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SVIZZERAInflazione: colazione, quanto mi costi?

15.12.22 - 08:57
Dal 2000 il primo pasto del giorno costa in media l’11,1% in più. A pesare sono soprattutto gli aumenti del burro e del caffè
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Inflazione: colazione, quanto mi costi?
Dal 2000 il primo pasto del giorno costa in media l’11,1% in più. A pesare sono soprattutto gli aumenti del burro e del caffè

ZURIGO - Chi è abituato a fare colazione al bar se ne sarà forse accorto: consumare il primo pasto della giornata è diventato più caro. Ma anche per chi preferisce gustarsela a casa le cose non vanno tanto meglio. È tutta colpa dell'inflazione? Vediamo perché. 

L’indice dei prezzi al consumo di Comparis, pubblicato in collaborazione con il Centro di ricerca congiunturale (KOF) del Politecnico federale di Zurigo (ETH), misura l’inflazione percepita dai consumatori. Per il calcolo viene considerato esclusivamente l’andamento dei prezzi dei beni consumati regolarmente dalla popolazione, come generi alimentari, medicamenti o vestiti, rimuovendo i fattori di contenimento dell’inflazione come gli affitti o altri beni durevoli. 

Secondo l’indice dei prezzi al consumo di Comparis, in Svizzera a ottobre 2022 i prezzi dei beni di uso quotidiano sono saliti del 3,2% rispetto al mese precedente. L’indice nazionale dei prezzi al consumo (IPC) è aumentato del 3%.

Nonostante il calo, l’inflazione rimane elevata

«Dopo due mesi di lieve calo dell’inflazione, in ottobre il rincaro si è stabilizzato oltre il 3%», osserva Michael Kuhn, esperto Comparis in finanze. «Tuttavia, la popolazione è preoccupata per le proprie finanze, soprattutto a causa dell’aumento medio dei premi di cassa malati del 6,6% annunciato per il 2023». È quanto emerge da un sondaggio rappresentativo di Comparis. A ottobre 2022, una persona su tre in Svizzera si aspettava un peggioramento della propria situazione finanziaria rispetto all’anno precedente. 

Rispetto alla zona euro, il rincaro in Svizzera è nettamente più basso. A settembre, il tasso di inflazione nell’UE ha raggiunto il 10,6%, il più alto mai registrato dall’introduzione dell’euro nel 1999.

Rispetto a settembre 2022, i prezzi nel paniere svizzero sono rimasti stabili (anche l’IPC è rimasto invariato). Da agosto a settembre di quest’anno, i costi per i beni di uso quotidiano erano scesi dello 0,5% (IPC -0,2%).

Aumento dei prezzi dei prodotti per la colazione

Tuttavia, i costi per la colazione hanno registrato un incremento superiore alla media. Rispetto allo stesso mese dell’anno scorso, i prezzi di nove prodotti tipici della colazione sono aumentati in media del 5,5%. La popolazione deve spendere molto di più per burro (+10,7%), margarina, grassi e oli commestibili (+8,9%), caffè (+7%), latte, formaggio, uova (+5,9%) e tè (+3,4%).

Dal 2000 la colazione costa in media l’11,1% in più. Nel confronto sul lungo termine, i costi sono saliti in particolare per burro (+35,6%), marmellata e miele d’api (18,7%), margarina, grassi e oli commestibili (+11,7%), tè (+10%), caffè (+7,2%), pane, farina e prodotti a base di cereali (+6,9%). «Da anni i prezzi dei prodotti tipici per la colazione crescono più di quelli dell’intero paniere. Questi aumenti pesano soprattutto sui bilanci delle famiglie a basso reddito», osserva Kuhn. 

L’aumento dei prezzi più marcato rispetto al mese precedente

Oltre ai prodotti della colazione, altri beni sono diventati molto più cari: tra settembre e ottobre 2022 i prezzi dell’energia per il riscaldamento (gas, olio combustibile, legna da ardere e teleriscaldamento) sono aumentati di ben l’8,8% (mese precedente: -2,7%). Rispetto allo stesso mese dell’anno scorso, l’incremento dei prezzi è stato tuttavia del 56% e rispetto a maggio 2000 addirittura del 203%. «In ottobre, in particolare, l’olio combustibile ha subito un forte rincaro, annullando così il leggero calo registrato a settembre», afferma Kuhn. Infatti, prima dei massicci aumenti dei prezzi nel 2022, le spese per l’energia rappresentavano in media dall’1,4 al 5% delle spese domestiche, a seconda della fonte o della base di calcolo. 

Al secondo posto tra i beni che hanno subito il rincaro maggiore troviamo altri prodotti della stampa, i cui prezzi sono cresciuti del 6,9% (mese precedente: +0,1%). «I prodotti come i calendari sono soggetti soprattutto ad aumenti stagionali dei prezzi», afferma Kuhn. 

Al terzo posto seguono i succhi di frutta e verdura con una crescita del 6,4% (mese precedente: -3,4%). Ciò è dovuto a diversi motivi: «Talvolta cattivi raccolti e una forte domanda spingono i prezzi verso l’alto e la tendenza probabilmente continuerà anche nei prossimi mesi», afferma Kuhn. Anche i prezzi delle scarpe da uomo hanno registrato un rialzo significativo, pari al 5,7% (mese precedente: +1,5%). 

Infine, le scarpe da donna figurano tra i cinque prodotti che più hanno subito un rincaro, con un incremento del 3,1% (mese precedente: +1,7%). Kuhn: «Analogamente a quanto accaduto in settembre, in generale i prezzi delle scarpe sono saliti rispetto al mese precedente. Tuttavia, sia per gli adulti che per i bambini le scarpe continuano a essere convenienti a lungo termine».

I prezzi dell’elettricità sono rimasti stabili da settembre. Rispetto allo stesso mese dell’anno scorso, i prezzi dell’elettricità sono saliti del 2,4% e da maggio 2000 del 15,5%. 

Le coppie over 65 senza figli rimangono le più colpite dal rincaro dell’ultimo anno

Negli ultimi dodici mesi, il rincaro ha colpito soprattutto le coppie over 65 senza figli, che attualmente percepiscono un tasso di rincaro del 3,6% rispetto all’anno scorso. Tuttavia, anche per questa categoria di popolazione l’inflazione è rimasta stabile in ottobre. Considerando il reddito, il rincaro è stato nettamente più elevato per le coppie over 65 senza figli nella fascia di reddito più bassa (3,9%). 

In percentuale, considerando la tipologia di economia domestica, sono quelle monoparentali con figli a percepire meno il rincaro. Con 104,5 punti, l’inflazione percepita negli ultimi 12 mesi da questa categoria di popolazione è stata del 2,9%. Rispetto a settembre, tuttavia, i costi sono diminuiti dello 0,6%. «Se è vero che le coppie senza figli di solito hanno più denaro a disposizione per vivere in appartamenti più grandi, fare shopping e viaggiare, la situazione è ben diversa per i genitori single. Sentono meno il rincaro perché in ogni caso non possono permettersi i beni e i servizi colpiti dall’aumento dei prezzi», spiega Kuhn.

Da settembre a ottobre, i pensionati sono stati l’unico gruppo colpito solamente da un leggero rincaro.

Tra le diverse fasce di reddito, quella media e la più bassa percepiscono un’inflazione rispettivamente del 3,2 e del 3,3%, il rincaro più marcato negli ultimi 12 mesi. Anche in questo caso, tuttavia, il rincaro è diminuito rispetto a settembre (-0,5%, rispettivamente -0,4%). 

Il rincaro più basso per tipologia di economia domestica e fascia di reddito è stato registrato dalle economie domestiche composte da una sola persona di età inferiore ai 65 anni appartenenti alla classe di reddito medio-bassa. Per loro, i prezzi sono aumentati del 2,9%. «Le persone che vivono da sole sono meno colpite dall’aumento dei costi energetici perché vivono in abitazioni di dimensioni in media più ridotte. Inoltre, le persone con un reddito medio-basso consumano meno i prodotti e i servizi che hanno subito un notevole aumento dei prezzi», afferma Kuhn.

L’inflazione nelle regioni linguistiche si sta uniformando

La Svizzera italiana continua a essere la regione più colpita dai rincari. Con 105,3 punti, il Ticino ha il livello più alto dell’indice – che corrisponde all’inflazione più alta percepita nel Paese (Svizzera tedesca e Svizzera francese 105). Il divario di inflazione tra le regioni linguistiche è tuttavia diminuito in ottobre: tra ottobre 2021 e ottobre 2022 i beni di uso quotidiano sono aumentati in percentuale del 3,2% in Ticino, poco più che nella Svizzera romanda (+3,1%) e nella Svizzera tedesca (+3,1%). 

L’aumento più marcato degli ultimi 22 anni

Da maggio 2000, i prezzi dell’energia per il riscaldamento sono saliti del 203%, le sigarette costano il 96% in più, i costi dei servizi finanziari sono saliti del 95%, e i prezzi degli altri prodotti del tabacco hanno subito un rincaro del 76%. Infine, giornali e riviste costano il 75% in più.

I prezzi di alcuni beni sono fortemente diminuiti

Anche se sembra che la vita stia diventando più costosa, quest’impressione è in parte fuorviante. Tra maggio 2000 e ottobre 2022, infatti, i prezzi di diversi beni di uso quotidiano sono addirittura diminuiti. In particolare, i prezzi dei farmaci sono scesi in media del 43%, e quelli dei supporti di memorizzazione e dei contenuti sono calati del 40%. I piccoli elettrodomestici costano il 35% in meno (fino al mese precedente: -36%). I dispositivi elettrici per la cura personale sono diventati più economici del 31% (fino al mese precedente: -29%). Infine, i prezzi del settore delle telecomunicazioni sono diminuiti del 31% (mese precedente: -29%). 

Si notano alcune differenze nell’andamento a lungo termine dei prezzi per i beni di uso quotidiano: dal 2000 i prezzi di pane, farina e prodotti a base di cereali sono aumentati di circa il 7% (fino al mese precedente: +6%); frutta, verdura, patate e funghi hanno invece subito un rincaro dell’8%. I prezzi della carne e dei prodotti a base di carne sono aumentati del 19%. 

Gli articoli per l’igiene personale sono invece il 14% più convenienti (fino al mese precedente: -15%). Le prestazioni ospedaliere costano il 7% in più e l’energia elettrica il 16% in più rispetto al 2000. 

 

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