Il Centro di ricerca congiunturale del Politecnico di Zurigo prevede un forte aumento nel 2022 prima dell'atteso calo
BERNA - L'inflazione dovrebbe aumentare notevolmente quest'anno in Svizzera, trainata al rialzo dall'impennata dei prezzi delle materie prime, per poi rallentare nel 2023. La congiuntura elvetica e il mercato del lavoro dovrebbero tuttavia resistere all'aumento globale dei prezzi.
Gli 11 economisti intervistati dal Centro di ricerca congiunturale del Politecnico di Zurigo (KOF) prevedono un tasso d'inflazione del 2,6% nel 2022. Nella precedente indagine di marzo puntavano ancora a un +2,0%, si legge in un comunicato.
Il rincaro dovrebbe scendere all'1,7% nel 2023 (+1,1% nelle stime di marzo). Su un orizzonte di cinque anni, le prospettive d'inflazione rimangono all'1,1%.
Come detto, l'inflazione, dovuta principalmente all'impennata dei prezzi dell'energia e delle materie prime agricole, dovrebbe avere un impatto limitato sull'economia svizzera. Secondo le proiezioni degli specialisti intervistati dal KOF, il PIL elvetico salirà del 2,5% quest'anno, un dato invariato rispetto a marzo. Nel 2023 la crescita dovrebbe poi rallentare a un +1,6% (+1,7% previsto a marzo) e attestarsi all'1,4% tra cinque anni.
Anche il mercato del lavoro dovrebbe rimanere in buone condizioni con un tasso di disoccupazione previsto quest'anno al 2,2%, contro il 2,4% di marzo. Nel 2023 dovrebbe rimanere a questo livello.
Le recenti decisioni della Banca nazionale svizzera (BNS) dovrebbero da parte loro influenzare i tassi: il tasso di riferimento Saron (Swiss Average Rate Overnight), sulla base del quale sono calcolate le ipoteche, è ora previsto a -0,51%, in calo rispetto al -0,69% del sondaggio di marzo. Tra un anno dovrebbe muoversi - per la prima volta dal 2015 - in territorio positivo con un +0,15%.