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REGNO UNITODall'età alla Brexit, la mappa del voto

09.06.17 - 17:06
Ecco come sono cambiati e come si sono distribuiti i flussi elettorali in Gran Bretagna. L'affluenza sfiora il 69%, è record dal 1997
Keystone
Dall'età alla Brexit, la mappa del voto
Ecco come sono cambiati e come si sono distribuiti i flussi elettorali in Gran Bretagna. L'affluenza sfiora il 69%, è record dal 1997

LONDRA - Ecco come sono cambiati e come si sono distribuiti i flussi elettorali in Gran Bretagna con le elezioni politiche dell'8 giugno, lungo alcune delle 'linee di faglia' (generazionali, sociali, politiche e geografiche) che attraversano un Regno diviso.

* GIOVANI E ANZIANI - Secondo i dati di Sky News l'affluenza fra i giovani (18-24 anni) è stata del 66,4%, in forte crescita rispetto al 43% registrato nelle precedenti elezioni del 2015. E i voti sono andati soprattutto al Labour di Jeremy Corbyn, che ha conquistato il 63% dei consensi fra i 18-34enni (dove si concentrano anche i disoccupati), contro il 27% dei Conservatori della premier Theresa May. Nella fascia di età dei 35-54 anni entrambi i partiti conquistano il 43% del consenso. Fra gli over 55, fascia che include i pensionati, invece i Tories contano su un 59%, mentre il Labour sul 23%.

* PRO E ANTI BREXIT - Se resta la predominanza del Labour nei centri urbani e dei Tories nelle campagne, un fattore determinante dei risultati è stata la linea adottata sulla Brexit. I Conservatori pagano il loro approccio intransigente al divorzio da Bruxelles. Nei seggi dove i Remain avevano vinto nel referendum del 23 giugno 2016 c'è stato uno 'swing', uno spostamento di voti, dell'8% dai Conservatori verso il Labour, che invece, pur senza opporsi al divorzio dall'Ue, propone una uscita più "soft". E' emerso anche che l'emorragia di voti dell'Ukip, in particolare nel nord dell'Inghilterra, ha visto il ritorno degli elettori al loro partito d'origine, Tory o Labour, dopo aver votato euroscettico in molti casi per protesta.

* PARTITI NAZIONALI E VOTO LOCALE - Un fenomeno molto importante è stato il netto predominio dei partiti a livello nazionale anche nelle realtà locali. In particolare in Scozia, dove gli schieramenti unionisti, quindi Conservatori, Laburisti e Libem, hanno conquistato il 60% del voto. L'Snp di Nicola Sturgeon con il 37% dei consensi resta ancora il primo partito ma ha perso ben 21 seggi a Westminster, passando dal record di 56 agli attuali 35. Segno quindi che Sturgeon è stata penalizzata per la richiesta di un nuovo referendum sull'indipendenza da Londra.

* VOTO FEMMINILE - E' stato determinante per far eleggere al Parlamento di Westminster, per la prima volta nella storia del Regno Unito, oltre duecento donne. Questo grazie al più alto numero di candidate, il 29% del totale, con il Labour che ne ha presentate più di tutti gli altri partiti, il 40,4%.

L'affluenza sfiora il 69%, è record dal 1997 - Affluenza record da 20 anni a questa parte, grazie soprattutto al voto giovanile trascinato da Jeremy Corbyn: il dato ufficiale consolidato, quando manca un solo collegio da contare che non può modificarlo, si attesta al 68,7%: mai cosi in alto dal 1997.

Confermato poi sia per i Conservatori di Theresa May, sia i Laburisti di Corbyn il raggiungimento della barriera del 40%, vicino ai picchi storici dell'era Thatcher-Major e dell'era Blair. I primi sono al 42,4% (+5,5% dal 2015), i secondi al 40% (addirittura + 9%). Quanto agli altri partiti, il LibDem filo-Ue, pur riconquistando qualche deputato, restano al palo con un modesto 7,4%, cioè 0,5% meno del già deludente risultato incassato nel 2015 dall'ex leader Nick Clegg (paladino anti Brexit ora neppure rieletto ai Comuni). Brutta botta, poi, per gli indipendentisti scozzesi dell'Snp, che scendono al 3% nazionale (-1,7) e passano da 56 a 35 seggi nei 59 collegi di Scozia. Ma il vero disastro è quello dell'Ukip che, senza Nigel Farage, crollano sotto il 2% dei voti (-10,8).

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