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REGNO UNITOTheresa May snobba Boris Johnson

18.09.17 - 17:40
Keystone / EPA
Theresa May snobba Boris Johnson

LONDRA - «Boris è Boris e il governo lo guida chi sta al volante». Theresa May snobba il rilancio del suo ministro degli Esteri, Boris Johnson, sul tema di una sorta di "hard Brexit' interpretato dai media come una possibile sfida alla sua stessa (fragile) leadership nel Partito Conservatore.

Citata oggi da SkyNews, la premier ha cercato di mostrarsi sicura di sé e di non scomporsi, evitando per ora di mettere in discussione il ruolo dello scomodo compagno di partito nell'esecutivo, ma cercando comunque di ridimensionarlo. Al contempo ha tuttavia confermato - a 4 giorni dall'appuntamento con un nuovo discorso manifesto sulla Brexit, in calendario durante una visita a Firenze il giorno 22 e atteso come «conciliante» - l'impegno a portare avanti il percorso di sganciamento dall'Ue secondo i principi, piuttosto tranchant, di un precedente "speech" da lei tenuto nei mesi scorsi alla Lancaster House di Londra. «Voglio essere chiara sul fatto che il governo si basa nei negoziati (con Bruxelles) sui principi del discorso di Lancaster House», ha detto.

Johnson è tornato ad alzare i toni sul dossier Brexit durante il fine settimana, in un articolo nel quale ha rispolverato la controversa promessa fatta dai 'brexiteers' durante la campagna referendaria del 2016 secondo cui il Regno potrà risparmiare 350 milioni di sterline alla settimana grazie all'addio all'Ue e dirottarne una parte cospicua verso il malandato sistema sanitario nazionale (Nhs).

Parole che hanno innescato una polemica con l'autorità di controllo sulle statistiche, ma soprattutto hanno alimentato il sospetto di uno smarcamento del capo del Foreign Office dalla May. Johnson ha smentito, giurando che il partito e il governo sono «dietro Theresa» per condurre in porto con lei «una magnifica Brexit». Ma i dubbi restano e tra i commentatori c'é chi insiste a ipotizzare persino possibili dimissioni.

Il ministro degli Esteri, stando a fonti a lui vicine, sembra in ogni caso voler dare battaglia contro ogni ipotetico compromesso negoziale con Bruxelles (a Londra si è parlato di recente d'un presunto punto di caduta da 30 miliardi di sterline) sul cosiddetto conto di divorzio. È inoltre contrario all'idea di una transizione lunga prima dell'addio definitivo al club dei 28 durante il quale la Gran Bretagna potrebbe restare nel mercato unico europeo, con l'obbligo connesso di mantenere in vigore la libertà di circolazione. Un'idea fatta propria dal leader dell'opposizione laburista, Jeremy Corbyn, ma che viene apertamente considerata anche dentro il governo Tory - per un periodo d'almeno 3 anni - sia dal cancelliere dello Scacchiere, Philip Hammond, capofila dei 'moderati', sia da un euroscettico storico come il ministro per la Brexit, David Davis.

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