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UNIONE EUROPEAParadisi fiscali, la Svizzera sulla lista grigia

05.12.17 - 15:34
Progressi insoddisfacenti secondo l'Ecofin
Keystone
Paradisi fiscali, la Svizzera sulla lista grigia
Progressi insoddisfacenti secondo l'Ecofin

BRUXELLES - L'Ecofin, che riunisce i ministri delle finanze della UE, ha approvato la sua prima lista nera dei paradisi fiscali: contiene 17 paesi terzi, i cui progressi restano insoddisfacenti dopo dieci mesi di dialogo. È stata stilata anche una "lista grigia" di 47 paesi sotto osservazione: fra di essi figura la Svizzera.

Il commissario Ue agli affari economici, Pierre Moscovici, ha detto che la lista dei paradisi fiscali «rappresenta un progresso sostanziale, ma resta una risposta insufficiente all'ampiezza dell'evasione globale». «Chiedo perciò ai ministri di evitare ingenuità: i paesi che si sono impegnati a cambiare le leggi devono farlo il prima possibile e bisogna anche pensare a sanzioni».

Secondo le informazioni finora disponibili la lista nera comprende Samoa, Bahrain, Barbados, Grenada, Guam, Corea del Sud, Macao, Isole Marshall, Mongolia, Namibia, Palau, Panama, Santa Lucia, Trinidad e Tobago, Tunisia ed Emirati Arabi.

La Svizzera si trova invece sulla cosiddetta Watch List: comprende paesi che si sono impegnati a modificare, su pressione dell'UE, la propria legislazione fiscale.

«Abbiamo adottato oggi una lista di 17 stati che non fanno il necessario per contrastare l'evasione», ha detto il ministro francese delle finanze, Bruno Le Maire. «Ho chiesto alla commissione europea di definire rapidamente le sanzioni da applicare a questi stati».

Liechtenstein - Anche il Liechtenstein, come la Svizzera, è stato posto dai ministri delle finanze dell'Ue sulla lista dei paesi sotto osservazione per le loro pratiche fiscali.

Il principato è finito sulla cosiddetta lista grigia per la mancanza alcune clausole anti-abuso nella normativa tributaria sulle imprese, ha indicato all'ats Markus Biedermann, segretario generale del ministero della presidenza e delle finanze. Il governo di Vaduz ha assicurato all'Unione europea che la lacuna sarà colmata entro la fine del 2018.

Il fatto che il Liechtenstein non figuri nella lista nera dei paradisi fiscali viene visto dall'esecutivo come "il risultato della sua credibile strategia di riconoscimento e applicazione degli standard fiscali europei e internazionali". Questa strategia sarà portata avanti, con l'obiettivo di rafforzare la posizione del principato quale piazza finanziaria competitiva nonché attenta allo stato di diritto e agli standard tributari.

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