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REGNO UNITOElezioni anticipate nel Regno Unito

19.04.17 - 19:59
Il Parlamento si è sciolto approvando la richiesta di Theresa May. Si voterà il prossimo 8 giugno
Keystone
Elezioni anticipate nel Regno Unito
Il Parlamento si è sciolto approvando la richiesta di Theresa May. Si voterà il prossimo 8 giugno

LONDRA - Il parlamento del Regno Unito si scioglie, approvando la mozione del governo Tory di Theresa May destinata a portare l'isola di nuovo a elezioni di qui a 50 giorni, l'8 giugno prossimo, con la Brexit come stella polare o pietra dello scandalo.

Sono bastate 24 ore - quelle trascorse dall'inatteso annuncio della premier sul suo fulmineo ripensamento a proposito d'un voto anticipato che fino al giorno prima aveva giurato e spergiurato di non volere - per rovesciare il tavolo della politica britannica.

I negoziati possono attendere, l'iter sul divorzio dall'Ue non rallenterà, assicurano un po' tutti: a Londra, a Bruxelles, a Berlino. I sudditi di Sua Maestà adesso hanno altro da fare, prepararsi alle urne in vista di quella che lady Theresa già dipinge come una corsa all'ultimo voto, baldanzosamente convinta di poter in realtà annichilire i laburisti del vecchio socialista Jeremy Corbyn e le altre opposizioni sparpagliate.

Sarà la terza campagna elettorale in tre anni, in un Paese considerato a lungo tempio di stabilità: dopo le politiche del 7 maggio 2015 e il referendum del 23 giugno 2016 segnato dal successo epocale dei sostenitori della Brexit. Il parlamento britannico, chiamato oggi a una scontata ratifica, non ha riservato altre sorprese. L'auto-scioglimento della Camera dei Comuni è passato a Westminster con 522 sì e appena 13 no, ben oltre il quorum dei due terzi richiesto (432). Hanno votato a favore - con i Conservatori - sia il Labour sia i Libdem di Tim Farron, mentre gli indipendentisti scozzesi dell'Snp di Nicola Sturgeon, first minister a Edimburgo, si sono astenuti.

Il dibattito, tuttavia, è stato acceso. May - che domani riceve a Downing Street il presidente dell'europarlamento, Antonio Tajani, ha preso di mira Corbyn (leader radicale caro alla base, ma inviso all'establishment interno ed esterno al partito) bollandolo come "inadatto a guidare" un governo. E ne ha irriso le ricette di sinistra come un viatico "alla bancarotta dell'economia del Paese". "Lotteremo per ogni voto", ha poi avvertito, ribadendo di volersi rafforzare per portare a casa una Brexit tarata sull'interesse britannico. Corbyn ha risposto dandole in sostanza, come altri, dell'opportunista e della bugiarda, "non credibile" dopo la piroetta sulle elezioni anticipate. Ha però detto d'accogliere di buon grado il voto - a dispetto di vari sondaggi rovinosi per il Labour - aggrappandosi alla speranza di poter ancora rimontare e mettere fine all'era "dell'austerity" e dei "privilegi".

Ma la sfida non sarà solo a due. L'Snp punta a confermarsi partito dominante in Scozia, in modo da far "sbriciolare" - parola di Nicola Sturgeon - il no del governo May al referendum bis sulla secessione del territorio del nord da Londra. I Libdem mirano a trasformare invece la partita in una sorta di rivincita se non sulla Brexit, almeno sul mercato unico europeo. Entrambi rischiano peraltro di far più male al traballante Labour che non ai Tories: tanto più che Farron pare corteggiare Tony Blair e ciò che resta dei blairiani per provare a suggellare lo strappo da Corbyn di un brandello di laburisti 'moderati' filo-Ue.

Quel che è certo è che l'impegno di Theresa May a "unire il Paese" stride con una campagna orientata semmai a cementare le divisioni - sulla Brexit, ma anche sociali e territoriali - che lo attraversano, capitalizzate in termini di caccia al consenso. E senza nemmeno la 'soddisfazione' di qualche vero duello tv: la premier, a scanso di rischi, conferma di non volervi partecipare. Secondo Corbyn, "ha paura e scappa"; secondo Farron, andrà sostituita "con una sedia vuota".

 

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