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ROMANIACade la testa del ministro della giustizia, ma le proteste continuano

09.02.17 - 20:57
Cade la testa del ministro della giustizia, ma le proteste continuano

BUCAREST - In Romania, dove non si ferma la protesta popolare contro la corruzione e contro il governo, oggi è caduta la testa del ministro della giustizia, Florin Iordache, autore del contestato decreto cosiddetto "salva-corrotti" all'origine delle imponenti manifestazioni popolari degli ultimi giorni.

Il provvedimento, che depenalizzava l'abuso d'ufficio e altri reati di corruzione, interpretato come un regalo ai tanti politici e imprenditori sotto inchiesta con accuse di corruzione, era stato ritirato dal governo del socialdemocratico Sorin Grindeanu, che intende sottoporre ora il tema della legislazione anticorruzione al parlamento con un nuovo disegno di legge.

Quella di Iordache è la seconda poltrona ministeriale a saltare nella Romania in preda alle proteste, dopo quella del ministro del commercio, Florin Jianu, dimessosi poco dopo il varo del contestato decreto. Per alcuni osservatori, Iordache, criticato dal premier per non aver illustrato al meglio e in maniera esauriente il decreto, poi revocato, sarebbe il capro espiatorio della difficile posizione in cui si è ritrovato il governo di centrosinistra, che ieri ha comunque superato indenne un voto di sfiducia in parlamento. Non è escluso che nei prossimi giorni arrivino altri cambiamenti a dar corpo a un mini-rimpasto di governo, forse necessario alla luce del vasto movimento di protesta popolare.

Intanto la Corte costituzionale ha fatto sapere oggi che non si pronuncerà sulla legittimità del decreto "salva-corrotti", così come richiesto nei giorni scorsi dall'ombudsman, dal momento che il provvedimento è stato ritirato dal governo e non ha più alcun valore legislativo.

Il ritiro del decreto e le dimissioni del ministro della giustizia non sembrano tuttavia placare il malcontento popolare. Le proteste proseguono e i manifestanti, anche se non così numerosi come nei giorni scorsi, continuano a scendere in piazza quotidianamente a Bucarest e in altre città per chiedere le dimissioni dell'intero governo, ritenuto ormai privo di ogni credibilità, e nuove elezioni a soli due mesi dal voto dell'11 dicembre scorso.

Un'ipotesi, questa, tuttavia non condivisa dal presidente della Repubblica, Klaus Iohannis, che sin dall'inizio si è schierato a fianco dei manifestanti. Nel suo intervento dell'altro ieri in parlamento Iohannis, pur accusando il governo di aver provocato la crisi in cui è sprofondata la Romania, ha fatto appello alla maggioranza perché apra al dialogo con le opposizioni, in particolare su temi di grande importanza e delicati, come quello della giustizia.
 

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