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SVIZZERAI sostituti della carne sono meno ecologici e meno sani? «Affatto»

15.12.21 - 15:00
Molti cittadini elvetici credono che la carne sia più ecologica di alcune alternative, ma non è il caso
Keystone
Fonte ats
I sostituti della carne sono meno ecologici e meno sani? «Affatto»
Molti cittadini elvetici credono che la carne sia più ecologica di alcune alternative, ma non è il caso
Lo rileva uno studio realizzato nella Svizzera tedesca dal Politecnico di Zurigo

ZURIGO - I consumatori ritengono meno ecologiche e meno sane della carne molte alternative vegetariane come tofu, falafel e salsicce di verdure, ma si sbagliano. È quanto risulta da uno studio dell'Istituto di ricerca sulle decisioni ambientali del Politecnico federale di Zurigo (ETH).

I ricercatori hanno chiesto a 534 persone della Svizzera tedesca di valutare quanto ritenessero ecologici, sani e naturali venti cibi altamente proteici, tra cui carne, formaggio e vari sostituti della carne. Il loro giudizio è poi stato confrontato con i dati del bilancio ecologico e i profili dei valori nutrizionali dei vari prodotti. È risultato che i partecipanti allo studio, pubblicato sulla rivista "Food Quality and Preference", non hanno ritenuto i sostituti della carne come più ecologici; anche se è quasi sempre il caso considerando il ciclo di vita.

L'impatto sottostimato dell'entrecôte
Per esempio, l'entrecôte di manzo ha il più alto impatto ambientale, ma è stato molto sottostimato dagli intervistati. Un hamburger fatto con proteine di piselli e una salsiccia vegetariana sono stati addirittura erroneamente classificati come meno ecologici del controfiletto. Parimenti, pollo, maiale e salsiccia sono stati valutati dai partecipanti come più rispettosi dell'ambiente rispetto alla maggior parte dei sostituti della carne.

La nutrizionista Christina Hartmann, che ha coordinato la ricerca, non è affatto sorpresa da questi risultati: «Già in studi precedenti, abbiamo potuto mostrare che i consumatori non riescono a giudicare quante risorse la produzione di carne divora effettivamente», dice all'agenzia di stampa Keystone-ATS. Inoltre, il parere è anche «fortemente influenzato da immagini pubblicitarie di mucche felici invece che di allevamenti di massa».

Meno naturali, ma non meno sani
E gli interpellati hanno indicato erroneamente anche quale fosse l'opzione più sana: ad eccezione dei bastoncini di pesce e delle crocchette di pollo, hanno ritenuto migliori i valori nutrizionali di tutti i prodotti animali rispetto, per esempio, a tofu, falafel e "carne macinata" a base di soia. I sostituti della carne sono inoltre stati considerati come meno naturali degli alimenti animali.

«È uno stereotipo che osserviamo spesso», aggiunge Hartmann. «I prodotti lavorati, che sono effettivamente meno naturali, sono visti di conseguenza anche come meno sani, benché non sia necessariamente così».

Etichettatura poco chiara
La ricercatrice è poi critica riguardo al Nutri-Score (una etichettatura dei prodotti alimentari pensata per semplificare l'identificazione dei valori nutrizionali) e alla stampa di indicazioni ambientali sui prodotti per aiutare i consumatori nelle decisioni. «È dubbio che tutti i consumatori, a tutti i livelli d'istruzione, capiscano l'etichettatura». Inoltre il supermercato è già di per sé una giungla di etichette, il che non aiuta necessariamente nella decisione. «Le persone attente all'ambiente e a un'alimentazione sana probabilmente si informano già altrimenti, e - osserva Hartmann - verosimilmente i meno interessati non si raggiungono nemmeno con un'etichetta».

I sostituti della carne possono contribuire a una dieta più sostenibile e più sana, ma i consumatori tendono ad essere scettici sui nuovi alimenti che dovrebbero sostituire i prodotti tradizionali. Circa 150 nuovi sostituti della carne sono stati lanciati in Svizzera solo nel 2020, ma la loro quota di mercato è solo del 2,3 per cento.

I ricercatori dell'ETH concludono quindi che l'impressione generalmente negativa dei sostituti della carne rispetto alla carne vera rimane una sfida, sia per l'industria, sia per la salute pubblica e sia per una dieta più sostenibile.

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