che mi sembra un'occasione persa. Un peccato». 

Si prova a riqualificare l'immagine del Corso, per attrarre la gente in vista di attrarre i negozianti. Ma nessun incentivo o facilitazione per loro. Perché? Non ce n'è forse bisogno? 

«Io capisco anche le considerazioni fatte dal municipio, che invita a tornare in Corso San Gottardo e in fondo tanto più di questo non può fare. Però...»

Però?

«Però mi resta il cruccio. Almeno informarci. Invece ci hanno presentato tutto a cose fatte».  

Avevate qualcosa da dire?

«Dipende. Il comune ha preso contatto con i proprietari degli stabili. Che cosa hanno detto? Non lo sappiamo. Sono disposti ad abbassare gli affitti? È vero che non si fidano più a dar via i locali? Che non sono sicuri della validità dei commerci? Questo andrebbe prima capito, per capire poi come muoversi». 

L'affitto però è forse solo il minore dei mali, non trova? Non dica che è il nocciolo del problema.

«Sicuramente no. È un momento difficile, per l'economia in genere e per le piccole e medie imprese. E i motivi non vanno cercati solo negli acquisti oltre confine, ma nell'impennata dello shopping online. In Svizzera, il fatturato ha ormai superato i sette miliardi. Il commercio è cambiato, ed è cambiato in modo repentino. Il discorso è più ampio del semplice affitto. Ma proporre canoni proporzionali e adeguati alla situazione attuale potrebbe essere interessante e d'aiuto». 

E poi? Se i commercianti se ne sono andati, è perché le cose andavano male. Come si fa a farle andare meglio?

«Servono di sicuro altre misure. Neppure io ho idea di quali. Il fatto è che forse il treno vero l'abbiamo perso. Non abbiamo saputo diventare forti in niente. Abbiamo puntato solo sugli articoli di confine: la benzina, lo zucchero. Un commercio facile, senza peculiarità, se non quella di restare aperti a lungo».

Quali sono le "nuove attività" che potrebbero prendere il posto delle vecchie?

«L'online ha reso le cose più complicate. Diciamolo, anche se gli affitti venissero ridotti della metà, rimarrebbe il problema: non avremmo comunque clienti».

E dunque: c'è modo di recuperare la situazione o è tutto finito, i negozi in centro non torneranno più?

«A Chiasso, tante superfici al piano terra sono state prese da chi fornisce servizi. Centri medici, assicurazioni, broker: a parità di affitto, hanno anche una vetrina. È una visione nuova delle strade, alla quale si stenta ad abituarsi. Il municipio se ne sta rendendo conto. Ha capito che bisogna investire. In un certo senso fa piacere. Fa piacere vedere che si chinano sul problema, senza considerarlo invece solo un problema dei commercianti».

Ma lei una soluzione in testa ce l'ha?

«Se ce l'avessi, farei altro. C'è il degrado e si fa fatica. La verità è che chi è ancora aperto, è aperto perché è davvero bravo. E questo ci viene riconosciuto troppo poco». 

 

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