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BIELORUSSIALukashenko non ha rivali

11.10.15 - 19:55
Il presidente bielorusso uscente ha ricevuto l'89% dei voti
Lukashenko non ha rivali
Il presidente bielorusso uscente ha ricevuto l'89% dei voti

MINSK - Il controverso presidente bielorusso, Aleksandr Lukashenko, conquista un quinto mandato consecutivo superando i risultati della precedente elezione, dove si era fermato al 79,65%: questa volta si attesta tra l'80% e l'84% dei voti, secondo gli exit poll, e addirittura raggiunge l'89%, stando al fulmineo quanto sospetto annuncio di Lidia Yermoshina, presidente della commissione elettorale centrale.

"Sarebbe un brutto segno se ottenessi meno che nel 2010", aveva ammonito alla vigilia. I suoi tre sfidanti si sono fermati a distanze siderali: Tatiana Korotkevich, attivista del movimento di opposizione "Dì la verità", Serghiei Gaidukevich, leader del partito liberal-democratico, e Nikolai Ulakhovich, presidente del partito patriottico, questi ultimi considerati nomi di facciata.

Priva di un candidato unitario, l'opposizione era scesa in piazza ieri e aveva invitato a boicottare queste "elezioni farsa", denunciando brogli e abusi, come la percentuale record del 36% di voti anticipati. Ma la percentuale di affluenza, ufficialmente, è stata altissima (oltre l'80%) e per ora non ci sono proteste per brogli di massa.

Per Lukashenko la posta in gioco in queste elezioni è il possibile riavvicinamento con la Ue, contro il quale ha ammonito il nuovo premio Nobel per la letteratura, la bielorussa Svetlana Alexievich: "è un uomo indegno di fiducia", "è un uomo sovietico e non cambierà mai", ha accusato, ricordando che la Bielorussia resta una "dittatura soft".

Sarà il giudizio degli osservatori Osce, previsto per domani, a decidere il corso dei rapporti tra Bruxelles e Minsk, sotto l'occhio sospettoso di Mosca: forse basterà il riconoscimento di qualche "progresso", secondo alcuni diplomatici occidentali, per avviare una "normalizzazione" che dovrebbe passare entro fine mese attraverso la revoca o la sospensione delle sanzioni che dal 2006 isolano il Paese. Salvo repressioni dell'ultima ora, come successe nelle elezioni del 2010, quando l'opposizione scese in piazza denunciando brogli ed oltre 700 persone furono arrestate, compresi sette candidati presidenziali.

In seguito dovrebbe essere ripresa la cooperazione economica e politica, con il possibile afflusso di capitali e investimenti occidentali e la ripresa del dialogo con il Fmi, con cui i rapporti sono interrotti da cinque anni.

In effetti Lukashenko ha lanciato dei segnali di apertura: ha criticato l'annessione russa della Crimea rifiutandosi di riconoscerla, ha ospitato i negoziati di pace sull'Ucraina che hanno portato agli accordi di Minsk, lo scorso 22 agosto ha liberato sei prigionieri politici, tra cui l'ex candidato presidenziale Mikola Statkevitch. "Abbiamo fatto tutto quello che l'Occidente voleva alla vigilia delle elezioni. Se c'è il desiderio di migliorare le nostre relazioni, nessuno e nulla può impedirlo: ora la palla è saldamente nel campo europeo", ha avvisato Lukashenko al seggio dove ha votato.

Che l'Occidente provi a riavvicinarsi a quello che nel 2005 l'allora segretario di Stato Usa Condoleezza Rice definì come "l'ultimo dittatore d'Europa" lo dimostra anche la foto che il presidente americano Barack Obama e la moglie Michelle hanno accettato di farsi scattare insieme a Lukashenko e all'inseparabile figlioletto Kolia alla recente assemblea generale dell'Onu.

Del resto i rapporti di Lukashenko con il presidente russo Vladimir Putin non sono dei migliori. Nei giorni scorsi ha respinto la richiesta del leader del Cremlino di costruire una base aerea in Bielorussia, cosa che significherebbe la fine della neutralità e quindi dell'indipendenza di Minsk, che pure resta il primo e più solido alleato della Russia nell'ex Urss.

Quest'anno, inoltre, Mosca non ha versato i crediti abituali, un po' per la crisi che attanaglia il Paese, un po' in segno di malcontento verso le posizioni bielorusse. L'alleggerimento delle sanzioni sarebbe una boccata d'ossigeno per Lukashenko, abilissimo finora a manovrare tra Russia e Unione Europea. E per la Ue non si tratterebbe di sottrarre Minsk all'influenza di Mosca ma di aiutarla ad aprirsi e a mantenere la sua neutralità.

ats ansa

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