Gli esperti della Società Italiana di Parodontologia e Implantologia invitano «a utilizzarli con cautela»
RIMINI - Dalle ortopanoramiche alle radiografie, fino alle tac: di raggi x dal dentista si rischia di prenderne troppi e non sempre utili. Con la conseguenza di esporre i pazienti a una dose eccessiva di radiazioni dannose per la salute. È la preoccupazione degli esperti della Società Italiana di Parodontologia e Implantologia (SIdP) che, in occasione del ventesimo Congresso Nazionale che si chiude oggi a Rimini, invitano «a utilizzarli con cautela».
I raggi X per verificare la presenza di carie o per capire come fare un impianto dentale, spiega il presidente SIdP Mario Aimetti, «rappresentano uno strumento importante per la salute della bocca ma il nostro obiettivo è richiamare a un utilizzo appropriato, limitato ai casi in cui è necessario e sempre scegliendo il test meno 'pesante' dal punto di vista dell'esposizione a radiazioni».
Un'eccessiva e inappropriata esposizione, infatti, sottolinea Luca Landi, presidente eletto SIdP, «può aumentare il rischio di malattie alla tiroide o di alcuni tumori». Oltre a non esser sempre necessarie, inoltre, le radiazioni non sono tutte uguali. Fra i macchinari che emettono meno raggi e quelli che ne emettono di più, ci può essere una differenza di emissioni fino a cento volte.
Basta una Tac, infatti, per farci assorbire l'equivalente di circa la metà della dose di radiazioni derivanti da fonti naturali, come il gas radon, a cui siamo esposti in media nell'arco di un anno. Eppure sempre più professionisti hanno a disposizione nuovi apparecchi per questo tipo di esame, ormai spesso utilizzato come screening su tutta la popolazione, incluso chi non ne avrebbe bisogno.