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SVIZZERAAperta un'inchiesta sulla fuga dei dati a Credit Suisse

02.02.23 - 18:05
Il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) ha aperto un procedimento penale.
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Fonte Ats
Aperta un'inchiesta sulla fuga dei dati a Credit Suisse
Il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) ha aperto un procedimento penale.

BERNA - Il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) ha aperto un procedimento penale per spionaggio economico, violazione del segreto commerciale e violazione del segreto bancario contro l'autore della fuga d'informazioni alla base dell'inchiesta giornalistica "Suisse Secrets". Ne ha dato notizia ieri il portale Gotham City, affermando che la denuncia è stata sporta da Credit Suisse.

L'MPC ha precisato a Gotham City di avere l'autorizzazione all'inchiesta. «Il perseguimento di reati politici richiede un'autorizzazione del Consiglio federale. Poiché il reato di spionaggio economico di cui all'articolo 273 del Codice penale è un reato politico, l'MPC ha chiesto al Dipartimento federale di giustizia e polizia (DFGP) di decidere se concedere o meno l'autorizzazione al perseguimento penale» e l'ha ottenuta.

Il consorzio di giornalisti internazionale che ha realizzato l'inchiesta ha analizzato dati ottenuti dalla Süddeutsche Zeitung riguardanti 30.000 clienti della banca e 18.000 conti gestiti dal Credit Suisse dagli anni '40 fino alla fine del 2010. Sono emersi collegamenti con decine di funzionari corrotti e politici con patrimoni dubbi.

I media svizzeri non avevano partecipato all'indagine, pubblicata nel marzo dello scorso anno, per timore di una denuncia da parte del Credit Suisse. «Il rischio legale è semplicemente troppo grande», aveva spiegato il gruppo Tamedia, facendo riferimento all'articolo 47 della legge sulle banche, che criminalizza l'uso di dati rubati. Questa forma di censura ha provocato numerose reazioni in Svizzera e all'estero.

La fonte che ha trasmesso i dati alla Süddeutsche Zeitung aveva spiegato di ritenere il segreto bancario «immorale» poiché a suo avviso promuove la corruzione e contribuisce a «privare i Paesi in via di sviluppo del necessario gettito fiscale».

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