40 pescherecci hanno lasciato all'alba Kanyakumari, punta estrema della penisola indiana, dirigendosi verso il mare aperto
NEW DELHI - Pescatori indiani infuriati hanno sfidato ieri gli avvertimenti del governo dello Stato di Tamil Nadu e del Dipartimento di meteorologia e sono usciti con i loro pescherecci alla ricerca di loro compagni - secondo diverse fonti da alcune centinaia fino a 1.000 - considerati dispersi in mare dopo il passaggio del ciclone Ockhi.
Dopo aver attraversato Tamil Nadu e Kerala il ciclone, che ha fatto almeno 24 vittime e gravi danni, è giunto ieri sera, accompagnato da piogge battenti e forti venti fino a 130km/h, nell'arcipelago di Lakshadweep, nel mare delle Laccadive.
Secondo la pagina online dell'Hindustan Times 40 pescherecci hanno lasciato all'alba Kanyakumari, punta estrema della penisola indiana, dirigendosi verso il mare aperto. Uno di essi è tornato dopo 30 minuti portando a terra il cadavere di un pescatore.
Comunque anche unità della Guardia Costiera indiana, accompagnate da elicotteri militari, sono impegnate nelle ricerche di possibili superstiti. Non esiste una cifra certa dei dispersi, ma ad esempio nei soli due villaggi di pescatori di Vizhinjam e Poonthura, nel distretto di Thiruvananthapuram, le persone mancanti dal 29 novembre sono 80.
Il governo locale ha respinto le accuse di scarsa efficienza sostenendo di aver salvato in questi giorni 400 pescatori. Ma padre Justin Rudin, della parrocchia di Poonuthura, ha dichiarato che il governo locale del Tamil Nadu ha gestito il disastro con troppa leggerezza. "È triste vedere quanto la vita umana qui valga poco".