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STATI UNITITrump attacca la Fed dopo il rialzo dei tassi

19.07.18 - 23:03
Il presidente Usa si è detto «non contento», rompendo la lunga tradizione non scritta in base alla quale i presidenti americani non parlano di politica monetaria
Keystone
Trump attacca la Fed dopo il rialzo dei tassi
Il presidente Usa si è detto «non contento», rompendo la lunga tradizione non scritta in base alla quale i presidenti americani non parlano di politica monetaria

STATI UNITI - Donald Trump critica la Fed e i suoi rialzi dei tassi di interesse, rompendo la lunga tradizione non scritta in base alla quale i presidenti americani non parlano di politica monetaria. E andando ad allungare la sua già lunga lista di istituzioni criticate attaccate. Dopo l'Fbi e la Cia, ora anche la Fed.

«Non sono contento» dei rialzi perché «ci mettono in una posizione di svantaggio», dice Trump in un'intervista alla Cnbc. Consapevole dell'effetto delle sue parole, che vanno a minare l'indipendenza caposaldo dell'esistenza della Fed il presidente aggiunge: «Lo dico come lo direi da privato cittadino. Qualcuno dirà: 'non avrebbe dovuto dirlo da presidente'. Ma non mi interessa».

Le critiche però sono immediate: Trump «ha valicato» un'ennesima linea rossa.

La Casa Bianca corre ai ripari, ma senza grande esito: il presidente «ovviamente rispetta l'indipendenza della Fed» e «non sta intralciando» le sue decisioni.

Lodando Jerome Powell, che ha scelto per la presidenza della Fed, Trump afferma: è «bravo ma questo non significa necessariamente che sono d'accordo con lui». «Non sono contento - spiega - perché i tassi salgono e ogni volta che salgono vogliono alzarli ancora. Non sono contento, ma allo stesso tempo lascio fare» alla Fed «quello che ritengono sia meglio».

Poi lancia una nuova frecciata all'Europa «dal denaro facile» che fa calare l'euro e alla Cina, dove lo yuan sta affondando. Il dollaro - dice - invece «sale e questo ci mette in una posizione di svantaggio».

La norma non scritta in base alla quale i presidente americani non parlano di politica monetaria è in vigore da 25 anni, da quando nel 1993 Robert Rubin, l'ex Goldman Sachs segretario al Tesoro dell'amministrazione Clinton, la introdusse. Da allora le amministrazioni che si sono succedute l'hanno rispettata.

Ma non è sempre stato così: le pressioni politiche sui presidenti della Fed William McChesney da parte dell'amministrazione Johnson e su Arthur Burns da parte di quella Nixon sono ritenute responsabili della politica del denaro facile accusata di essere alla base dell'impennata dell'inflazione negli anni 1970. E alcuni 'scivoloni' sono stati compiuti anche da altri presidenti, ma nessuno si è mai spinto così oltre come Trump.

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