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STATI UNITI / UNIONE EUROPEAParità euro-dollaro: come cambiano le spese europee

13.07.22 - 15:00
La lotta all'inflazione statunitense ha alzato i tassi di interesse a tal punto da fare un salto nel passato di 20 anni
keystone-sda.ch / STF (Michael Probst)
Parità euro-dollaro: come cambiano le spese europee
La lotta all'inflazione statunitense ha alzato i tassi di interesse a tal punto da fare un salto nel passato di 20 anni

WASHINGTON / BRUXELLES - L'ultima volta è successo nel 2002, quando l'euro stava compiendo i suoi primi passi in borsa. Alle 12 del 12 luglio è successo di nuovo, ma per motivi ben diversi e in un clima economico già teso che, a questo punto, rischia lo strappo. Negli Stati Uniti, salvo eccezioni, la parità euro-dollaro non è poi così male; lato Unione europea, tolti turismo ed export, qualche lacrima potrebbe cominciare a scendere.

La banca centrale degli Stati Uniti Federal Reserve System (o Fed) conduce da diversi mesi una lotta spietata contro l'inflazione alzando i tassi d'interesse. In sostanza, sta cercando di fare in modo che circolino meno soldi. Se nel mese di gennaio, un euro valeva un dollaro e tredici centesimi, l'aumento dei tassi d'interesse ha fatto sì che ieri la parità venisse sfiorata con un cambio a 1.0040 dollari.

In questa quasi parità c'è sia da vincere sia da perdere, a seconda della propria strategia, ma l'aumento di alcuni costi è però inevitabile. Per gli Stati Uniti il rafforzamento del dollaro implica maggiori spese di esportazione e anche maggiore rischio perché la clientela europea ha minore potere di acquisto. Ma, considerando che diverse materie prime si commercializzano in dollari, in un momento in cui la guerra in Ucraina mette a repentaglio le riserve di gas e di cereali, avere una moneta forte dà la possibilità di spingere i prezzi dei cereali, ad esempio, al ribasso. Gli Stati Uniti, poi, non dipendono dalle forniture di gas russo, al contrario dell'Unione europea.

A livello di export, per i 27 Stati membri, la storia si ribalta, ma fino a un certo punto. Perché se effettivamente esportare la propria merce in questo momento genera un certo guadagno, dall'altro, parlando di produzione la perdita è dietro l'angolo. Questo perché molte materie prime vengono importate e la maggior parte di queste sono, appunto, da pagare a prezzo di dollaro. Restando sulle materie prime, cereali, gas e carburante, i cui prezzi già vedono le stelle, con la parità euro-dollaro andranno a costare molto di più. Soprattutto se si calcola che entro il 2022 la Fed intende alzare i tassi di interesse ancora quattro volte.

Per gli europei il vero win win sta nel turismo. Assodato che in questo momento viaggiare, ad esempio, dall'Italia agli Stati Uniti non conviene, il contrario è più che fattibile e remunerativo. Il tasso di cambio favorevole incentiva infatti gli americani a soggiornare e fare acquisti nell'Unione europea.

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