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STATI UNITILa strage di Las Vegas rilancia il dibattito sulle armi

03.10.17 - 21:33
Braccio di ferro tra democratici e repubblicani sulla legge in vigore. Da parte sua il presidente Trump non si scompone: «Ne parleremo più avanti. Il killer era solamente un folle»
Keystone
La strage di Las Vegas rilancia il dibattito sulle armi
Braccio di ferro tra democratici e repubblicani sulla legge in vigore. Da parte sua il presidente Trump non si scompone: «Ne parleremo più avanti. Il killer era solamente un folle»

LAS VEGAS - È braccio di ferro in Usa tra democratici e repubblicani, come dopo ogni strage di massa, sull'opportunità di un giro di vite contro le armi facili. Un tema già diventato materia di campagna elettorale per il voto di "midterm" del 2018, come lo sarà poi per le presidenziali del 2020.

«Parleremo di legge sulle armi più avanti», ha detto oggi ai cronisti Donald Trump, lasciando un apparente spiraglio per il futuro ma confermando di fatto la linea dettata ieri dalla Casa Bianca dopo il massacro di Las Vegas: «Ora non è tempo di dibattiti politici». Trump ha poi liquidato l'assalitore come una persona «molto malata, un demente», dimenticando però che in febbraio ha firmato la controversa abolizione dei controlli per l'acquisto di armi da parte di persone con disturbi mentali (Stephen Paddock ne aveva ben 42, anche se non risulta essere stato in cura).

Appare comunque difficile che possa fare concessioni ai danni della Nra, la potente lobby delle armi in prima fila nella sua nella corsa alla Casa Bianca. «Impossibile: sarebbe la fine di tutto», assicura il suo ex chief strategist Steve Bannon, ora dirigente del sito di ultradestra Breitbart, secondo cui la sua base elettorale reagirebbe malissimo. Se anche volesse, comunque, glielo impedirebbero i repubblicani, che controllano il Congresso. Lo ha fatto capire lo speaker della Camera Paul Ryan, che oggi ha rilanciato l'appello all'unità e alla preghiera, ma non ha proposto alcuna nuova legge più restrittiva sulle armi. Certo, ora per il Grand Old Party è difficile far passare le sue due proposte di legge in direzione contraria, entrambe sostenute dalla Nra. Ryan è stato costretto infatti a congelare quella che allentava le norme sui silenziatori, mentre rimane nel limbo quella per consentire alle persone con il permesso di portare armi nascoste di usarlo anche in altri Stati.

I democratici insistono per una legge più severa, che rafforzi i controlli su chi compra armi, per ora eludibili se l'acquisto è fatto da privati, online o in una fiera. La leader dell'opposizione al Senato, Nancy Pelosi, ha chiesto a Ryan una commissione ad hoc. Incalzano anche le star dello spettacolo e i media. «477 giorni. 521 stragi di massa. Nessuna azione da parte del Congresso», titola il New York Times pubblicando un calendario degli ultimi due anni, in cui almeno 585 persone sono state uccise e 2'156 sono state ferite in stragi di massa. Eppure negli ultimi anni è cresciuto il numero di quanti sono a favore di una legge più restrittiva sulle armi (55%). E su alcune possibili correzioni ci sono ampie convergenze bipartisan, come i controlli obbligatori anche per chi acquista armi non in negozio o restrizioni per i malati di mente. Ma i dati statistici diffusi dalla Cnn dipingono un'America ancora fortemente divisa su questo terreno, in modo a volte anche trasversale.

Il 42% delle persone possiede un'arma o vive con qualcuno che ne ha, mentre due terzi dei possessori di armi ne detiene più di una. Ha un'arma oltre il 40% di chi si dichiara repubblicano, ma c'è anche un 20% di democratici. Il 74% dei possessori di armi lo ritiene un diritto essenziale al suo senso di libertà e quasi la metà cita come principale ragione la "protezione" (nel 1999 indicava invece la caccia). Inoltre solo il 32% dei repubblicani vede la violenza da armi da fuoco come un "grande problema" e il 57% è convinto che leggi più severe non inciderebbero sulle stragi di massa.
 
 

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