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SVIZZERABuoni affari per Syngenta, nonostante il virus

27.08.20 - 09:35
Il risultato operativo a livello Ebitda è salito del 7% a 2,2 miliardi di dollari
Keystone
Buoni affari nel primo semestre per Syngenta: nonostante i bassi prezzi dei cereali e la crisi del coronavirus le vendite del colosso agrochimico renano sono aumentate del 2% su base annua.
Buoni affari nel primo semestre per Syngenta: nonostante i bassi prezzi dei cereali e la crisi del coronavirus le vendite del colosso agrochimico renano sono aumentate del 2% su base annua.
Fonte Ats
Buoni affari per Syngenta, nonostante il virus
Il risultato operativo a livello Ebitda è salito del 7% a 2,2 miliardi di dollari

BASILEA - Buoni affari nel primo semestre per Syngenta: nonostante i bassi prezzi dei cereali e la crisi del coronavirus le vendite del colosso agrochimico renano controllato dal conglomerato cinese ChemChina sono aumentate (su base annua) del 2%, salendo a 12,0 miliardi dollari (quasi 11 miliardi di franchi). Al netto degli effetti straordinari la progressione è del 5%.

Il risultato operativo a livello Ebitda è salito del 7% a 2,2 miliardi di dollari, ha indicato oggi il gruppo che comprende la svizzera Syngenta SA, l'israeliana Adama e le attività agricole della cinese SinoChem.

La società, che è numero uno al mondo nel settore dei prodotti fitosanitari e numero tre nel campo delle sementi, punta a crescere anche sull'insieme dell'anno. «Sebbene i prezzi delle materie prime siano rimasti finora relativamente bassi in tutto il mondo, nei prossimi mesi e anni potrebbero essere influenzati dagli eventi climatici estremi», ha spiegato in una teleconferenza il Ceo Erik Fyrwald, riferendosi alle tempeste negli Stati Uniti, alle alte temperature nella parte occidentale degli Usa e alle inondazioni in Cina. Gli agricoltori saranno costretti ad adattarsi a questi eventi causati dai cambiamenti climatici e Syngenta vede delle buone opportunità.

Un tempo quotata alla borsa svizzera, Syngenta era stata rilevata nel 2017 da ChemChina per 43 miliardi di dollari. Ma l'azienda con sede a Basilea e 48'000 dipendenti in tutto il mondo vuole ancora tornare sul mercato dei capitali. Quando ChemChina completò l'acquisizione, nel giugno 2017, i vertici avevano annunciato che sarebbe tornata in borsa entro cinque anni. «Questo significa metà del 2022», ha detto Fyrwald. «Crediamo di essere sulla buona strada per raggiungere l'obiettivo». Intanto però la dirigenza punta a ristrutturare il debito.

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