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ARGENTINAIl sottomarino scomparso stava svolgendo una missione di spionaggio

16.03.18 - 20:20
Lo ha ammesso oggi il governo argentino
Keystone
Il sottomarino scomparso stava svolgendo una missione di spionaggio
Lo ha ammesso oggi il governo argentino

BUENOS AIRES - Quattro mesi dopo la scomparsa dell'ARA San Juan nelle gelide acque dell'Atlantico Sud, il governo argentino ha ammesso che il sottomarino non svolgeva una missione di allenamento, come aveva detto precedentemente, ma bensì di spionaggio. Il controllo dei movimenti intorno all'arcipelago delle Falkland, di cui Buenos Aires reclama la sovranità come isole Malvinas, era uno dei suoi obiettivi.

La rivelazione è arrivata in una delle risposte presentate dal capo di gabinetto del presidente Mauricio Macri, Marcos Pena, alle domande dei deputati di Buenos Aires sulla vicenda del sottomarino, che non è mai stato ritrovato, dopo la sua scomparsa lo scorso 13 novembre, insieme ai 44 membri del suo equipaggio.

«L'obiettivo tattico prioritario di questa missione di pattuglia era la localizzazione, identificazione e registrazione fotografica/filmata di navi frigorifere, logistiche, petroliere o navi di ricerca di altre nazionalità, che stessero ricevendo un carico illegale da pescherecci», ha scritto Pena, e ha aggiunto che l'«obiettivo materiale secondario» della missione era il monitoraggio di «navi ed aeronavi che si muovono dalle isole Malvinas».

L'ammissione del governo argentino non ha stupito nessuno: è arcinoto che le due priorità delle autorità di Buenos Aires nell'Atlantico Sud sono la repressione della pesca illegale nelle sue acque territoriali - svolta in gran parte da navi asiatiche - e ovviamente il monitoraggio delle attività intorno e dalle isole Falkland.

Un altro dettaglio curioso, però, sembra essere contenuto in uno dei documenti che Pena ha consegnato ai deputati, nel quale si informa che «tre fonti diverse» hanno confermato l'«anomalia idroacustica» che sarebbe stata prodotta dall'implosione del San Juan, per cause ancora non stabilite con certezza.

Finora si sapeva solo dell'esistenza di due fonti - l'Organizzazione del Trattato per la proibizione completa dei test nucleari, con base a Vienna, e l'intelligence navale degli Stati Uniti - e secondo il quotidiano La Nacion questa terza fonte, non identificata nel rapporto, sarebbe la Marina britannica. Lo stesso giornale sostiene che nessuna fonte ufficiale ha finora confermato questa ipotesi, ma ha sottolineato che se fosse vera «avrebbe un impatto notevole in ambienti politici e militari».

Queste nuove rivelazioni, e i dubbi che producono, arrivano nello stesso momento in cui i famigliari dell'equipaggio del San Juan stanno organizzando manifestazioni per chiedere che non si sospenda la ricerca del sottomarino.

Solo ieri, gruppo di parenti dei marinai scomparsi si sono concentrati davanti alla base navale di Mar del Plata - da dove è partito e doveva ritornare il San Juan - e alla Casa Rosada, la sede dell'esecutivo nel centro di Buenos Aires, per chiedere che si vada avanti con le ricerche. «Siamo stanchi, siamo tristi e la nostra angoscia cresce. La ricerca deve andare avanti finché non li troveranno», ha detto alla stampa la sorella di uno dei marinai che viaggiavano a bordo del San Juan.
 
 

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